Cultura

Zelensky a Sanremo e la Rai fa il pieno di pubblicità

Se davvero il servizio pubblico vuole dare un sostegno al popolo ucraino, allora, perché non annuncia che questi benefici economici, derivanti dai risparmi e dalle maggiori entrate, andranno a sostegno degli ucraini? Perché la Rai non lancia una sottoscrizione per dare una mano agli ucraini?

di Michele Anzaldi

La partecipazione del presidente dell’Ucraina Zelensky al Festival di Sanremo 2023 ha aperto una discussione, fose esagerata, su più fronti: si è parlato della questione dell’opportunità politica, si è parlato dell’opportunità televisiva di inserire un messaggio così serio e drammatico in un programma leggero, si è parlato delle ragioni diplomatiche. Una disamina che oggi viene sviscerata dal direttore della “Stampa” Massimo Giannini, in un editoriale in cui si chiede se due minuti di video preregistrato siano davvero lo strumento più efficace per “risvegliare le coscienze”. Così come non si possono ignorare le valutazioni di Flavio Lotti, organizzatore della Marcia della Pace Perugia-Assisi, che sul “Fatto Quotidiano” chiede di non trasformare il Festival in una “rappresentazione della guerra”.

C’è un altro fronte, però, che viene trascurato: i risvolti economici dell’ospitata di Zelensky. Grazie al solo annuncio della partecipazione del presidente ucraino al Festival, da giorni Sanremo sta ricevendo un’ampia campagna pubblicitaria su tutte le tv e i giornali. Dal momento dell’annuncio di Bruno Vespa si è aperto un dibattito politico e non solo. La presenza di Zelensky avrà, inoltre, un sicuro effetto sugli ascolti. I blocchi pubblicitari che precederanno e seguiranno l'intervento del presidente ucraino avranno certamente un valore maggiore di quanto fino ad oggi preventivato e potrebbero addirittura far salire gli introiti pubblicitari sopra ai 50 milioni di euro già previsti, come ha rivelato il “Sole 24 Ore”.

In pratica il presidente ucraino svolgerà la funzione che negli anni passati hanno avuto i super ospiti, ad esempio i campioni sportivi come Ibrahimovic e Djokovic oppure artisti come Benigni e Fiorello. La differenza con loro, però, è che in questo caso la Rai non dovrà tirare fuori neanche un centesimo, mentre per un super ospite il cachet può andare da 50mila a 300mila euro.
Tutti questi benefici economici, però, a chi vanno?

Al momento sicuramente alla Rai. Se davvero il servizio pubblico vuole dare un sostegno al popolo ucraino, allora, perché non annuncia che questi benefici economici, derivanti dai risparmi e dalle maggiori entrate, andranno a sostegno degli ucraini? Perché la Rai non lancia una sottoscrizione per dare una mano agli ucraini?
Altrimenti il sospetto è che, approfittando delle buone intenzioni del presidente Zelensky, ci si trovi di fronte ad una mera operazione pubblicitaria della tv pubblica.

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