Cultura

Zimbabwe: in arrivo tonnellate di armi dalla Cina

Lo Zimbabwe è in attesa della consegna di un carico d'armi da 77 tonnellate, che sta viaggiando sotto bandiera cinese.

di Redazione

A sganciare la bomba è stato il Guardian: lo Zimbabwe è in attesa della consegna di un carico d’armi da 77 tonnellate. Si tratterebbe di armi leggere, mitragliatrici, mortai, granate da lanciarazzi e munizionamento vario, in arrivo con una nave cargo cinese, già approdata a Durban in Sudafrica.

La notizia desta preoccupazione a causa dell’instabilità che il Paese africano sta attraversando dopo le elezionin del 29 marzo, i cui risultati continuano a non essere resi noti.

I documenti di bordo del cargo An Yue Jiang dimostrano che le armi sono state inviate da Pechino al ministero della Difesa di Harare. Secondo quanto si è appreso, il carico comprenderebbe munizioni calibro 3,5m per mitragliatrici Ak47 e armi leggere, 1.500 razzi da 40mm, 2.500 mortai da 60mm e 81mm. La Commissione per il controllo delle armi in Sudafrica ha già rilasciato il permesso per il trasporto del carico da Durban ad Harare: “non siamo nella condizione di agire unilateralmente e interferire in un accordo commerciale tra i due paesi”, ha confermato il responsabile della comunicazione per il governo sudafricano, Themba Maseko.

Ieri il presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, e il primo ministro britannico, Gordon Brown, si sono trovati d’accordo sulla necessità di tenere “posizioni decise” sulla situazione nel paese africano, il ministro ombra degli Affari Esteri di Londra, William Hague, ha invitato la comunità internazionale “a parlare con una sola voce sullo Zimbabwe”, lanciando un appello alla Cina “affinché sospenda la vendita di armi” ad Harare. “Il regime di Mugabe continua a negare il diritto del popolo dello Zimbabwe a scegliere il proprio leader”, ha detto Hague. “Il rifornimento di armi, in un momento in cui gli attivisti dell’opposizione sono intimiditi e attaccati, non solo invia un segnale sbagliato ma colpisce duramente la reputazione della Cina”, ha concluso. Da Pechino, intanto, non trapela alcuna reazione.

Oggi, giorno dell’indipendenza in Zimbabwe, Mugabe ha tenuto il primo discorso ufficiale dopo le elezioni:: “Siamo noi, e non i britannici, che abbiamo instaurato la democrazia introducendo il principio di ‘una persona, un voto'”, ha detto oggi il presidente dello Zimbabwe, respingendo le accuse giunte da Londra su presunte oppressioni sulla popolazione, sull’esistenza di una “dittatura” e sulla “totale assenza di rispetto dei diritti umani e dello Stato di diritto”. Nel discorso Mugabe ha parlato anche dei problemi economici del paese.

Il paese africano ha cominciato a intrattenere rapporti sempre più stretti con la Cina dopo le sanzioni imposte nel 2002 da Unione Europea e Stati Uniti, riferisce oggi l’agenzia Ap. Il presidente Mugabe ha lanciato la politica “Guarda a est” e Pechino ha investito miliardi di dollari nella costruzione di centrali elettriche e impianti per l’estrazione di minerali, per garantirsi lo sfruttamento dei minerali di cui lo Zimbabwe è ricco: oro, cromo, nickel e diamanti, ma soprattutto platino, di cui è il secondo deposito mondiale. La presenza di una trentina di soldati cinesi a Mutare, nell’est del paese, ne conferma l’interesse di Pechino. E c’è già chi si chiede se l’accordo non sia “platinum for arms”.

Nessuno ti regala niente, noi sì

Hai letto questo articolo liberamente, senza essere bloccato dopo le prime righe. Ti è piaciuto? L’hai trovato interessante e utile? Gli articoli online di VITA sono in larga parte accessibili gratuitamente. Ci teniamo sia così per sempre, perché l’informazione è un diritto di tutti. E possiamo farlo grazie al supporto di chi si abbona.