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Zero zero cinque, percentuale bipartisan

La tassa che colpisce le speculazioni e che serve a finanziare la lotta a povertà e cooperazione internazionale piace a tutti. O quasi

di Emanuela Citterio

La tassa sulle transazioni finanziarie in Italia è proposta di legge. L’idea nata dalla società civile di imporre un’imposta dello 0,05% sta raccogliendo sempre più consensi. Andrea Sarubbi del Partito Democratico ha presentato in parlamento una proposta che vede un’adesione bipartisan, con firme di tutti gli schieramenti (da Marco Zacchera del Pdl a Savino Pezzotta dell’Udc), eccezion fatta per la Lega. E un gruppo di economisti guidati da Leonardo Becchetti e Stefano Zamagni ha lanciato un documento-appello in cui si dichiara favorevole all’adozione della Ftt (Financial transaction tax) come mezzo per frenare le speculazioni e raccogliere fondi da destinare alla lotta alla povertà. «L’origine della crisi economica attuale è nella distorsione dei mercati finanziari, ed è arrivato il momento che questi ambienti si assumano delle responsabilità», afferma Becchetti. «Non è possibile che le transazioni finanziarie, come accade ora, non paghino neanche l’Iva».
Nella relazione introduttiva alla proposta di legge si spiega che, tassando dello 0,05% le transazioni finanziarie nella sola Unione Europea, «si potrebbe registrare un gettito tra i 163 e i 400 miliardi di dollari annui», mentre «a livello mondiale il gettito sarebbe compreso tra i 400 e i 946 miliardi di dollari l’anno». In Italia, spiega Andrea Sarubbi, «possiamo stimare un gettito tra uno o due miliardi». Un piccolo paragone: per garantire la scolarizzazione universale di miliardi ne basterebbero 35.
«Questa tassazione avrebbe il duplice effetto di frenare la speculazione e di generare risorse per combattere la povertà», spiega Sarubbi. «La proposta di legge esclude i titoli di Stato e i prestiti interbancari, in modo da salvaguardare i risparmi e le famiglie. L’obiettivo è colpire gli speculatori a breve, coloro che nel giro di nanosecondi muovono masse enormi di capitali e guadagnano sulle piccole oscillazioni di prezzo».
La proposta di legge prevede che le risorse raccolte con questo meccanismo siano utilizzate per metà per la lotta alla povertà in Italia e per l’altra metà per finanziare la cooperazione nei Paesi in via di sviluppo. «È una proposta concreta per far uscire l’Italia da un’impasse imbarazzante,» afferma Sarubbi. «Insieme alla Grecia e all’Ungheria siamo l’unico Paese europeo a non avere un piano nazionale di lotta alla povertà. E con i continui tagli alla cooperazione internazionale rischiamo di perdere credibilità in modo irreparabile». Il gettito, in base alla legge, sarebbe destinato per il 50% alla cooperazione internazione e per l’altro 50% al fondo nazionale per le politiche sociali.

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