Sostenibilità

WWF: rischio inquinamento chimico per tartarughe e cetacei

Preoccupanti i risultati della campagna di biomonitoraggio condotta da un' equipe di ricercatori facente capo all'Universita' di Siena

di Benedetta Verrini

Tartarughe marine e cetacei a rischio inquinamento chimico: è l’allarme lanciato dal Wwf che ha reso noti oggi i risultati della campagna di biomonitoraggio condotta da un’ equipe di ricercatori facente capo a Silvano Focardi, Preside di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell’Universita’ di Siena e membro del Comitato Scientifico del Wwf. In pericolo sono soprattutto le tartarughe marine tipiche dei nostri mari, la specie piu’ vulnerabile alle modifiche dell’ habitat. In quattro esemplari di Caretta Caretta rimasti nelle reti dei pescatori nell’Adriatico settentrionale, i ricercatori – riferisce il Wwf – hanno rinvenuto ”tracce significative” di idrocarburi clorurati usati diffusamente in passato nell’ industria elettrotecnica ma anche come plastificanti e solventi. Le analisi dei campioni di muscolo, fegato ed adipe hanno rilevato concentrazioni medie di PCB, espresse in ng/g (nanogrammi per grammo) di peso fresco, pari a 334 ng/g nell’ adipe 119 ng/g nel fegato, 14 ng/g nel muscolo. Cio’ ha permesso di dimostrare – spiega il Wwf – non solo la capacita’ dei PCB di accumularsi in questi organismi marini, ma di concentrarsi preferibilmente nel grasso animale. Valori che suggeriscono, afferma il Wwf, ”un rischio tossicologico a carico di questi rettili marini nei confronti di questo genere di agenti chimici. ”Cio’ – ipotizza l’organizzazione ambientalista – potrebbe in parte spiegare i ritrovamenti, di tartarughe spiaggiate sia sulle coste del mar Adriatico che su quelle del mare del Nord”. Ma l’accumulo di sostanze tossiche, anche cancerogene – afferma ancora il Wwf – riguarda altre specie protette. Analizzando i tessuti, gli organi (reni, fegato) e il sangue di cetacei (balenottere comuni, delfini, stenelle, tursiopi) in Mar Ligure, Tirreno, Adriatico e Ionio, i ricercatori ”hanno rilevato una preoccupante presenza di sostanze tossiche: DDT (insetticida da anni fuori commercio), PCB (Policlorobifenili), IPA (Idrocarburi policiclici aromatici) sono risultati presenti in decine di esemplari oggetto dell’indagine”. A fronte di questa situazione, ”e’ giunto il momento di intraprendere opportune azioni correttive. E’ necessaria – conclude il Wwf – una linea d’azione piu’ severa: maggiori controlli delle coste italiane per evitare che l’attivita’ umana incida negativamente sulla qualita’ delle acque e una regolamentazione idonea che impedisca, a sostanze pericolose, di essere immesse nell’ambiente o addirittura prodotte”.


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