Non profit
La scuola nel mirino
Grande rilievo sui giornali di oggi al rapporto dell'Ocse
Il rapporto sulla scuola dell’Ocse, uscito in concomitanza con l’apertura dell’anno scolastico, tiene banco sui giornali di oggi. Il dossier mette sotto la lente l’intero percorso formativo. Dalla scuola primaria all’università.
- Inoltre la rassegna stampa di oggi si occupa di:
- Cheney-Berlusconi-Napolitano
- Prodi per l’Africa
- Famiglia
- Stampa non profit
Grande spazio al tema sul Corriere: Titolone di apertura in prima, pag 2-3 dedicate ed editoriale di Giuseppe De Rita. Cominciamo da De Rita (titolo: “Manca un’anima”). Che sostiene che se “la crisi è così complessa e imprendibile bisogna avere una strategia del dove si comincia, altrimenti si resta nell’indistinto”. Da dove cominciare quindi? La ricetta di De Rita è questa: “Dobbiamo ricominciare dal basso , dalle fondamenta del sistema, da una buona scuola dell’infanzia…da una scuola elementare profondamente ricentrata sulla sua primordiale funzione di formazione dei sentimenti, della sintesi personale, del senso di responsabilità, della serietà del comportamento. Il ritorno al maestro unico non deve in questa luce scandalizzare, ha un senso profondo, anzi andrebbe gestito con maggior coraggio”.
Il titolone di apertuta in prima è invece dedicato alla classifica Ocse resa nota ieri. Occhiello: Secondo l’Organizzazione i risultati dei nostri atenei peggiori di quelli del Cile. Titolo: L’Ocse boccia la scuola italiana. Sommario: Pochi laureati, professori pagati poco. Bene solo le elementari. L’approfondimento a pag 2-3 da conto dei numeri Ocse. Per esempio: solo il 19% dei 25-34enni italiani possono vantare un diploma di laurea – dato ben distante dal 33% della media Ocse, o tra il 1996 e il 2006 gli stipendi in Italia sono cresciuti dell’11%, nei paesi Ocse l’incremento medio è stato del 15%.
Secondo l’Ad della Luiss Attilio Oliva “La scuola italiana costa molto e produce poco in termini di qualità” quindi sui tagli “bene così, Padoa Schioppa aveva tagliato 25mila cattedre ora Tremonti e Gelmini devono andare avanti”.
Non c’è spazio invece per la scuola nella prima di Repubblica (il titolone è su “Petrolio, è finita la corsa”). Si recupera a pagina 18: “L’Ocse boccia l’università italiana: «Pochi laureati, peggio del Cile»”. Pezzo non lungo con infografica comparativa (Italia e paesi occidentali). Molti insegnanti ma stipendi bassi, fondi discreti (cioè in linea con Ue, ma investiamo di più sulla scuola primaria) ma mal distribuiti. Pessimi risultati delle università: siamo in fondo alla classifica, assieme a Cile, Brasile, Turchia, Repubblica Ceca e Slovacchia. Il pezzettino chiude con un virgolettato del ministro Gelmini. Una promessa che suona come una minaccia: «Stiamo lavorando fortemente per cercare di risolvere le problematiche inerenti alla scuola. Appena fatto questo, punteremo la nostra attenzione sull’università».
Il Giornale mette il tema scuola solo alla pag. 17 anche se in prima il fondo di Nicola Porro ne tratta insieme al caso Alitalia. “Scuola, tolleranza zero rimandata al 2009” titola il quotidiano che fa un primo bilancio sul numero dei bocciati: circa il 5%, vale a dire 30mila studenti su un totale di 600mila. più indulgenti i licei: promosso il 99%.
Il commento è affidato a Enzo Savino che si può sintetizzare così: «A settembre prossimo dovremo dire più no. Per aiutare i ragazzi»
Sui dati Ocse secondo cui in Italia la scuola va bene solo all’asilo e alle elementari il Giornale parla di “Spese folli”.
