Economia

Zingales: «Dalla bad bank nessuno vantaggio per i risparmiatori»

La scorsa settimana l’Italia e l’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sulla bad bank all’italiana. Ma secondo l’economista e professore presso la University of Chicago Booth School of Business, «lo strumento così com'è stato concordato da Bruxelles non avrà alcun effetto apprezzabile»

di Monica Straniero

La scorsa settimana l’Italia e l’Unione Europea hanno raggiunto un accordo sulla bad bank all’italiana. Le banche in difficoltà potranno cedere i crediti in sofferenza a società veicolo create ad hoc, (mini bad bank), con il compito trasformare quei crediti in titoli cartolarizzati da destinare al mercato. Lo Stato, in cambio di un premio a carico dell’investitore, garantirà soltanto le tranche senior delle cartolarizzazioni, cioè quelle più sicure, che sopportano per ultime le eventuali perdite derivanti da recuperi sui crediti inferiori alle attese. Il nuovo piano, secondo l’Unione europea, non rappresenta una forma di aiuto di stato, perché la garanzia sarà stabilita in base al prezzo di mercato e avrà come riferimento i valori dei credit default swaps (cds), strumenti finanziari di copertura del rischio di credito.

In attesa di verificare se il meccanismo concordato a Bruxelles per aiutare le banche a vendere i loro non performing loans, sarà in grado di contribuire alla ripresa dell’economia italiana, Vita ha chiesto a Luigi Zingales, economista e professore presso la University of Chicago Booth School of Business, cosa ne pensa dello strumento della bad bank.

Considerato che la garanzia statale sarà finanziata dallo Stato, perché non è possibile lasciare che le banche risolvano da sole il problema invece di continuare a salvarle con soldi pubblici?
La “bad bank” come era stata inizialmente pensata era un modo per scaricare sulla comunità parte del costo delle sofferenze bancarie. La giustificazione logica (secondo me vera solo in parte) era la seguente. Le sofferenze sono il risultato dei sette anni di crisi, non di una cattiva gestione bancaria. Possiamo lasciare che le banche si ristrutturino da sole, ma questo richiede tempo e – nel frattempo – le banche non prestano e l’economia non cresce. L’intervento statale era per aiutare la ripresa. Come ho spiegato in un articolo su Il Sole 24 ore, se questo è l’obiettivo, si può ottenere ad un minor costo per i contribuenti con una ricapitalizzazione delle banche con i soldi pubblici. Questo è stato fatto nel 2008 in America e lo stato ci ha anche guadagnato.

Le esperienze passate hanno dimostrato che la bad bank non ha scoraggiato pratiche scorrette nel rapporto tra banche e cliente. Come restituire la fiducia dei risparmiatori nel sistema creditizio?
La ricapitalizzazione rende più solide (e quindi anche più credibili) le banche. Per evitare il ripetersi dei problemi nell’erogazione del credito dobbiamo capire cosa non ha funzionato nella Vigilanza della Banca d’Italia. Per questo abbiamo bisogno di una seria commissione di inchiesta, che poi faccia delle proposte di riforma della vigilanza. Infine per evitare nuovi abusi, come la vendita di subordinati a risparmiatori ignari, bisogna creare un’autorità a protezione dei risparmiatori.

La proposta italiana di bad bank che prevede una garanzia pubblica “a richiesta” per le banche che attiveranno società veicolo cui trasferire i crediti deteriorati, è effettivamente in grado di evitare che eventuali perdite con ricadano sui contribuenti?
Tutto dipende dal prezzo di queste garanzie. Se il prezzo è veramente di mercato, la “bad bank” non svolge alcuna funzione.

Quando si parla di bad bank, il nodo è il prezzo di vendita dei crediti deteriorati. Cosa suggerisce per risolverlo?
Il problema non è facilmente risolvibile. Anche negli Stati Uniti nel 2008 si pensò inizialmente di comprare i titoli tossici e poi si preferì ricapitalizzare le banche. Il motivo fu proprio che prezzare quei titoli in modo oggettivo era pressoché impossibile.

La creazione della bad bank, quali sono i vantaggi per i risparmiatori? E i rischi?
Della band bank così come concordata da Bruxelles, nessuno. Ci sono due ordini di rischi che provengono dalla bad bank così come è. Primo, nel creare queste diverse tranche di sofferenze, le banche riescono ad ingannare le agenzie di rating, creando dei titoli che appaiano di qualità ma non lo sono. Così facendo sarebbero in grado di comprare la garanzia dallo stato sotto costo, creando un potenziale onere per il contribuente. Il secondo è che non ci riescano e quindi la bad bank non serva a nulla e le banche non riprendono a fare prestiti e l’economia non si riprende.

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