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Yara, la violenza delle notizie

Ma il sindaco leghista frena le intemperanze razziste

di Franco Bomprezzi

All’inizio stava per diventare una caccia al marocchino. Poi, per fortuna, anche grazie al buon senso del sindaco leghista di Brembate, la drammatica vicenda di Yara Gambirasio – scomparsa da casa e ormai data per morta, anche se al momento il suo corpo non è stato trovato – ha assunto le dimensioni corrette di una brillante indagine degli inquirenti, che sono sulle tracce di altre due persone, italiane, oltre al giovane fermato di origine maghrebina. I giornali di oggi aprono su questa storia di cronaca, e registrano anche la tensione delle ultime ore.

“Yara, i sospettati sono tre” è il titolo di apertura, corretto, del CORRIERE DELLA SERA. Servizi nelle prime pagine del quotidiano milanese, e due i commenti che partono dalla prima: Isabella Bossi Fedrigotti, “Tredicenni senza difesa”, e Marco Imarisio, “I due volti di un paese”. La cronaca a pagina 2, è di Claudio Del Frate. Per tutta la giornata di ieri le notizie parlavano quasi esclusivamente del fermo in mare di un giovane immigrato. Poi in serata la conferma che gli inquirenti sono sulle tracce di almeno altre due persone, due italiani. E che si continua a cercare il corpo dell’adolescente. “L’identità del fermato non è ancora trapelata: si sa solo che ha 23 anni e che dal giugno del 2010 risiede a Montebelluna, in provincia di Treviso, nella zona di piazza IV Novembre, dove vivono numerosi immigrati – scrive l’inviato – In Veneto, però, ci è sempre rimasto poco o nulla: l’immigrato gira l’Italia lavorando come muratore nei cantieri e in Lombardia ci era arrivato con una delle ditte che stanno costruendo il grande centro commerciale di via Regia, ai confini tra i comuni di Brembate e Mapello. Proprio lì, nel punto in cui il segugio Joker della polizia di Lugano aveva indirizzato martedì le ricerche di Yara, è stato trovato il bandolo della matassa. Gli inquirenti si sono fidati della pista indicata dal cane e hanno messo sotto controllo i telefoni di tutti gli operai del cantiere. Il paziente lavoro di ascolto è stato premiato pochi giorni fa quando un marocchino ha pronunciato al cellulare alcune frasi da far gelare il sangue. Una su tutte: «Allah mi perdoni, ma non l’ho uccisa io». Poi ce ne sono altre da cui traspare che la sorte della tredicenne scomparsa è tragicamente segnata ma che i responsabili sono due italiani, mai citati per nome e cognome”. Isabella Bossi Fedrigotti conclude amaramente: “D’ora in poi, a Brembate come ad Avetrana e in tutti gli altri luoghi italiani è prevedibile che cambierà un poco la vita delle famiglie: le figlie, anche quelle che ormai andavano e tornavano per conto proprio, difficilmente le si vorrà sapere per strada da sole dopo una certa ora, fosse anche per tragitti brevi. Coprifuoco per povere figlie adolescenti, insomma, trattate di nuovo come bambine alle quali si raccomanda ogni mattina di non accettare caramelle dagli sconosciuti, di non dare retta né confidenza a nessuno per nessuna ragione”. Marco Imarisio invece a pagina 5: “Nel paese dei volontari spuntano i cartelli «Basta, fuori i marocchini dall’Italia», ma il sommario aggiunge: “Il sindaco leghista prova a calmare gli animi: «Ci dissociamo da questi episodi»”. Leggiamo un passo del pezzo “di colore”: “Qualcosa è cambiato a Brembate. Il sindaco ha cominciato a capirlo la scorsa notte, dopo che il telegiornale aveva dato la notizia del fermo, quando i suoi concittadini gli telefonavano a casa per dare fondo all’ira, alla ricerca di un effetto placebo che lenisse l’improvvisa consapevolezza di un lutto imminente. Diego Locatelli esibisce una calma che non è attribuibile soltanto al dramma che sta vivendo il paese, a obblighi contrattuali imposti dal ruolo. Nel suo essere leghista ci sono molti echi di una fede vissuta in modo non banale. Ieri ha convocato una conferenza stampa per dire poche parole, ma chiare. «Ci dissociamo da singoli episodi avvenuti in occasione della divulgazione di notizie inerenti alle indagini tuttora in corso, e auspichiamo che ciò non venga strumentalizzato»”. E più avanti: “Brembate di Sopra non è un paradiso ma neppure un inferno popolato da razzisti. E’ solo un piccolo paese della Valle Brembana, che vede cadere quel vincolo basato sulla sicurezza reciproca che tiene insieme la sua comunità. «Il mondo è cattivo» diceva ieri Carugati. La sua è una vita piena, due turni giornalieri da vigile a controllare l’entrata e l’uscita delle scolaresche in via Papa Giovanni XXIII, animatore del circolo anziani, reclutatore di volontari alla ricerca di Yara. Ma nel suo sguardo ieri c’era rassegnazione, il riflesso di una sconfitta. Ore 19, bar Giada, davanti a piazza Vittorio Veneto, il centro del paese. Fall Dioup, il nome è inventato per intuibili ragioni, si avvicina al banco dove effettuano le ricariche del telefonino. Ne chiede una da 15 euro. «Prima devi dirmi buonasera» è la risposta della signorina alla cassa. E non sta scherzando”. 

