Cultura

Zapatero ha ragione a riconoscere i diritti delle scimmie?

Tutelare i diritti fondamentali delle scimmie, cioè il diritto alla vita e a non essere torturati. I socialisti spagnoli hanno fatto discutere il mondo con questa proposta

di Sara De Carli

onsiderato che un gorilla ha un livello intellettivo pari a quello di un bimbo di due-tre anni (Pedro Posaz). Considerato che gli esseri umani sono grandi scimmie (Joaquin Araujo). Considerato che il rispetto dei diritti degli ominidi è un modo attraverso cui l?uomo si riconcilia con se stesso e dunque un passo verso la pacificazione mondiale. Considerato tutto questo, ci avviamo verso una Carta dei diritti fondamentali delle scimmie. 58 anni dopo la Carta dei diritti dell?uomo. Si chiamano diritti fondamentali, i socialisti spagnoli sono stati ben attenti a non usare l?espressione «diritti umani», ma in questione ci sono il diritto alla vita, alla libertà e a non essere torturati. I diritti umani principali, precisi identici. La Spagna li vuole garantire alle grandi scimmie: scimpanzè, orangutan, gorilla e bonobo. Grande bagarre mediatica, la Chiesa che è insorta dicendo che non è giusto attribuire alle scimmie diritti negati agli esseri umani, mentre ad Amnesty e a Vita è venuto spontaneo un paragone preoccupato fra il trattamento che la Spagna sogna per le scimmie e quello che riserva agli immigrati che sbarcano sulle sue coste. La bufera è passata senza averci fatto capire granché di ciò che sta per accadere e delle conseguenze – reali e simboliche – che questo potrebbe avere. Ne parliamo con Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona all?università Vita – Salute San Raffaele di Cesano Maderno, in Brianza. Vita: Cosa ne pensa della proposta di legge spagnola? Roberta De Monticelli: Per dare un giudizio che non sia basato solo sulla simpatia o antipatia per le scimmie, bisogna distinguere fra i due possibili significati di questa iniziativa. Un?ipotesi è che sia un?azione che vuole allargare l?estensione del concetto di persona, perlomeno in senso giuridico, come titolare di diritti e doveri. L?altra ipotesi è che sia un?iniziativa di tutela di entità a cui si riconosce valore, e questo è ciò che sta alla base dell?ecologia, della tutela degli animali, delle specie in estinzione… La prima ipotesi può sollevare un polverone, la seconda no. A me sembra che l?iniziativa spagnola rientri nel campo della tutela della vita e del benessere di altre specie animali, non vedo differenze concettuali se non l?uso della parola diritti. Ci fa drizzare le orecchie, però l?uso che se ne fa è vuoto. Vita: Però si parla di una Carta dei diritti fondamentali delle grandi scimmie da sottoporre all?Onu? De Monticelli: Il concetto di persona ha anche uno stato giuridico. Questo indica uno status, e decidere a chi o a cosa conferire uno status dipende da chi lo possiede già. Se io dico che le scimmie o le cavie hanno il diritto di non essere uccise, non sto proponendo di estendere lo status di persona alle cavie o alle scimmie. D?altronde esistono già persone giuridiche che non sono persone fisiche, e non vedo lo scandalo. A meno di non voler interpretare quella spagnola come un?azione dimostrativa a sfondo ideologico: vi dimostro che nell?essere persona non c?è nessuna sacralità, tant?è che alle scimmie possiamo far godere alcuni diritti che erano tradizionalmente solo nostri. Questo è un discorso ideologico, perché invece – lo ribadisco – il fatto di ampliare la titolarità di alcuni diritti non ha niente a che fare con un giudizio sull?essere, sullo statuto ontologico della persona. Se si interpreta in questo modo la proposta spagnola mi pare però che la si carichi di un più di retorica. Magari invece mi sbaglio ed è così, chi l?ha proposta cerca proprio la provocazione. Vita: Perché l?attribuire alle scimmie dei diritti propri della persona non equivale a dire che sono persone? De Monticelli: Perché essere persona non è uno status qualsiasi, che mi viene attribuito dall?esterno, come essere studente o professore. Il fatto di essere persona si fonda in alcune proprietà oggettive che l?essere umano ha di suo, non in quanto appartiene a una specie biologica (è concepibile che siano persone anche eventuali marziani, grilli parlanti, angeli o Dio), ma in quanto è o è stato un agente razionale e responsabile, o ha i requisiti per diventarlo. Per questo motivo un essere umano è persona, ma non è persona un gatto o una scimmia, indipendentemente dal fatto che ai gatti o alle scimmie noi riconosciamo determinati diritti. Tra l?altro, quando estendiamo i diritti della persona a enti che persona non sono, chiamarli diritti umani è solo una scelta verbale. Infatti alle scimmie io non potrò mai estendere la doppia titolarità di diritti e doveri che compete alla persona: non posso chiedere alle scimmie gli obblighi che chiedo alle persone. Questo è importante: la persona ha per sua natura la capacità di assumere un impegno. Questo, almeno, è quello che penso io. Ci sono filosofi che rifiutano l?interpretazione ontologica della nozione di persona, che sostengono si tratti solo di uno status. In genere lo fanno perché l?interpretazione ontologica è quella sposata dalla religione, e non la condividono. Ma dire che l?essere persona è qualcosa di ontologico non è una tesi che ha bisogno di essere fondata su presupposti religiosi: basta la constatazione delle caratteristiche essenziali dell?essere ?persona?, umana o non umana che sia. Vita: Quali sono queste caratteristiche? De Monticelli: Quella che le riassume tutte è l?individualità essenziale, il fatto che le persone sono uniche. Con la scoperta del genoma si può obiettare che nessun