Politica
Zimbabwe, Mugabe rieletto in un clima di terrore
Il dittatore raddoppia i propri voti nelle roccaforti dell’opposizione, ma gli osservatori denunciano violenze e intimidazioni. Gran Bretagna e Usa pensano a nuove sanzioni, ma all’Onu pesa il veto della Cina
di Redazione
Zimbabwe, Mugabe eletto in un clima di terrore
Il dittatore raddoppia i propri voti nelle roccaforti dell’opposizione, ma gli osservatori denunciano violenze e intimidazioni. Gran Bretagna e Usa pensano a nuove sanzioni, ma all’Onu pesa il veto della Cina
Ieri, dopo poco più di 24 ore dalla chisura dei seggi, Robert Mugabe ha prestato giuramento per il suo sesto mandato come presidente dello Zimbabwe. Nonostante il ritiro del candidato avversario, Morgan Tsvangirai,nelle schede del ballottaggio del 27 Giugno gli elettori avevano la possibilità di scegliere anche per il leader del partito di opposizione, il Movimento per il Cambiamento Democratico. Ma, secondo i risultati ufficiali, i voti di quest’ultimo non hanno raggiunto il 15%.
Una rivoluzione più che aspettata, dato che al primo turno l’MDC si era attestato al 48,7% (e sono in molti a pensare che quella percentuale sia stata abbassata dal governo). Le intimidazioni del regime hanno più che funzionato. In alcune province, come quella di Manicaland, il numero di votanti pro-dittatore è raddoppiato. Stesso discroso per la capitale Harare, dove al primo turno l’MDC aveva conquistato con ampio distacco la maggioranza assoluta anche in consiglio comunale.
I pochi giornalisti che sono riusciti ad entrare nel paese parlano di file molto scarse ai seggi. Numerosi gli insulti per Mugabe scritti a penna sui fogli dei risultati provvisori, che, al contrario di quelli del primo turno, usciti dopo cinque settimane, sono stati appesi poco dopo la chiusura delle urne. Molti cittadini sono andati a votare per farsi dipingere il dito con l’inchiostro viola. Le squadre del regime avevano minacciato di pestaggi tutti quelli che sarebbero stati trovati senza.
La comunità internazionale ha criticato aspramente l’atteggiamento del presidente e nessuno, escluso il Sudafrica, ha detto di voler riconoscere i risultati. Anche gli osservatori stranieri, tutti provenienti da paesi africani considerati “amici” dal governo, hanno definito irregolare il voto. Intervistato dal Guardian, Marwick Khumalo, parlamentare dello Swaziland e capo-delegazione, ha detto che «intimidazioni, rapimenti e omicidi hanno caratterizzato tutta la campagna e rovinato il clima politico».
Sono in tanti a chiedere l’invio di forze di sicurezza internazionali per riportare la pace nel paese. In primis il presidente del Kenia, Raila Odinga, che ha definito Mugabe «una vergogna per l’Africa», ma anche l’arcivescovo, nobel per la pace, Desmond Tutu ha affermato che ci sono buoni motivi perché l’Onu intervenga.
Gran Bretagna e Stati Uniti, i cui diplomatici non hanno presenziato al giuramento di Mugabe, hanno annunciato di voler mettere in atto sanzioni congiunte e più forti contro lo Zimbabwe. Il segretario delle Nazioni Unite, Ban Ki-Moon, ha definito illegittima l’elezione del dittatore, ma è difficile pensare che il Consiglio di Sicurezza prenda un provvedimento nei confronti del regime. Pesa il veto annunciato della Cina, amica del regime e miglior partner commerciale.
Nessuno ti regala niente, noi sì
Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.