“Yara è stata uccisa”: LA REPUBBLICA dedica ampio spazio al dramma di Brembate. La cronaca è di Davide Carlucci: riferisce di Mohamed Fikri, 22 anni, marocchino fermato sabato su una nave al largo di Sanremo. «Allah, perdonami non l’ho uccisa io, non l’ho uccisa io» ha detto, intercettato, al telefono. Il ragazzo ha però negato tutto davanti al pm Letizia Ruggeri fornendo spiegazioni per molte delle accuse rivoltegli. Ad esempio la sua partenza era programmata, d’intesa con il suo datore di lavoro. “Lasciateci nel nostro inferno mia figlia nelle mani di Dio sarà lui a punire i colpevoli”: il virgolettato del racconto di Paolo Berizzi è una frase della mamma di Yara che aggiunge: «comunque andrà a finire, per la mia Yara voglio grande rispetto. Da parte di tutti». È mossa da grande fede Maura Gambirasio, maestra d’asilo, ma anche ha una incredibile forza: «nessuno aggiunga violenza a violenza. Né ora né mai». Parole che contrastano col clima odio che nel frattempo cresce a Brembate. «Doveva toccare alla figlia di un giudice o di un politico, non di uno di noi. Così quelli che si occupano della legge capiranno una vuona volta che cos’è che bisogna fare» dice un anziano facendosi portavoce della comunità. «Noi non abbiamo mai cercato niente, loro vengono qui a rubarci il lavoro e violentarci le donne» aggiunge un altro. Diversa posizione ha espresso però (e per fortuna) il sindaco della cittadina, Diego Locatelli: quei cartelli «non corrispondono al nostro modo di essere», sono singoli episodi che non vanno «strumentalizzati». Ancora: «La nostra dignità e il nostro rispetto sono completamente a disposizione della famiglia e non si ha voglia di protagonismo o di audience. Invitiamo la stampa a comprendere che la vita non è fatta solo di show, ma di dignità, di gente che è abituata a lavorare in silenzio e a difendere la propria vita e il proprio paese. Di certo, conclude, «non ci sarà nessuna caccia all’uomo». Accanto al sindaco, Giacomo Stucchi, deputato verde: «gli squilibrati ci sono ovunque, mi dissocio in tutti i modi contro questi gesti che se la prendono con un’intera comunità, e non contribuiscono sicuramente a creare un clima sereno intorno alle indagini e alla famiglia. Lancio un appello alla calma». Diverso il parere di un altro leghista, Matteo Salvini: «queste cose succedevano anche prima che arrivassero gli extracomunitari, ma da quando ci sono così tanti irregolari succedono di più. Lo dicono i numeri». Quanto ai commenti, Chiara Saraceno ne “Il razzismo del dolore” spiega l’ansia dell’essere genitori oggi e conclude: «si eviti di fare di una tragedia l’ennesima occasione per uno spettacolo per guardoni. Niente processi e ricostruzioni in pubblico, con o senza modellini ed esperti sempre in servizio. Niente appostamenti per spiare il dolore dei familiari. Nessuna solleticazione del narcisismo più o meno ingenuo di amici e conoscenti. Sobrietà, silenzio e molta autoriflessione».

