Cultura
Wyatt, tanta energia da far invidia ai 20enni
Recensione del cd "Cuckooland" di Robert Wyatt.
Si è fatta ancor più sottile la voce di Robert Wyatt: alle volte ormai è solo un soffio, un sibilo, un sussurro. Eppure il miracolo si ripete ancora: questo inconfondibile filo sonoro riesce ancora a tirarsi dietro una musica dall?intensità incredibile, fa scoprire mondi luminosi in cui si intrecciano jazz, progressive, elettronica e rock. Come ha fatto per tutta la sua carriera, Wyatt consegna il suo nuovo album dopo un lungo periodo di silenzio. Cuckooland è l?album di un cinquantottenne che, su una sedia a rotelle da trent?anni, è sostenuto ancora da una forza creativa e da una freschezza che tanti ventenni, culturisti del rock, sperimentatori elettronici, dovrebbero invidiargli. Cuckooland è anche una casa affollata di ospiti: c?è Paul Weller, Cristina Donà, Karen Mantler, i sassofoni e i clarinetti di Gilad Atzmon, il trombone della Whitehead e David Gilmour, che concede una splendida trama di chitarra per Forest, sul cui finale interviene anche Brian Eno. Un capolavoro che fa pensare ai tempi di Rock Bottom. Tra le altre perle, Old Europe, ispirata ai vecchi film francesi in bianco e nero, e la bellissima cover di Insensatez di Antonio Carlos Jobim: 75 minuti in cui anche le amarezze si sciolgono nel sorriso positivo di questo grande saggio del rock. Che è poi quel concetto antico della musica come ancora di salvezza, rifugio.
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