organismo biologico è unico, tutti siamo riproducibili. è vero, eppure anche se io costruisco il clone di una persona, appena questo comincia a vivere, tutti i contenuti dell?esperienza si diversificano e quindi quell?essere umano non è un doppio della persona originale. Questa unicità è qualcosa di ontologico – ma non riducibile al biologico – e non gliela attribuiamo noi. Il problema è capire come si sostanzia questa unicità, quale sia la struttura che sostiene l?individualità. Nel caso delle persone umane una caratteristica è la loro organizzazione in una ?identità personale? o ?personalità?. E questa implica il potere di scelta o di decisione, l?avere un sistema personale di priorità o preferenze di valori, l?esercizio persona dell?apparato cognitivo e linguistico. è probabilissimo che questo strano essere che è l?uomo sia solo il frutto dell?evoluzione, ma l?evoluzione ha portato un novum in noi rispetto agli altri animali, e deve essere riconosciuto. Poi questa differenza la si può chiamare personalità o come vuole, ma resta il fatto che è una realtà di tipo nuovo. Vita: Se quello di persona è un concetto ontologico, perché è così difficile stabilire chi è persona e chi no? Persona e essere umano sono o no sinonimi? De Monticelli: Non lo sono, perché su un altro pianeta o in un mondo possibile potrebbero esistere agenti razionali e moralmente responsabili capaci di autoattribuirsi la paternità delle proprie azioni e di darne motivazione: sono persone ma non necessariamente esseri umani. Oggi, in questo mondo reale, persona ed essere umano sono in generale ritenuti equivalenti, si applicano agli stessi individui. E il motivo per cui neghiamo che in questo mondo reale esistano attualmente persone che non siano esseri umani è lo stesso per cui lasciamo aperta la possibilità che esistano persone non umane in altri mondi o qui in futuro: persona è chi è in grado di attribuirsi azioni, riconoscersene responsabile e motivarle. Fino a prova contraria le scimmie non sono persone perché non sembrano in grado di attribuirsi azioni, riconoscersene responsabili e motivarle. Vita: Però anche nel mondo reale persona ed essere umano non coincidono sempre. Altrimenti non ci sarebbero i dibattiti di bioetica. De Monticelli: Il punto migliore da cui partire mi sembra ancora la definizione di Boezio. Lui dice che persona è «rationabilis naturae individua substantia», ovvero l?individualità di una natura razionale. La caratteristica essenziale di una persona è che questa per essere tale deve interpretare la sua razionalità: non basta che la natura razionale si incarni in un individuo singolo. Una serie di cloni, pur essendo individui razionali e morali, non sono persone se non sono in grado di interpretare ciascuno a suo modo la comune natura. Dal modo di camminare fino alle azioni complesse. Veniamo alla questione che pone lei. Se senza individuo non c?è persona, è evidente che non potrà essere persona lo stadio embrionale antecedente alla formazione dell?individuo, cioè prima della morula. Poi: una persona è un essere con una fisionomia morale individuale, cosa che manifesta con l?esperienza. Questo non vuol dire che una persona è tale solo quando è nata o quando è adulta, ma che bisogna intendersi in maniera ragionevole sulla potenzialità. Nessun filosofo può fissare il momento in cui qualcosa diventa persona. Siccome la temporalità fa parte della nostra natura, un embrione umano è indubbiamente in grado di sostenere la persona nel pieno senso del termine, e potenzialmente è già persona. Dalla morula in poi è questione di bilanciamento fra beni e mali che derivano dal fissare un termine piuttosto che un altro, tra l?esigenza di riconoscere la persona del nascituro e altre esigenze. Per quanto riguarda la fine della vita, la fine della vita personale è segnata dalla morte, non ci sono dubbi: lo dice anche Tommaso d?Aquino e non c?entra niente con il destino dell?anima. Poi se ci debba essere o no la libera scelta su come morire, è un?altra questione. Vita: Non vede una crisi dell?antropologia, oggi? De Monticelli: Non vedo perché il progredire della conoscenza del dato biologico dell?uomo debba mettere in crisi la definizione dei caratteri che hanno fatto la nozione di persona: l?avere un proprio sistema di preferenze, la responsabilità, la libertà. Certo, se riduciamo la personalità al cervello, la personalità sarà qualcosa di puramente biologico, e così le caratteristiche della singola persona saranno ridotte a sviluppi di potenzialità già implicite nella programmazione biologica. Però questa tesi è da dimostrare. Il concetto di persona capace di scelta e responsabile non solo è a fondamento di tutti i sistemi istituzionali, giuridici e politici, ma anche della comprensione che abbiamo di noi stessi, anche se non usiamo questa parola. Però se lei mi telefona usa il concetto di persona, a meno che lei telefoni anche al suo gatto? Chi è Roberta De Monticelli? Roberta De Monticelli ha studiato alla Scuola Normale di Pisa, dove si è laureata con una tesi su Husserl. Ha insegnato a Pisa, a Milano e a Ginevra, dove ha fondato una scuola dottorale di interfacoltà sulla persona, che ha diretto fino al 2004. Dall?ottobre 2003 è stata chiamata all?università Vita – Salute San Raffaele, sulla cattedra di Filosofia della persona, la prima cattedra in Italia con questa denominazione. La persona, la sua realtà e i modi della sua conoscenza sono al centro della sua ricerca, che ne tenta una fondazione nuova basata sul piano ontologico e sul metodo fenomenologico. Tra i suoi molti libri, ricordiamo La conoscenza personale (Gerrini e Associati)


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