“Il paese ora esplode di rabbia”: «Fuori i marocchini da Bergamo»”, titolo pesante de IL GIORNALE, che è la sintesi dell’aria che si respira a Brembate di Sopra, Bergamo. Non c’è il corpo, c’è un marocchino «sospettato  di essere coinvolto pesantemente nelle scomparsa di Yara» (manca già il prof. Vittorio Grevi editorialista del Corriere della sera nonché docente di procedura penale che insegnava l’importanza del corpo del reato e delle prove, ndr) eppure la cronaca dal paese della bergamasca racconta di cartelli xenofobi e scritte e si teme la caccia allo straniero. Gabrielle Villa fa un tour nelle vie del paese e scrive: «Davanti alle telecamere dei giornalisti  un automobilista alza un cartello con c’è scritto “occhio per occhio, dente per dente” con un evocativo bersaglio. Nelle vie del villaggio  altri cartelli, alcuni volgarotti, altri stupidi, altri lapidari tipo “Marocchini fuori da Bergamo”. Il sindaco prova a spegnere l’incendio della intolleranza prima che divampi pericolosamente. Il roccioso instancabile leghista Diego Locatelli è sempre in strada nella disperata ricerca di una traccia che possa portare a Yara, regala ai cronisti la sua rassicurante convinzione: «Non ci sarà nessuna caccia all’uomo. Non è questa la reazione che mi aspetto dai miei cittadini. La comunità saprà reagire con calma e razionalità». Farà una bella fatica il sindaco  se i sui concittadini non leggeranno  e ascolteranno  bene la ricostruzione della vicenda. IL GIORNALE per esempio nel ripercorre le tappe della storia  racconta di « cani-segugio dei carabinieri (del paesino grande quanto il Garlasco della Chiara Poggi, NDR) il cui fiuto si ferma in un cantiere dove dal 26 novembre  non ha più ripreso il lavoro un muratore marocchino che ieri è stato catturato su di una nave che lo portava a Tangeri». Il quotidiano,  che non rinuncia  a sottolineare ogni comportamento  considerato illegale o non adeguato di extracomunitari, ammette alla fine del pezzo: «La verità forse la sa soltanto un’altra persona. L’uomo che dopo l’ultimo sms ricevuto alle 18.44 da Yara, la sera del 26 novembre, le ha spento il cellulare».

“Yara uccisa, si cerca il corpo”. Apertura di due pagine sulla scomparsa della 13enne di Bergamo per LA STAMPA, che prova a interpretare con uno sguardo più freddo quello che sta accadendo. In un’intervista, il sociologo Marzio Barbagli, uno dei massimi esperti di immigrazione e sicurezza, avverte: «In una vicenda di forte impatto emotivo come quella di Yara la comunità ha bisogno di trovare in fretta un colpevole anche a costo di commettere degli errori iniziali». Bisogna ripartire dai dati, dice Barbagli, e da qui risalire alle cause. I dati dicono che sebbene in Italia il numero di omicidi sia notevolmente calato, passando da quasi 2mila all’anno del ’92 ai 620 attuali, la quota di immigrati condannati per omicidio è molto elevata rispetto a peso degli immigrati stessi. Questo avviene anche in altri Paesi. Per quanto riguarda l’Italia ci sono diverse ragioni, una legata «agli irregolari, più devianti, e alla nostra difficoltà di gestire i flussi migratori», un’altra «riguarda il grado di integrazione. Chi vive in un contesto familiare o comunitario delinque più difficilmente di uno senza rete». Il problema esiste, dice il sociologo, ma in pochi sono interessati ad affrontarne le cause. «L’immigrazione infatti è l’ultimo terreno di scontro ideologico della società post-ideologica, l’unico che contrappone ancora gli eccessi di chi cavalca la paura e di chi minimizza».

E inoltre sui giornali di oggi:

CORRUZIONE
LA REPUBBLICA – Nelle pagine romane del quotidiano diretto da Ezio Mauro continua a montare lo scandalo Atac: centinaia di assunzioni a familiari, parenti e affini nell’attuale amministrazione ma anche in quella precedente. I carabinieri stanno vagliando le assunzioni degli ultimi 5 anni. Mentre Alemanno annuncia: «per la Formula Uno all’Eur faremo un referendum nel quartiere» (non si capisce perché non nella città intera).

ALTA VELOCITA’
LA STAMPA – “Tav, c’è tempo solo fino a marzo”. La Torino-Lione rischia di rimanere senza i soldi europei. La Commissione Ue pensa a un nuovo e definitivo ultimatum all’Italia. Fonti europee rivelano che se non saranno rispettate due condizioni cruciali, la firma della nuova convenzione con la Francia e l’avvio dei lavori alla Maddalena entro marzo – Bruxelles sospenderà i fondi messi a disposizione dall’Ue, del tutto o in parte. Significa che è in forse un contributo da 200 milioni a 671 milioni di euro.

QUALITA’ DELLA VITA
IL SOLE 24 ORE – Unite in vetta e non solo geograficamente, Bolzano e Trento sono in cima alla classifica sulla «Qualità della vita», la ricerca di fine anno realizzata dal Sole 24 Ore del lunedì (giunta alla 21ª edizione) che confronta attraverso dati statistici la vivibilità nelle varie aree del territorio. Ultima tra le 107 province finisce invece, per la prima volta, Napoli, interrompendo la tradizione che relega sul fondo della graduatoria soprattutto realtà siciliane e calabresi. Il servizio occupa l’apertura in prima pagina de Il SOLE 24 ORE, e le pagine 2 e 3.

CANCUN
LA STAMPA – “Vertice di Cancun. Il dopo-Kyoto divide il mondo”. Dopo una settimana di trattative, il vertice sul clima in corso in Messico ha rischiato il collasso. Il Giappone, spalleggiato da Usa, Russia, Canada, Ucraina e Australia ha riproposto il suo no alla riconferma del protocollo di Kyoto, che scade a fine 2012. La ragione è che i Paesi non-Kyoto sarebbero troppo avvantaggiati perché non sottoposti a vincoli impegnativi ma solo volontari. Un altro gruppo capeggiato dai Paesi latinoamericani ha dato battaglia, riuscendo a portare dalla sua parte tutti i Paesi del sud del mondo (il cosiddetto G77). La presidenza messicana di Kyoto alla fine ha tirato fuori un documento che ribadisce la validità della proroga del protocollo. I Paesi emergenti non-Kyoto adotteranno «impegni comparabili» e i Paesi in via di sviluppo si doteranno di una «strategia di contenimento delle emissioni» assistita dai Paesi sviluppati con soldi e trasferimento di tecnologie. Adesso però, dopo la fase tecnica, si apre la fase politica del meeting.

AFRICA
ITALIA OGGI – Interessante approfondimento di tre pagine del quotidiano dei professionisti sull’interesse per l’Africa  da parte degli studi legali italiani. Negli ultimi anni, sostiene il pezzo “L’Africa è il continente del futuro”  quest’area non solo ha mostrato potenzialità di crescita ma punta anche a raggiungere standard normativi occidentali. Ma non solo: si sta sviluppando il tessuto imprenditoriale, crescono i consumi e il peso della classe media. Questo quadro di condizioni «spiega il crescente interesse degli studi legali, impegnati nell’area al seguito dei grandi investitori internazionali,sempre più spesso a caccia anche di mandati dai governi locali, che vedono proprio nelle law-firm internazionali un ponte ideale per accrescere la propria capacità attrattiva verso gli investitore internazionali. Energia, infrastrutture e finanza sono i settori che vendono più impegnati le società occidentali.

MIGRANTI
IL SOLE 24 ORE – Al via le prove di italiano per migranti. Giovedì parte la procedura online, mentre gli esami veri inizieranno a febbraio (entro 60 giorni dalla prime richieste), e il test di italiano rischia di diventare più difficile per le prefetture che per gli immigrati. Sui numeri, gli uffici territoriali hanno ancora meno certezze. Gli aspiranti sono tanti, l’impatto è stato finora sottostimato. «Almeno 700mila stranieri hanno i requisiti. Dettagli e polemiche a pagina 8.


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