Sostenibilità

Wwf: le Alpi stanno male. Presentato oggi un rapporto shock

L'innalzamento della temperatura, l'urbanizzazione dei fondovalle, la crescita del trasporto su gomma e l'atrofizzazione dei fiumi sono i mali principali

di Gabriella Meroni

Tre miliardi di alberi disseminati su 7,5 milioni di ettari di foresta, 4,5 milioni di ettari impiegati in agricoltura, 6.5 milioni di capi di bestiame, quattro ceppi linguistici e centinaia tra dialetti e lingue minori, 2.700 km di elettrodotti e 1.500 km tra oleodotti e metanodotti e chi più ne ha più ne metta.

Questa in sintesi la fotografia scattata dal ?II Rapporto sullo Stato delle Alpi? curato dalla CIPRA (Commissione Internazionale per la Protezione delle Alpi) e tradotto in quattro lingue (italiano, francese, tedesco e sloveno), che quest?anno ha puntato l?obiettivo sulla vita e le prospettive di sviluppo della società alpina. Un documento ricco di dati e informazioni che analizza l?arco alpino come sistema unico, al di là cioè delle otto autorità nazionali che lo compongono, e che rappresenta un?indagine accurata per conoscere e capire a fondo le Alpi. Un territorio variegato, luogo di uno straordinario patrimonio naturale e culturale, ma proprio per via delle sue caratteristiche particolari, un territorio delicato, da maneggiare con cura e tutelare.

?Il patrimonio delle Alpi è nell?estrema ricchezza di specie, di foreste, di acque, ma anche nella diversità di espressioni culturali che si traducono nei tanti prodotti dell?agricoltura, dell?artigianato, e nelle forme tradizionali di ?governo? del paesaggio ? dice Damiano Di Simine, presidente di CIPRA Italia -. La condizione geografica delle Alpi, al centro dell?area più dinamica e prosperosa d?Europa, se da un lato costituisce un?opportunità economica e di mercato turistico, dall?altro le espone prima di altri territori a fenomeni di degrado che rischiano di comprometterne le risorse. Se lo scioglimento dei ghiacciai e le alterazioni dei regimi climatici sono l?effetto di trasformazioni globali, la pesante urbanizzazione dei paesaggi di fondovalle, la crescita esponenziale del trasporto delle merci su gomma, l?artificializzazione dei corsi d?acqua, l?eccesso di prelievo idrico e le dinamiche di spopolamento dei versanti sono invece problemi di cui i Paesi e le Regioni Alpine, insieme all?Unione Europea, sono chiamati a farsi carico, attivando politiche e programmi incisivi per l?attuazione della Convenzione delle Alpi e dei suoi protocolli?.

Dello stesso avviso anche il WWF Italia. ?Chiediamo che il Parlamento italiano ratifichi i protocolli della Convenzione delle Alpi entro l’autunno ? dichiara Enzo Venini, consigliere nazionale WWF-. Solo cosi si potrà porre un argine agli interventi incontrollati, disordinati e dannosi per la conservazione del più famoso ambiente montano del mondo, le Alpi. L?Italia detiene la presidenza della Convenzione delle Alpi fino all?autunno di quest?anno, ma finora il nostro Paese ha fatto molto poco per rendere il trattato operante. Il 7 febbraio scorso il Governo ha finalmente approvato un disegno di legge per la ratifica di 9 protocolli e ora si aspetta il via libera dal Parlamento. Per salvare le Alpi e arginare le disastrose conseguenze dei mutamenti climatici provocati dall’aumento dei gas serra e dell’inquinamento, è inoltre vitale che entro giugno si ratifichi definitivamente il protocollo di Kyoto. Le Alpi sono tra gli ecosistemi più a rischio, e gli effetti del clima che cambia sono già visibili. Il 40% dei 1.300 ghiacciai dell’arco alpino si è già sciolto e quelli che restano continuano a dissolversi?.

Punta invece sulle tante opportunità di sviluppo eco-sostenibile l?intervento di Fabio Renzi, responsabile Territorio di Legambiente. ?Il rapporto della CIPRA restituisce un quadro critico dello stato delle Alpi: le alterazioni del clima minacciano la sopravvivenza di economie consolidate, come quelle legate al turismo invernale, e allo stesso tempo mettono a rischio la biodiversità e perfino la stabilità dei versanti. L’agricoltura, fatte salve alcune aree, fatica a mantenere il proprio ruolo economico e ambientale, i tradizionali riferimenti culturali e linguistici rischiano di soccombere di fronte allo spopolamento e all’avanzata di modelli insediativi tipici delle metropoli. A fronte di questi dati, la montagna italiana deve essere posta nelle condizioni di imboccare un percorso di sviluppo orientato all’eccellenza territoriale. Un percorso possibile anche per le Alpi italiane, nonostante la crescita di fenomeni di abbandono e spopolamento. Occorre mettere a punto progetti di sviluppo locale capaci di aggregare i Comuni, le Comunità Montane e i Parchi, che facciano tesoro delle risorse territoriali e ambientali della Regione Alpina rilanciandone il ruolo. Purtroppo fino ad oggi non possiamo che sottolineare il clamoroso ritardo del nostro Paese. Ma questa assenza di politiche non deve fare sottovalutare i tanti apporti di Comuni e Parchi che, come nel caso delle Dolomiti Bellunesi, hanno saputo compiere passi importanti per la costruzione di progetti ispirati alla sostenibilità e alla piena valorizzazione delle risorse a partire dal coinvolgimento delle comunità locali. Per valorizzare queste iniziative, Legambiente organizzerà questa estate una ?carovana? che percorrerà tutto l?arco alpino da Tarvisio al Colle di Cadibona nelle Alpi liguri incontrando sindaci, enti parco, popolazioni locali e turisti?.

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