Mondo

Yemen, è quasi guerra civile

Secondo quanto diffuso su Twitter dall'emittente al Arabiya ieri i ribelli sciti hanno preso possesso del palazzo presidenziale. I miliziani Houthi sarebbero entrati nel palazzo dopo aver superato la resistenza da parte delle guardie presidenziali

di Marco Marcocci

Non c’è pace per lo Yemen. La profezia annunciata qualche giorno fa del ministro dell’Informazione Nadia Sakkaf che vedeva il Paese ad un passo dal golpe sembra che si sia avverata nelle ultime ore. Il ministro aveva riferito inoltre che I miliziani Houthi (sciiti) avevano preso d’assalto «l’agenzia di stampa ufficiale e la stazione tv».

La situazione pare essere completamente fuori controllo. A nulla è valso – ammesso che ci fosse stato veramente – l’accordo dell’altro giorno per un cessate il fuoco siglato dal presidente yemenita Abed Rabbo Mansour Hadi con i ribelli sciiti.

Secondo quanto diffuso su Twitter dall'emittente al Arabiya, citando proprie fonti, ieri i ribelli sciti hanno preso possesso del palazzo presidenziale. I miliziani Houthi sarebbero entrati nel palazzo dopo aver superato la resistenza da parte delle guardie presidenziali.

L’intensificarsi degli scontri a Sanaa, la capitale del Paese, ha provocato un ingente numero di vittime e di feriti. Soltanto un mese fa un’autobomba lanciata a tutta velocità contro uno scuolabus aveva causato la morte di quindici bambini e da allora disordini di ogni genere e attentati suicidi sono all’ordine del giorno.

Intanto questa notte due navi da guerra degli Stati Uniti, la USS IwoJima e la USS Ft.McHenry, hanno fatto rotta verso il Mar Rosso per trovarsi pronte a far evacuare il personale dell'ambasciata americana dallo Yemen qualora dovesse arrivare un ordine in tal senso dal Pentagono.

Lo Yemen sta vivendo da qualche tempo una grave crisi interna per la lotta di potere tra il presidente Abed Rabbo Mansour Hadi e i ribelli sciiti che hanno preso il controllo della capitale a settembre. I miliziani sono andati rafforzandosi negli ultimi mesi e si sono scontrati ripetutamente con le tribù sunnite e con la stessa al-Qaida nella Penisola arabica (Aqap), molto presente in queste comunità.

Per l’Arabia Saudita, e non solo, i ribelli sciiti ricevono costanti e ingenti aiuti dall’Iran anche se gli Houthi hanno da sempre smentito di ricevere armi e addestramento militare da Teheran.

Il mondo intero guarda con attenzione all’evolversi della situazione yemenita anche perché al-Qaida in Yemen è tristemente salita alla ribalta poco più di una settimana fa per aver rivendicato l’attentato alla redazione del giornale satirico francese “Charlie Hebdo”.  

L’ONU, per bocca del segretario generale Ban ki moon, è “fortemente preoccupata per la situazione deteriorata” e, su richiesta della Gran Bretagna, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu è riunito a porte chiuse a New York per prendere in esame la situazione yemenita.

Le notizie su quanto sta realmente avvenendo nello Yemen sono comunque al momento altalenanti e frammentarie.  La previsione per il futuro potrebbe portare verso un Paese diviso in due aree ben distinte: una governata ribelli sciiti e l’altra dai jihadisti sunniti.

Per ora l’unica cosa certa è che come sempre chi ne sta facendo le spese sono i civili inermi, bambini compresi.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.