Due pagine sulla scuola, dei dati Ocse Avvenire sceglie di illuminare soprattutto quelli sull’Università. E come al solito siamo messi male: soltanto il 19% della popolazione tra i 25 e i 34 anni ha la laurea, contro il 33% della media Ocse. Colpa anche degli scarsi investimenti sull’Universit: 8mila dollari per studente, contro una media Ocse di 11mila. Commenta Enrico Decleva, presidente dei rettori italiani: “rischiamo di vedere peggiorare la situazione”, visti i tagli previsti dalla manovra economica di luglio.
Per Italia Oggi il titolo di cover sul tema è: “Scuola, altra rivoluzione”. Il direttore Franco Bechis anticipa alcuni contenuti di una riforma della secondaria della Gelmini. L’idea è di accorciare la la vita scolastica sul modello anglosassone, per accorciare i tempi dell’ingresso nel mondo lavorativo. Maturità a 18 anni, adeguamento dell’orario alla media Ue (un processo già avviato da Fioroni). Taglio anche alle medie: da 32 a 29 ore. Il che signfica 28mila cattedre in meno. Ovvio che la regia dell’operazione sia nelle mani di Tremonti. La spesa Pil sull’istruzione è in media con l’Europa (3,5%), quindi lo sforzo è di razionalizzare: am per ora non entra la voce stipendi degli insegnati che è il vero volano per migliorare la qualità della scuola
Doppia pagina – 6 e 7 – su La Stampa. “In Italia meno laureati del Cile”. Il pezzo, di Raffaello Masci, in realtà si concentra sulla situazione attuale. Proprio ieri la Cgil ha indetto per il 27 settembre una giornata di protesta contro i tagli; Veltroni ha annunciato la «campagna d’autunno» – 3 giorni di mobilitazione. In questo contesto arrivano i dati Ocse, debitamente snocciolati nell’articolo e nell’infografica, accanto. Maria Teresa Martinengo si occupa di “Maestre in rivolta. A Torino e a Roma con il lutto al braccio”. Ieri ha raccolto alcuni pareri di maestre a un congresso Cidi: «se hai un pezzo di sistema che funziona non lo demolisci, semmai lo migliori»; «Insegno da 38 anni e mi sono sempre occupata dell’area linguistica. Non potrei davvero essere maestra unica»; «Abbiamo sperato per anni di uscire dalla tuttologia all’acqua di rose fatta di violette e cornicette e oggi ci sentiamo specialiste utili»; «il ministero pensa che l’orario scolastico si risolva in un parcheggio. Ma chi ha il 60% di bambini stranieri, molti dei quali arrivano non parlanti, non può che lavorare in squadra».
Infine: “Truffa tempo pieno. Il grande business delle cattedre inutili”. Secondo Giuseppe Salvaggiulo, il «buco nero» è la scuola media («fotocopia organizzativa delle superiori» commenta Daniele Checchi, economista de Lavoce.info). È questa la categoria che vanifica i buoni risultati delle elementari e pregiudica quelli delle superiori. Stando a un rapporto di Tuttoscuola, che sarà presentato domani, a fare i conti relativamente al tempo pieno frequentato ufficialmente da 433mila alunni, si scopre che in pratica il tempo prolungato riguarda solo 323mila allievi. Gli altri 110mila? Giustificherebbero circa 6500 cattedre in più…
Per il Sole 24 ore di oggi il titolo di apertura è il crollo in borsa di Lehman Brothers (-45%) dopo che la Development Bank ha ftto sapere di non essere interessata a entrare nel capitale dell’istituto americano.
Alla scuola sono destinate due pagine (26 e 27) all’interno del dossier Job 24. Il rapporto 2008 dell’ocse fa l’apertura. La pagina a cura di Loredana Oliva spiega che non è solo una questione di ammontare di risorse, ma anche di di come si indirizzano i fondi a disposizione. «la spesa», interviene Andreas Schleicher, responsabile della ricerca sull’istruzione dell’Ocse, «non è il difetto principale dell’italia», Che anzi, per quanto riguarda la scuola primaria investe più risorse della media Ocse, 6.835 dollari per alunno contro 6.252 dollari, mentre per la scuola secondaria è in linea con la spesa Ocse, 7.648 dollari contro 7.804. Il vero problema è invece «come vengono spese le risorse». A cominciare dall’annosa questione dei salari degli insegnanti, che se confrontati con quelli dei colleghi internazionali, scendono in basso alla classifica dei più retribuiti: 29.287 dollari l’anno. Intanto in ministro Gelmini annuncia la riforma di ordinamenti e classi di concorso. Il progetto sarà presentato entro il 20 settembre.
