Non profit

Zoro, troppa ipocrisia nel nostro calcio

Il direttore risponde ai lettori di Vita

di Riccardo Bonacina

Avete fatto benissimo a dedicare la copertina di Vita a Marc André Zoro, perché il suo gesto ha fatto riemergere con forza e veemenza un problema che le istituzioni sportive negli ultimi tempi avevano abbondantemente trascurato. Il difensore del Messina ci ha urlato in faccia che il razzismo esiste ed è ancora ben presente negli stadi e nella società italiana. Il suo è stato un urlo disperato, di un giocatore ferito non per essere stato offeso dai tifosi avversari – nel calcio, che piaccia o meno, gli insulti e gli sfottò ai giocatori dell?altra squadra sono molto comuni – ma per essere stato umiliato come uomo e considerato un essere inferiore per il colore della sua pelle. A noi non interessa sapere se i versi scimmieschi fatti nei suoi confronti siano frutto di lucida consapevolezza o di superficiale goliardia, non ci interessa perché, anche all?interno di uno stadio che tollera la libera offesa e l?ingiuria rituale, essi assumono immediatamente un significato politico e ideologico estremo. A noi la reazione di Zoro è piaciuta, ci è piaciuta meno la reazione di tutti gli altri giocatori, allenatori e quaterna arbitrale compresa. L?hanno lasciato solo, qualcuno ha cercato di calmarlo per paura che la partita fosse sospesa, altri hanno fatto finta di niente, ma nessuno lo ha seguito nel suo gesto. Ci sarebbe piaciuto, invece, vedere tutti i giocatori per cinque minuti incrociare le loro gambe dorate: gli interisti andare a parlare con i propri tifosi, i messinesi magari dipingersi la faccia di nero come anni fa fecero i giocatori del Treviso in solidarietà con il loro compagno Omolade. Invece, nulla, e nei giorni successivi la solita retorica: solidarietà a parole, spot patinati e ora, rincorrendo l?emergenza, i cinque minuti di ritardo nella giornata di campionato voluti da Figc e Lega. Eppure noi crediamo che per limitare il razzismo si possa fare di più e di meglio. Molte tifoserie da anni stanno portando avanti questa battaglia organizzando coreografie, cercando di coprire gli insulti razzisti con cori, portando avanti progetti fuori dello stadio che coinvolgano anche le comunità di migranti. Ma non basta. Vorremmo vedere i giocatori di calcio più attivi e presenti sempre. Vorremmo che le società di calcio partecipassero attivamente a delle iniziative antirazziste o promuovendo loro stesse progetti contro il razzismo rivolti ai loro sostenitori. Vorremmo che Federazione e Lega pensassero un po? meno ai diritti televisivi e cominciassero ad occuparsi seriamente di progetti solidi, concreti e continuativi volti a favorire la convivenza e la lotta ad ogni tipo di discriminazione nel mondo del calcio italiano. Daniela Conti, Progetto Ultrà – UISP Cara Daniela, condivido la tua lettera parola per parola. Condivido il fastidio di fronte all?ipocrisia dei dirigenti del calcio italiano e alla pavidità di troppi giocatori. Ne approfitto per ricordare a tutti che sino al 31 dicembre è possibile per le non profit presentare progetti di lotta al razzismo negli stadi e concorrere a finanziamenti sino a 15mila euro. Basta collegarsi al sito www.vitaconsulting.it e scaricare il bando.


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