Cultura

XFactor, quei contratti capestro che spingono i Jarvis a lasciare

Tra i 12 finalisti i Jarvis si sono ritirati, "per motivi personali" dice il programma. In realtà le cose non stanno così. Ecco il vero motivo per il quale la band milanese non è in finale. Alcuni stralci del resoconto di Michele Monina su Linkiesta

di Michele Monina

…La storia un po' la sapete. Magari vi mancano i dettagli. Ve li raccontiamo noi. Siam qui per questo, no?…

Alle audizioni, se avete seguito il programma ben lo ricorderete, si è messa in evidenza una band di ragazzini milanesi sul brit-pop. Si chiamano i Jarvis, e hanno eseguito una versione di Mrs Robinson di Simon e Gartfunkel in stile Lemonheads. Durante le audizioni si è sentito Alvaro Soler parlare per primo, tra i giudici, e dire che gli piaceva solo il bassista, gli altri dire che erano “verdi”, intendendo acerbi, ma che piacevano e passavano il turno.

I Jarvis a X Factor


In rete, se cercate bene, trovate la versione reale di quella audizione, coi commenti di tutti i giudici e quello di Alvaro che arriva alla fine, ripreso con uno smartphone dalla platea, lì tutti sono concordi nel riconoscere il talento dei ragazzi. Poi li si è visti ai Bootcamp, finire tra i sei destinati alla successiva tappa, quella degli Home Visit. A guidare le band proprio Alvaro Soler, che però è apparso più volte in balia di un non ben precisato demone interiore. Il fatto che tutti i giudici avessero le capsule che fungono da cuffie potrebbe spiegare più che qualcosa a riguardo.

Un passo indietro, il loro manager, Larsen Premoli, mi racconta che la loro partecipazione a X Factor non è stata una loro idea. Un redattore del programma li ha avvicinati al Rock'n' Roll di Milano, storico locale dove si tengono live in zona Stazione Centrale, fingendo di trovarsi lì per caso e invitandoli a presentarsi alle audizioni. Il ragionamento espresso dall'autore, dice il manager, è stato semplice. Gli ultimi artisti che hanno funzionato tra quelli usciti dai talent sono state band maschili, dai Dear Jack di Alessio Bernabei ai The Kolors. X Factor non ha mai fatto nulla di rilevante, a riguardo, questo sarebbe potuto essere l'anno giusto.
I ragazzi partecipano. Firmano un faldone di contratto con la produzione che li impegna, successivamente, a firmarne uno per i Bootcamp, e poi uno per gli Home Visit. Nel caso di ingresso nei Live il contratto con la Fremantle, casa di produzione cui Sky ha affidato il programma, prevede l'impegno a firmare un nuovo contratto, pena l'esclusione dal programma.

E qui succede il fattaccio. I ragazzi volano a Barcellona, da Alvaro Soler (che per altro sembra sia nel programma a carico di Sony Spagna, cioè solo ed esclusivamente per promuovere se stesso). Qui passano il turno, in compagnia di Daiana Lou e Les Enfants. Baci, abbracci, complimenti, ci si vede a Milano. Peccato che i nodi vengano al pettine.
I ragazzi, ci racconta il manager, vengono convocati in Sony per firmare un megacontratto onnicomprensivo, che riguarda ovviamente tutta la parte televisiva, con tanto di schede mediche approfondite, ma anche con una opzione discografica importante. Cinque album più uno, con 12/18 mesi ciascuno. Come dire, potrebbe arrivare a durare quasi dieci anni.

La parte televisiva era prevista, la seconda no, essendo in effetti la firma di un contratto con Sony in realtà il premio per la vittoria finale di X Factor. Vincolarsi per così tanto tempo, per altro unilateralmente, visto che la Sony può serenamente decidere di non esercitare l'opzione entro quarantacinque giorni, è una sorta di suicidio, per chi ha venti anni e magari non è così convinto che la faccenda abbia preso la piega giusta. Inizia un braccio di ferro. Braccio di ferro si fa per dire. Perché i ragazzi, come tutti gli altri concorrenti, vengono sostanzialmente separati, e forzati a firmare. Del resto, la firma del primo contratto era stato ancora più singolare, come già si era evinto dalle testimonianza di concorrenti alle edizioni precedenti. A fronte di un papiro di qualche centinaio di pagine i concorrenti si ritrovano a dover apporre firme sul momento, senza poter leggere, ma alla presenza di un legale fornito dalla produzione (c'è, è vero, un'elezione di un legale di fiducia, ma viene scelto in una rosa di tre nomi, offerti tutti dalla produzione, come dire: "scegli questo mio legale, quest'altro mio legale e l'ultimo legale, sempre mio"). Nessuna lettura. Nessuna possibilità di confrontarsi con un parente, un amico, un manager, appunto. Il contratto prevede una scrittura artistica con Fremantle, un contratto di opzione discografica per cinque album più uno con Sony (eventuali Ep o lavori con meno di nove tracce fuori dal contratto), contratto di edizioni musicali con Sony Publishing, contratto di management con Sony, e contratto di Booking delegato a Sony , in attesa di successivi accordi. Il tutto ovviamente forti del fatto che i concorrenti, anche quelli che verranno eliminati, sono sotto vincolo di riservatezza, a differenza, per dire del manager, presente in tutte queste fasi e nostra guida in questa vicenda. Si rinuncia a ogni vincolo manageriale precedente, e ci si lega per qualcosa che potrebbe risultare lungo per un ragazzo molto giovane, cinque anni…


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