Mondo

Zimbabwe: stretta su giornalisti stranieri e opposizione

Arrestati Barry Bearak, del 'New York Times', e Steven Bevan, un free-lance britannico. Ispezionate anche le sedi del partito di opposizione Mdc.

di Emanuela Citterio

Sono stati posti formalmente sotto accusa, e iscritti nel registro degli indagati per violazione delle leggi sui mass media, i due giornalisti occidentali arrestati ieri ad Harare, capitale dello Zimbabwe: lo ha annunciato un portavoce della polizia nazionale, Wayne Bvudzijena, secondo cui “entrambi sono accusati di aver esercitato la loro professione senza essere regolarmente accreditati”. Si tratta di Barry Bearak, 58 anni, corrispondente del quotidiano ‘The New York Times’, premio Pulitzer 2002; e del 45enne Steven Bevan, un free-lance britannico.

Il governo di Mugabe, già prima delle elezioni aveva rifiutato l’ingresso (dal costo dell’equivalente di 2.000 dollari a persona) a centinaia di inviati stranieri, interessati a seguire l’andamento delle elezioni politiche e presidenziali di sabato scorso.

La Casa Bianca ha espresso inquietudine per l’arresto di giornalisti stranieri in Zimbabwe ed è tornara a sollecitare una rapida diffusione dei risultati delle elezioni legislative e politiche del 29 marzo scorso.

Ieri, le forze di sicurezza hanno anche perquisito gli uffici del partito di opposizione, Movimento per il cambiamento democratico (Mdc).

Un altro elemento chiave è il ruolo dei generali dell’esercito, alcuni dei quali hanno dichiarato che non obbediranno a nessun altro che non sia Mugabe. Stando a quanto riferito all’Ap da una persona vicina a Tsvangirai, il leader dell’opposizione ha cercato ieri di incontrare i vertici militari per rassicurarli sul loro futuro, in caso di una sua vittoria alla presidenziali, ma il vertice previsto con sette generali è stato cancellato dopo che i militari hanno ricevuto l’ordine di non prendervi parte. La stessa persona ha consegnato all’Ap la copia di una lettera firmata da Tsvangirai, in cui si assicurano generose fuoriuscite per la pensione agli ufficiali che non intendono prestare servizio sotto un governo dell’Mdc e si garantisce ai militari la proprietà dei terreni avuti dal Mugabe nell’ambito del contestato programma di riforma agraria, ad eccezione dei casi in cui l’ufficiale risulti proprietario di più terre o se queste sono state abbandonate.

Fonti dell’opposizione hanno riferito al quotidiano britannico Guardian che Mugabe sarebbe pronto a lasciare il suo incarico in cambio di garanzie, tra cui l’immunità da procedimenti giudiziari per crimini commessi in passato. Qualora l’opposizione respingesse tale richiesta, Mugabe potrebbe dichiarare lo stato di emergenza e indire nuove elezioni presidenziali.

L’opposizione dello Zimbabwe ha accusato oggi il presidente Robert Mugabe di voler puntare al ballottaggio estendendo “illegalmente” a 90 giorni il periodo fra il primo e il secondo turno. Lo ha denunciato alla radio sudafricana Tendai Biti, segretario generale del Movimento per il Cambiamento Democratico (Mdc), aggiungendo che Mugabe vuole servirsi di questo periodo per schiacciare l’opposizione. “

Nessun dato sui risultati presidenziali di sabato e’ ancora stato diffuso, ma l’opposizione afferma da giorni la vittoria al primo turno del suo candidato Morgan Tsvangirai.


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