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Yalla Italia: caro nemico

Il nuovo numero dell'inserto di Vita Magazine dedicato alle seconde generazioni affronta il tema più delicato: il rapporto con il “nemico". E intanto le redattrici di Yalla iniziano un blog anche sulla Stampa

di Martino Pillitteri

Dopo le settimane di passione e di dolore per gli eventi a Gaza che hanno toccato direttamente le sensibilità delle ragazze di Yalla Italia e messo alla prova la loro capacità di affrontare in modo obiettivo il tema del conflitto, le ragazze della redazione di Yalla  hanno voluto riflettere su un tema cruciale: cosa significa schierarsi?  Come guardare in faccia e dialogare con chi dovrebbe essere il nemico? Quali sono e dove sono i modelli di convivenza tra ebrei e musulmani?
Le loro riflessioni, caratterizzate come sempre dall’assenza d’ipocrisie, hanno riempito l’attuale numero di Yalla Italia intitolato Caro Nemico che è in edicola fino a giovedì con Vita Magazine.
Quando l’attualità bussa alla porta, ha scritto Lubna nell’ editoriale: Yalla Italia non si tira indietro. Gli eventi di Gaza hanno travolto molte persone, hanno diviso, e indotto i più a permettere che riaffiorassero rancori e rivendicazioni. Per non cadere in questa logica siamo partiti dal presupposto di non avere nessuna verità assoluta, abbiamo riconosciuto la parzialità delle nostre posizioni. Senza rinunciare a quello che siamo, riconoscendo che entrambe le parti hanno le rispettive ragioni e forse anche dei torti, ci siamo guardati in faccia. I pensieri espressi, gli guardi, le lacrime e i silenzi sono stati tutti presenti, complementari e sentiti. Questo numero nasce da un incontro fisico in cui ci siamo guardati in faccia, senza dimenticare quello che stava accadendo fuori. Nasce dalla consapevolezza che non c’è niente che si debba tener nascosto per affrontare consapevolmente qualcosa che ci a toccato nel profondo. Questo ultimo numero di Yalla è una collezione di testimonianze di chi sente fortemente le vicende conflittuali del presente ma ha anche uno sguardo propositivo e ottimista verso il futuro.
E sarà un futuro dove l’affascinante e qualche volta complesso processo d’identità delle seconde generazioni in Italia e in Europa avrà un ruolo fondamentale per lo sviluppo del nostro paese e una grande valenza nei confronti dei rapporti tra l’Italia e i paesi del mediterraneo. Ma stanno anche già provocando un effetto all’interno del sistema Italia. I giovani italiani delle seconde generazioni sono i testimonial di un Italia sempre più multietnica che ogni giorno produce nuovi linguaggi, nuovi talenti, nuove opportunità professionali, che innesca nuove dinamiche sociali, ma che favorisce anche la consapevolezza che alla fine gli altri siamo noi.
Non è un caso che “Gli Altri Siamo Noi”, è il nuovo blog sulle seconde generazioni lanciato proprio oggi sul sito della La Stampa.
«Dopo tanto parlare di “altro” e “diverso” ci mettiamo in gioco per primi, raccontandoci e dichiarandoci primi protagonisti di un’attualità sempre più incentrata sulla multiculturalità. Questo blog nasce dalla convinzione che i giovani siano il Futuro di questo Paese, un futuro che deve essere costruito in primis da noi stessi, attraverso quella che secondo noi può essere un’arma vincente: la Comunicazione, e quindi il Dialogo e il Confronto» si legge nell’introduzione di apertura. 
Il blog è gestito anche da tre delle nostre redattrici di Yalla: Lubna Ammoune, Layla Joudè , Smahane Atif  insieme  alla loro amica Mariam Kilami.
«E’  una bella soddisfazione collaborare con Yalla Italia, con Vita Magazine e firmare i pezzi sul blog della La Stampa on line» ha detto Layla. «Come tutte le conquiste, la nostra partecipazione a queste innovative piattaforme comunicative sono frutto di un processo lungo e impegnativo che coinvolge noi seconde generazioni a livello personale ma anche il futuro dell’Italia. Per migliorarci, per riuscire ad essere sempre propositive, per rafforzare i ponti che stiamo costruendo  e per mantenere elevati gli standard di qualità dovremmo migliorarci, ascoltare senza pregiudizi, capire il punto di vista degli altri e continuare ad imparare. Insomma ci sarà da soffrire».
Giovani yalliste soffrono….ma crescono.


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