Non camminerete mai soli. Così cantano i tifosi del Liverpool e di tutto il mondo sulle note di Gerry and the Pacemakers per urlare al mondo l’amore per il proprio club. Una dichiarazione d’intenti che nella maggior parte dei casi funziona quando le cose vanno bene, il campo è pieno di campioni e le bacheche traboccano di trofei. Nei momenti delle sconfitte al massimo c’è spazio per le contestazioni, i pestaggi, gli insulti. Ma non sempre. E non dovunque.
Sabato scorso, i supporters dei Rangers, squadra di Glasgow, hanno dato la dimostrazione del contrario. A Ibrox Park, uno dei tempi del calcio mondiale, i Gers , 54 volte campioni di Scozia e vincitori nel 1972 di una Coppa delle Coppe, hanno giocato la loro prima partita in casa nella Third Division, la quarta (e più bassa) serie del sistema calcistico. Il torneo in cui sono stati condannati a giocare, dopo che la proprietà ha dichiarato fallimento e gli altri club membri della Federazione scozzese hanno deciso di ammetterla nella Third Division, invece che nella Second. A vedere i ragazzi guidati da Ally McCoist contro l’East Stirlingshire di Falkirk c’erano 50mila persone.
Uomini, donne e bambini che hanno visto vincere i TeddyBears per 5 a 1 con tripletta del giovane nordirlandese Andy Little. Una squadra con qualche conferma, come il veterano Usa Carlos Bocanegra e lo scozzese Lee McCulloch ma anche con qualche novità. Come Emilson Cribari, brasiliano con passaporto e lunga esperienza italiana che è arrivato alla corte di Ally McCoist quest’estate. Per un’avventura che se dovesse avere un titolo, sarebbe quello di uno striscione di un tifoso dei Rangers. “Our club will never die”. Il nostro club non morirà mai. Forse hanno ragione.
p.s Io sono un supporter (accanito) del Celtic, l’altra squadra di Glasgow
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