Welfare

Zero risorse e indifferenza politica

La popolazione carceraria allo stremo per il sovraffollamento. E il Parlamento gioca al ribasso con il mini indultino.

di Benedetta Verrini

“Per avere una lontana idea di cosa significhi vivere nelle celle d?estate, provate a pensare di essere sulla metropolitana in un?ora di punta, in una carrozza con i finestrini chiusi e bloccati, schiacciati in una folla di persone. Gronderete sudore, vi sentirete soffocare, probabilmente avrete un malore. Provate a pensare che questa insopportabile condizione duri non la mezz?ora di un tragitto medio, ma 20-24 ore al giorno. Tutti i santi giorni. Dopo tutto ciò, immaginate di non avere neppure l?acqua per dissetarvi o per lavarvi, come sta avvenendo in alcuni penitenziari”. Sergio Segio denuncia così la situazione delle carceri italiane, descrivendo “il danno e l?atroce beffa dell?indultino, ulteriormente ribassato e rimandato alla Camera, sapendo che sarà affossato in un ping pong dove la parte della pallina tocca alla vita e alle aspettative, ora definitivamente e pericolosamente deluse, dei reclusi”. Loro, i detenuti, ora sono complessivamente 55.670, quasi 17mila stranieri, 15mila tossicodipendenti. E protestano: a Regina Coeli sono in agitazione dal 22 giugno scorso. Contestano il sovraffollamento, la carenza delle strutture sanitarie, dell?organico medico e infermieristico, dei farmaci più comuni di uso giornaliero e, infine, “la capacità di questo governo di assolvere celermente alle proprie necessità con il varo di leggi ad personam, disattendendo le esigenze popolari dei meno abbienti, privi di rappresentanza parlamentare e di difesa giuridica politica”. La Relazione sullo stato di attuazione del programma di edilizia penitenziaria, inviata al parlamento dal Dipartimento di amministrazione penitenziaria, conferma la gravità della situazione. Il programma è rimasto al palo per carenza di fondi: nel 2002 sono stati stanziati 51 milioni di euro (stessa cifra anche nel 2003), contro i 413 del 2001. Così, solo 2 istituti (Rieti e Marsala) su 24 sono stati finanziati. Allarme rosso anche per il lavoro in carcere: mancano risorse per gli stipendi dei detenuti e quindi non è possibile aumentare i posti di lavoro all?interno del circuito penitenziario. Al 31 dicembre 2002 erano impiegati 11.213 carcerati, contro gli 11.784 dell?anno prima (scendendo dal 21,32% al 20,14% del totale).


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