Welfare
Zone franche urbane.la Campaniane ha scelte tre
Territori Defiscalizzaione per il rilancio delle micro imprese
di Redazione
La Giunta Regionale della Campania, su proposta dell’assessore all’Agricoltura e alle Attività Produttive Andrea Cozzolino, ha approvato la relazione tecnica per l’individuazione e la delimitazione delle tre Zone franche urbane per la Campania. All’apposita Commissione regionale sono pervenuti 16 progetti di Zona franca urbana e sono state giudicate prioritarie le proposte di presentate dai Comuni di Torre Annunziata, Napoli, per l’area Est, e Mondragone. Sono state giudicate positive, anche se con un minore indice di priorità, le proposte presentate dai comuni di Benevento e San Giuseppe Vesuviano. Le indicazioni dell’Assessorato sono state comunicate al ministero dello Sviluppo economico, che deve scgeliere le Zfu ammesse in via definitiva.
Previste dalla Finanziaria per il 2008, le Zone franche urbane possono essere istituite in tutto il territorio nazionale, in aree con non più di 30mila abitanti. L’intervento si concretizza in una serie di sgravi fiscali e agevolazioni per le piccole e micro-imprese che hanno, o iniziano, la propria attività nelle Zfu. L’esenzione è totale per i primi cinque anni e comprende le imposte sui redditi, l’Irap, l’Ici sugli immobili commerciali e l’esenzione dal versamento sui contributi da lavoro dipendente. Dopo questo periodo iniziale, vi sono altri quattro anni di esenzione parziale, per garantire un ritorno graduale alla fiscalità regolare.
Per ogni Zfu urbana è previsto un finanziamento statale di 3 milioni di euro per il 2008, da confermare anche per il 2009. La Regione Campania, inoltre, destinerà una quota di risorse su base annua pari al 20% dell’ammontare complessivo di quelle nazionali per sostenere le azioni complementari alle iniziative, in particolare servizi di accompagnamento e formazione.
Obiettivo prioritario delle Zfu è favorire lo sviluppo economico e sociale di quartieri ed aree urbane caratterizzate da disagio sociale, economico e occupazionale, e con potenzialità di sviluppo inespresse.
L’iniziativa nasce dall’esperienza francese delle Zones franches urbaines, lanciata nel 1996 e oggi attiva in più di 100 quartieri. In Francia, le Zones franches urbaines sono 85, di cui 44 partite nel 1997 e 41 attivate nel 2003. La loro esperienza ha rappresentato un esempio per il governo italiano. Che sembra confidare proprio in un disegno regolamentativo simile a quello previsto oltralpe per facilitare l’esito positivo del vaglio della Commissione europea. «L’aver riprodotto lo schema francese con questa unica finalità può presentare, però, due difficoltà», spiega Antonio Accetturo, economista di Lavoce.info. «In primo luogo, non è detto che un programma che funziona nelle periferie parigine funzioni pure in quelle napoletane o palermitane. E per la verità, poco si sa se le Zfu francesi funzionino o meno: non esistono, infatti, allo stato attuale, valutazioni consolidate dei loro effetti». L’unico esercizio di valutazione, ancora in fase preliminare, fa tuttavia ben sperare. Si tratta di uno studio pubblicato lo scorso anno da due esperti, Roland Rathelot e Patrick Sillard, secondo i quali vi sarebbe un impatto positivo sull’occupazione e sullo sviluppo delle imprese.
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