Politica

Zamagni: «Una necessità. Ma per i cattolici è una sconfitta»

di Redazione

La soluzione del governo Monti che si sta delineando è scaturita anche dalle pressioni della finanza internazionale, “questo lo sanno tutti. Però, bisogna aggiungere: non ci sono alternative. E non ci sono alternative perché il rischio sarebbe quello di affossare definitivamente i destini del Paese”. È quanto ha detto alla Radio Vaticana l’economista cattolico Stefano Zamagni fra gli studiosi consulenti dell’enciclica sociale “Caritas in veritate”, che si augura però si tratti di un governo a termine “che non superi i 18 mesi”.

Tuttavia, spiega ancora Zamagni, “un governo di transizione, come quello che si va a prefigurare, deve soddisfare due condizioni. Primo, deve essere a termine, quindi dev’essere chiaro che non deve andare oltre i 18 mesi, un anno e mezzo. Secondo, che è un governo a cui si chiede di cambiare la legge elettorale perchè quando fra 18 mesi si andrà a votare non potremo ripetere quell’errore che è stato fatto a suo tempo con il cosiddetto ‘porcellum’, che ha ulteriormente peggiorato la situazione rispetto all’obiettivo della politica come scienza del buon governo”.

In questo quadro dovrebbero avere un peso anche i cattolici che però sono arrivati un pò tardi sulla scena politica: “I laici cattolici avrebbero dovuto incominciare a battere un pugno sul tavolo almeno un anno, un anno e mezzo fa: probabilmente, oggi non ci troveremmo in questa situazione. Perchè è ovvio che se c’è un pensiero che il movimento cattolico, nelle sue varie articolazioni, ha sempre coltivato è quello – appunto – della politica come scienza del buon governo”. “Cioè a dire – ha aggiunto Zamagni – l’obiettivo della politica è il bene comune. Negli ultimi tempi, io non ho mai sentito – se non in questi ultimissimi mesi – parlare, addirittura usare, il lessico del bene comune”.

“Ora, i cattolici in questi ultimi tempi, in Italia – riflette Zamagni – sono stati un pò troppo alla finestra: hanno curato e hanno fatto benissimo – non bene: benissimo! – la sfera culturale, e poi la sfera del sociale, dove hanno fatto super-bene – pensiamo alle Caritas e al contributo delle varie associazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale”. “Dove, invece – ha detto ancora Zamagni – sono arretrati è sotto il profilo della politica, ma soprattutto c’è stato un modo di ritrarsi dall’attività politica con una sorta di demonizzazione. Ora stiamo pagando le conseguenze di questa ingenuità”.

In ogni caso “l’incontro di Todi di poche settimane fa, a mio modo di vedere, ha rappresentato un vero e proprio punto di svolta. La presa d’atto che i cattolici, se vogliono testimoniare la loro coerenza con i principi, devono imboccare una via che, peraltro, in passato era stata imboccata in tempi più difficili”.

“Forse, adesso – ha detto ancora Zamagni – un governo di transizione cosiddetto ‘tecnicò può servire alla bisogna, può concedere a questo movimento cattolico che si è svegliato un pochino in ritardo, il tempo necessario per aggregarsi, ma soprattutto per passare da un manifesto delle intenzioni ad un vero e proprio programma di azione, che comprenda i vari capitoli, tra cui quello economico, sicuramente; ma c’è il capitolo del lavoro, c’è il capitolo della famiglia, c’è il capitolo – soprattutto – del nuovo modello di democrazia che dobbiamo realizzare, e cioè la democrazia ‘deliberativà, perchè quella che abbiamo ricevuto dal recente passato non va più bene: è quel modello che gli anglosassoni chiamano ‘the private politics’, cioè la politica privata. Quella non è politica. È un modo camuffato di parlare e di praticare l’affarismo“.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA