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Zanko, l’hip hop islamico è un crocevia di dialetti
Il successo di un rapper siriano... ma italiano
di Redazione

Zuhdi è il suo vero nome. È nato a Milano da genitori siriani. E a Milano si sente a casa sua. Ma si sente un vero cosmopolita, che mette insieme
la musicalità dell’arabo con un genere che non c’entra niente…di Randa Ghazy
Il Femyso, acronimo per Forum of European Muslim and Youth Organisations, ha organizzato un concorso per giovani musulmani europei chiamati a esprimere cosa l’Europa significhi per loro. Opere di diversi campi artistici volte a raccontare un’identità europea multidimensionale sono state raccolte in Belgio, Germania, Francia, Gran Bretagna, Svezia, Danimarca, Spagna, Austria, Ucraina e molti altri Paesi europei.
Tra i cinque finalisti ce n’era uno dall’Italia. C’era il “nostro” Zanko. Zanko e il suo rap bilingue. Cosa avrà convinto la giuria a premiare proprio lui?
Zuhdi, questo il suo vero nome, è nato a Milano da genitori siriani, per poi trasferirsi per alcuni periodi a Parigi e a Montreal. I suoi testi non hanno un particolare legame con il territorio, anche se ammette: «Quando giro il mondo sento che devo tornare a casa. Che devo tornare a Milano».
Era in terza media quando la professoressa chiese alla classe di scrivere un pensiero sul razzismo. Zudhi lo scrive in rima. Avvicinandosi quasi casualmente all’hip-hop. Un genere che lui chiama «psicoterapia», una «potenza multiculturale», un genere musicale «democratico» che non è difficile fare, anche se «farlo bene magari è un’altra storia».
Un sentimento per cui ha lottato, e che ha acuito il conflitto generazionale e per questo anche culturale con i suoi genitori. In terza media quelle rime sul razzismo, oggi le sue canzoni. Ha anche scritto un pezzo su questo tema, dal titolo «Essere normale» (il video è appena uscito ed è visibile su www.myspace.com/zanco1) discutendo del termine normale, del fatto che l’informazione ottica arrivi prima di quella uditiva. Nella canzone Zanko ci dice che normale significa solo ciò a cui sei abituato, mentre ogni cosa diversa diventa anormale.
Per cui Zuhdi, sembrando normale, ovvero non sembrando arabo, non ha mai subìto il “razzismo dell’apparenza”, della fisionomia. Ma il suo impegno civile è continuo: partecipa alla compilation realizzata dalla Rete G2 in collaborazione con il ministero della Solidarietà sociale «Straniero a chi», canta al concerto a Cernusco sul Naviglio in memoria di Abba, ragazzo italiano originario del Burkina Faso ucciso a sprangate da due baristi, un anno fa, dopo aver rubato un pacchetto di biscotti, ed anche il suo ultimo disco è “impegnato”. Si chiama «MetroCosmoPoliTown», e parte dalla voglia di esprimere che la cultura hip hop è moderna, che tutte le metropoli hanno una dimensione cosmopolita. Zanko ha vissuto in quattro metropoli, tra cui Damasco, la più antica del mondo e storicamente cosmopolita, tanto che spesso si chiede, visto il colore chiaro della propria carnagione, chi saranno mai i suoi antenati. L’hip hop si inserisce in questi contesti cosmopoliti, e per questo nel suo cd ha voluto coinvolgere nove artisti di cui sei di origine straniera ma cresciuti in Italia.
Si tratta del primo album di un artista di origine straniera cantato sia in italiano che nella propria lingua d’origine ed è l’album più multietnico della storia dell’hip hop in Italia. Zanko crede che la tecnica canora araba sia una delle più raffinate del mondo e che, come si dice in gergo, il “flow”, l’onda sonora prodotta dalle parole, suoni particolarmente bene.
Coniuga la musicalità della lingua araba con un genere che non c’entra molto col mondo arabo, e lo fa con disinvoltura, padroneggiando le lingue e i dialetti arabi con naturalezza. E tra le altre cose, fa anche ottime imitazioni di alcuni dei dialetti italiani. Zuhdi è un ragazzo che non ha paura di essere quello che è, e che, anziché dividere il mondo tra bianco e nero, sceglie una scala di grigi. Come lui stesso ammette, «non esiste niente di assoluto, nessuno è perfetto. Il mondo musulmano deve fare autocritica, ma anche la società occidentale ha un sacco di falle».
Invece il momento storico, con il presunto scontro di civiltà, convince tutti a «mantenere una posizione campanilistica, nel timore che la tua gente venga meno»,
Ma Zanko, no. Parla mille dialetti e preferisce la scala di grigi.
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