Salute

Zamagni: «Chi attacca le mutue, ignora i dati»

L'inserimento nel Codice del Terzo Settore delle Società di mutuo soccorso rappresenta una novità importante. L'economista: «Rispetto agli Stati Uniti l'Italia spende meno della metà eppure ha una performance, rispetto agli standard definiti dall'Oms, di gran lunga superiore. Basta questo dato per dimostrare che occorre difendere la biodiversità economica e soprattutto per affermare che l'ostilità nei confronti delle mutue è ingiustificata e irriconoscente»

di Redazione

L'inserimento nel Codice del Terzo Settore delle Società di mutuo soccorso rappresenta una novità importante. Si smarcano così dal quadro giuridico che le ha spesso assimilate alle cooperative, pur non potendo svolgere attività di impresa, e vengono formalmente riconosciute come protagoniste dell'economia sociale italiana. Ed è proprio per evidenziare gli elementi distintivi delle società di mutuo soccorso che la Federazione della mutualità integrativa volontaria italiana, all'interno dell'Assemblea generale dell'Associazione internazionale delle mutue, ha organizzato a Roma un evento volto a rilanciare il ruolo chiave che ricoprono in un paese in cui la spesa integrativa continua a crescere. E soprattutto a raccontare i difficili equilibri tra organizzazioni profit e non-profit che operano nel settore, nonché a denunciare il crescente proliferare di false società di mutuo soccorso in Italia.

“Chi attacca le mutue sotto più fronti non considera un dato fondamentale: in Paesi come gli Stati Uniti, in cui tutto è affidato solo alle assicurazioni private, si è arrivati al tracollo, con una spesa sanitaria pari al 20% del Pil. Noi sappiamo che il tipping point, ovvero il punto di non ritorno, è del 25%. L'Italia spende meno della metà eppure ha una performance, rispetto agli standard definiti dall'Oms, di gran lunga superiore. Basta questo dato per dimostrare che occorre difendere la biodiversità economica e soprattutto per affermare che l'ostilità nei confronti delle mutue è ingiustificata e irriconoscente”. Così, il professore Stefano Zamagni ha introdotto il tema della biodiversità economica in ambito sanitario, durante l'Assemblea generale dell'Associazione internazionale delle mutue (AIM), organizzata dalla Federazione italiana della mutualità integrativa volontaria (FIMIV), che si è tenuta a Roma dal 15 al 17 novembre.

Un'avanzata economia di mercato ha bisogno che soggetti diversi operino affinché possa esserci un superamento delle logiche di welfare state, contrapposte a quelle di welfare society. “L'altro attacco alle mutue viene da chi dice che alla sanità ci debba pensare solo lo Stato, 'dalla culla alla bara'. Far tacere le mutue, però, avrebbe come effetto solo la diminuzione del capitale sociale, da tutti riconosciuto come fattore strategico di sviluppo” ha aggiunto Zamagni.

Il problema dei valori e delle logiche che devono risiedere alla base della gestione della spesa privata non è marginale perché in Italia è superiore a 30 miliardi di euro. “E' impressionante se si pensa che si tratta di una cifra che è sostenuta per la maggior parte di tasca propria dai cittadini (82%), mentre il 13,9% è veicolato dai fondi integrativi sanitari e solo il 3,7% dalle assicurazioni” ha dichiarato Placido Putzolu, presidente della FIMIV.

Le ultime stime del rapporto Censis mostrano che circa 11 milioni di italiani nel 2016 hanno dovuto rinunciare ad alcune prestazioni sanitarie, specialmente odontoiatriche, specialistiche e diagnostiche. E mentre in tutta Europa e nel mondo le mutual benefit societies lottano per il riconoscimento e per l'inserimento in un quadro giuridico specifico, in Italia lo Stato identifica negli strumenti complementari di integrazione sanitaria e assistenziale il secondo pilastro del welfare italiano, inserendole all'interno del Codice del Terzo Settore. Difficile però difendersi ancora dalle mutue spurie, fenomeno in costante crescita che sembra essere difficilmente contrastabile con strumenti normativi. “Assistiamo ad un proliferare di soggetti che dietro la maschera formale della Società di mutuo soccorso nascondo intenti speculativi e commerciali – spiega Placido Putzolu- Scelgono questa nostra specifica forma giuridica solo strumentalmente per ottenere i relativi vantaggi fiscali senza però possedere i nostri elementi di distintività”.

Concorrenza e dumping contrattuale spesso nascondono realtà che intendono fare della sanità soltanto un business.

Incoraggiante, però, l'inserimento delle società di mutuo soccorso nella Riforma del Terzo Settore. Orfana di una legge recente che ne valorizzi le specificità, la mutualità in Italia fa ancora riferimento alla L. 3818 del 1886, aggiornata nel 2012 con un Decreto legislativo.

“È un riconoscimento importante da parte del legislatore – ha spiegato Zamagni– E questo dovrebbe consentire loro di ottenere una serie di benefici fiscali e di accedere a strumenti di finanza sociale. Pensiamo ai social impact bond, ai social lending e ai titoli di solidarietà. Da parte delle mutue e della loro associazione 'umbrella' occorrerà muovere passi sempre più decisivi nella promozione e diffusione perché c'è molta ignoranza e bisogna far comprendere quale sia la strategia generale delle mutue”.

"Ora -avverte l'economista italiano- bisogna vigilare perché nei successivi regolamenti non vengano introdotte delle limitazioni”. L'inserimento nella Riforma costituisce un precedente importante in tutta Europa. Il presidente dell'Aim, Christian Zahn, associazione che conta 240 milioni di assistiti nel mondo e 209 milioni in Europa, dichiara: “Dobbiamo continuare a lavorare perchè le mutual benefit societies vengano riconosciute- continua-. La Commissione europea ha inserito il tema in agenda, con la volontà di rendere sempre più rilevante il ruolo delle mutue come attori fondamentali per l'economia sociale. Anche il Parlamento europeo è favorevole. Noi però continueremo ad insistere che per un pieno riconoscimento, abbiamo anche bisogno di un assetto formale e giuridico specifico”.

Cosa fa VITA?

Da 30 anni VITA è la testata di riferimento dell’innovazione sociale, dell’attivismo civico e del Terzo settore. Siamo un’impresa sociale senza scopo di lucro: raccontiamo storie, promuoviamo campagne, interpelliamo le imprese, la politica e le istituzioni per promuovere i valori dell’interesse generale e del bene comune. Se riusciamo a farlo è  grazie a chi decide di sostenerci.