Cultura

Zamagni: «L’industia della carità? Un libro scritto sul niente»

Secondo l'economista esperto di non profit si tratta di «un lavoro scientificamente inconsistente»

di Mattia Schieppati

«È un lavoro scientificamente inconsistente, dati e casi presi qui e là senza nessuna coscienza, peggio, direi quasi senza nessuna conoscenza del tema e dei contesti, che però rischia di sferrare un colpo durissimo al mondo del non profit». Stefano Zamagni, intervenendo al convegno di presentazione del master in Fundraising dell'Università di Bologna, non fa sconti a L'industria della carità, libro scritto dalla giornalista del Sole 24Ore Valentina Furlanetto, edito da Chiarelettere, che esce oggi in libreria. Ed esce dopo un battage mediatico che segue quella regola del peggior giornalismo, quella che «gioca a fare del sensazionalismo ingigantendo quel pochissimo che non va a scapito del tantissimo che invece va, e che ne esce mediaticamente con le ossa rotte, perché è più facile vendere copie col male, che col bene».

Secondo Zamagni si tratta di un'operazione editoriale che «è un attentato alla dignità delle persone, delle tante che operano nel non profit e di quelle, ancora più numerose, che credono nel non profit».

Senza nemmeno entrare nel merito delle "contestazioni" che Furlanetto muove alla poca trasparenza, quando non al vero e proprio malaffare, che getta ombre pesanti sul Terzo settore, Zamagni sconfessa il metodo con cui questo libro è stato redatto. «Non dico che tutti siano costretti a conoscere il mondo del non profit, per carità, ma sarebbe bene che almeno chi si mette a scrivere un libro su questo mondo un po' di cultura sul tema ce l'abbia sarebbe una cosa buona».

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