Infine il Manifesto. Sulla scuola solo un articolo in taglio basso (pag 2) sotto il servizio di copertina dedicato alle “miserie dell’università italiana”. Nell’articolo firmato da Andrea Gangemi e intitolato “La ministra Gelimini: «L’Ocse mi dà ragione»”, si osserva che il ministro dell’Istruzione coglie la palla al balzo (i dati del rapporto Ocse sull’istruzione) rilanciando il suo «”grande progetto educativo”. Che però non è suffragato dai dati europei quando ipotizza una riforma degli ordinamenti che prevede «un minor numero di ore di lezione ma con un maggiore peso specifico». La ministra Gelmini, inoltre, annuncia che presto presenterà anche le linee – guida sull’università che secondo l’Ocse è il settore più in sofferenza del sistema scolastico italiano.
Il titolo di apertura è dunque dedicato all’università: “Fuori corso”. Pochi investimenti e molti abbandoni, pochi laureati e tanti insegnanti pagati male. L’Università italiana è un disastro, lo certifica l’Ocse. Ed è in arrivo la scure dei tagli previsti dal governo, è il lancio del servizio alle pagine 2-3 dove spicca anche un’intervista a Enrico Decleva, di Giorgio Salvetti, presidente della Conferenza dei rettori italiani, che non è per niente sorpreso dai dato Ocse che ricorda lui non sono molto diversi da quelli dell’anno scorso e di due anni fa. «Se non interveniamo va da sé che sarà sempre peggio. (…) Certo è che se l’unica politica è quella dei tagli è evidente che le distanze dagli altri paesi Ocse è destinata ad aumentare ulteriormente».
E inoltre sui quotidiani di oggi:
Cheney-Berlusconi-Napolitano
Corriere – La Nota di Massimo Franco che evidenzia a proposito dell’incontro tra il vicepresidente americano Dick Cheney e Belusconi come Napolitano abbia superato in filoatlantismo Berlsuconi, sottolineando come il presidente della Repubblica abbia voltuto sgombrare il campo dai presunti favori di Silvio a Putin.
Prodi per l’Africa
Corriere – Un evergreen di quest’estate l’articolo sulla Fondazione per l’Africa di Prodi e il suo probabile incarico come inviato Onu. Ce la farà, non ce la farà…
Famiglia
Repubblica – A pagina 21, un pezzo su uno studio di “Vita e pensiero”: “Addio figli al Sud, più prolifico il Nord”. La famiglia cresce solo dove la donna lavora e ci sono asili. In testa alla classifica della fertilità, Emilia Romagna e Lombardia. In coda Sicilia e Basilicata. Tra gli altri, segnalo due commenti: dell’economista Daniela Del Boca («le donne con istruzione e reddito più bassi, sono quelle che oggi lavorano meno e hanno meno figli») e della docente Cristina Bombelli (università Bicocca), secondo la quale «il driver per fare figli oggi è il reddito; emerge anche con chiarzza che le “casalinghe disperate” non sono solo un’invenzione televisiva: le donne vorrebbero lavorare di più ed essere madri, non c’è nessuna che voglia stare a csa perché dal lavoro passa la nuova complessa identità femminile».
Stampa non profit
La Stampa – Bel pezzo di Glauco Maggi, da New York, “Se i lettori pagano le inchieste”. Sarebbe la nuova frontiera del giornalismo: il pubblico commissiona articoli ai cronisti. Il giornalista, raggiunto il budget, comincia il suo lavoro. Se il pezzo è buono (e il giudizio è dei giornali “veri”) viene pubblicato. Sono due i casi presi in esame, a San Francisco e NY: entrambi sono non profit. In un pezzo in basso, colloquio con Milena Gabanelli che boccia questa strada: «così finirei al soldo di gruppi di interesse, anche i cittadini possono essere un gruppo di interessi»
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