Cultura

Zanotelli: Ci vuole rigore verso la finanza, non solo in campo sessuale

Il 75enne comboniano, decisamente No slot, entra nel vivo del suo nuovo libro, Soldi e Vangelo, centrato sulla condanna di "chi fa i soldi con i soldi" e critico verso le Chiese "che per troppo tempo hanno lasciato perdere il problema". Nel testo le soluzioni possibili

di Daniele Biella

Sono ‘solo’ 60 pagine, ma sono di quelle che non si dimenticano. Padre Alex Zanotelli, classe 1938, comboniano per anni impegnato in Sudan, Kenya (Korogocho, slum di Nairobi) e ora nel rione Sanità di Napoli, torna a prendere carta e penna per dedicarsi a un tema attuale, pungente e di cui non si tende a parlare così apertamente: il legame, o meglio il pericolo della relazione tra Dio e denaro. Lui invece entra alla sua maniera, con tutto se stesso, interrogando la sua Chiesa, i credenti, ma non solo (“nelle tradizioni religiose filosofiche si possono scoprire importanti convergenze sulle quali tutti devono riuscire a ragionare insieme”), perché “dall’insegnamento di Gesù in campo economico-finanziario c’è molto da imparare anche per i nostri giorni”. ‘Soldi e vangelo’ (Emi, 2013) è il titolo del libro: dentro, pochi temi e ben precisi, tutto partendo dal capitolo 16 del Vangelo di Luca, “quello più controverso con le sue strane parabole ma anche quello più significativo”. Zanotelli, intervistato da Vita.it, non si è certo tirato indietro di fronte a domande dirette sui temi che sollecita nel libro e altro: gioco d’azzardo, banche, ruolo delle Chiese, immigrazione.

Quella tra soldi e Vangelo è una relazione del tutto dannosa?
Assolutamente sì, se non considerata in un’ottica di giustizia distributiva. Papa Francesco, del resto, non perde occasione per condannare la 'feticizzazione del denaro'. Io ho scelto Luca 16 perché fa capire l’epoca in cui viveva Gesù: il 90% della popolazione della Galilea, lui compreso, era sotto la soglia della povertà, oppressa dalle tasse dell’Impero romano e  degli emissari sul territorio. Da qui nasce il forte rifiuto della ricchezza, identificata come Mammona, entità diabolica. Sono due gli insegnamenti che dobbiamo far nostri anche oggi rispetto a quel periodo, come ha ricordato il teologo Enrico Chiavacci, scomparso nel 2013: ‘cerca di non arricchirti’  e ‘se hai, hai per condividere’. Io mi chiedo: come mai a una donna che prende la pillola io dovrei dire che non può fare la comunione, mentre a un uomo che tiene miliardi in banca quando c’è gente che muore di fame, devo dire che può fare la comunione perché quelli sono soldi suoi? Come cristiani stiamo tradendo il Vangelo, e lo dico con grande sofferenza.

Tra i tanti problemi sociali di oggi, quali la colpiscono di più?
Sicuramente la piaga del gioco d’azzardo, che porta rischi a tutti i livelli. La crisi, in questo senso, è stato un acceleratore, non il contrario: uno si affida alla sorte senza essere cosciente del fatto che va incontro a problemi di sanità mentale. Lo dico conoscendo tanti casi del genere qui a Napoli, e avendo visto file di persone davanti a i tabacchini in attesa di giocare. E ora si gioca anche online, il tutto con la benedizione dello Stato e con una pubblicità televisiva micidiale: tre spot su dieci sono inviti a giocare, con buona parte del business in mano alle mafie. È evidente che la filiera del gioco, dal gratta-e-vinci alle slot machine (per approfondire, qui il link al Movimento No slot, ndr) al casinò, e assolutamente immorale e dannosa: stiamo parlando di una stima di almeno 800mila persone dipendenti dal gioco d’azzardo e quasi due milioni a rischio, e con esse le loro famiglie. Un fatturato legale che era di 79,9 miliardi di euro nel 2011, a cui si aggiungono i dieci miliardi di quello illegale.

“Come facciamo a fare i rigorosi in campo sessuale e non esserlo in campo finanziario? Eppure abbiamo solo tre detti di Gesù sul matrimonio e sul sesso, mentre ne abbiamo così tanti sui soldi e sull’economia”. Sono due domande che fa nel libro. Quali risposte?
Il rapporto con il denaro colpisce il cuore della nostra quotidianità, essendo spesso disposti a sacrificare tutto per esso. E’ un problema di valori della società civile, prima ancora delle religioni, certo, ma il ruolo delle Chiese in questo senso deve essere diverso dall’attuale, perché per molto tempo hanno accantonato questa battaglia, chiudendo troppe volte gli occhi, invece di recuperare una dimensione etica. In questo senso Papa Francesco, anche lui un 'convertito' dagli impoveriti dei barrios di Buenos Aires, ha lanciato la sfida al sistema attuale. In particolare, bisogna uscire dalla sudditanza delle banche: il Vaticano stesso potrebbe dare l’esempio, convertendo in una Banca Etica il proprio istituto economico. Poi tutti noi, parrocchie comprese, dovremmo togliere i nostri soldi dalla gran parte delle banche attuali, che sono finanziatrici di armi, investono in fondi speculativi e pacchetti ‘tossici’, si dedicano a fare profitto sui mercati internazionali, ‘facendo soldi con i soldi’. Al contrario, dovremmo investirli in cooperative di credito locali, Mag (Mutue autogestione) banche etiche e di credito cooperativo. Vorrei che lo stimolo arrivasse a tutti, bisogna vigilare sul giro dei soldi, soprattutto dopo quanto successo negli ultimi anni nel mondo, con i fallimenti dei grandi colossi e i ‘salvataggi’ statali, tutti veri e propri regali di soldi pubblici alle banche, a eccezione del caso virtuoso della piccola Islanda, dove il governo ha preferito ‘sostenere’ i cittadini per far ripartire l’economia.

A proposito di economia e lavoro, il tema dei migranti in Italia spacca l’opinione pubblica e spesso anche i cristiani. Come la vede, avendo vissuto per decenni nelle parti più povere dell’Africa?
Riprendo quanto detto tempo fa dai vescovi del Sinodo africano: spesso è la sperequazione che fa scappare la gente, ovvero il divario creato dal nord del mondo, che sfrutta le risorse del sud senza condividerne risorse beni e risorse, se non nelle mani di pochi e corrotti. Comunque, oggi in molti casi si è di fronte a chi scappa da guerre e persecuzioni, gente che si vergogna di dovere lasciare la propria terra, ma deve farlo, e spesso vuole essere solo di passaggio in Italia, per questo è urgente che l’Unione europea apra corridoi umanitari nei paesi di partenza anziché lasciarli in balia dei viaggi via mare e della tratta gestita delle mafie. Ho visto che di recente anche in Grecia hanno deciso l’innalzamento di una barriera anti-migranti: il blocco forzato è un’assurdità storica, oltre che, anche per quanto riguarda l’Italia, incostituzionale. Dopotutto, la nostra stessa Costituzione è stata scritta da rifugiati tornati dall’esilio: già solo questo dovrebbe farci capire l’importanza dell'accoglienza, ben gestita.

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