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Zuccaro sempre più solo. Anche Marina e Servizi scagionano le Ong
Davanti alla commissione Difesa del Senato anche l’ammiraglio Marzano, comandante della Marina Militare, esclude condotte fraudolente delle ong. Intanto Copasir, Aise, Aisi e Dis negano di aver alcun dossier. Nel pomeriggio il momento più atteso: l’audizione del procuratore di Catania
«Non esiste alcuna evidenza di manovre delle navi delle Ong che abbiano costituito intralcio per le operazioni del dispositivo Mare sicuro della Marina Italiana». Anche per la Marina Militare, per voce dell'ammiraglio Donato Marzano, comandante della squadra navale, nulla risulta a carico delle navi umanitarie che operano nel Canale di Sicilia
È una delle voci che compongono il panel di audizioni davanti alla commissione Difesa del Senato di oggi. Il clou però arriva alle 14 quando sarà il turno del procuratore di Catania Carmelo Zuccaro, che sarà chiamato a spiegare le sue accuse nei confronti delle navi umanitarie.
Audizione molto delicata perché andrà inscena proprio nelle stesse ore in cui il Csm deciderà il da farsi per le esternazioni televisive di Zuccaro e all’indomani di un’altra voce clamorosa, quella di Giacomo Stucchi presidente del Comitato per la sicurezza della Repubblica – Copasir (il fatto che sia della Lega è tutt’altro che trascurabile) il quale con una nota ufficiale ha fatto sapere che:
«Con riferimento alle notizie circolate circa l’esistenza di un rapporto (dossier) predisposto dai Servizi segreti italiani e attestante rapporti tra scafisti e ong per il controllo del traffico dei migranti nel Mediterraneo, dopo le verifiche del caso, alla luce di informazioni assunte, ritengo corretto evidenziare come tali notizie risultino prive di fondamento».
Informazione confermata sulle cronache odierne da fonti di Aise, Aisi e Dis, (Agenzia informazioni e sicurezza esterna, Agenzia informazioni e sicurezza interna e Dipartimento delle informazioni per la sicurezza che insieme al Copasir rappresentano tutti i servizi segreti italiani al gran completo), che confermano di non avere nulla a che fari con le informazioni divulgate dal procuratore di Catania.
Insomma la palla rimane a Zuccaro, sempre più solo, che dovrà spiegare il perché delle sue accuse.
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