Sostenibilità
WWF: i governi nascondono sotto il tappeto il sostegno al carbone
Un report di WWF internazionale rivela che sono stati 73 i miliardi a sostegno dell'industria del più sporco dei combustibili fossili negli ultimi 7 anni. L'appello all'Ue per cambiare rotta mentre è in corso la riunione dell'Ocse e si avvicina quella del G7. La campagna in Italia
Con una mano agiscono virtualmente, mentre con l’altra continuano a finanziare il più sporco dei combustibili fossili: il carbone. Si stanno comportando in questo modo i governi dei Paesi sviluppati che, negli ultimi otto anni, mentre gli impatti climatici sono in fase di accelerazione, hanno incanalato oltre 73 miliardi di dollari di denaro pubblico in progetti legati al carbone. A rivelare come questo finanziamento che ammonta a 9 miliardi di dollari l’anno stia causando tanto inquinamento come quello prodotto dall’Italia è il nuovo rapporto lanciato dal WWF internazionale, Natural Resources Defense Council e Oil Change International: UNDER THE RUG. How Governments and International Institutions are hiding billions in support to the coal – Sotto il tappeto: così i Governi e le Istituzioni internazionali nascondono miliardi a sostegno dell'industria del carbone.
Oggi e domani i 34 Paesi dell’Ocse (dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) – con i Paesi dell’Ue che costituiscono quasi i due terzi dei membri, chiosa una nota di WWF Italia – si riuniscono per l’incontro ministeriale annuale. Il 7 e 8 giugno i Capi di Stato e di Governo del G7 si incontreranno in Germania. Per WWF si tratta dell’ultima possibilità per l'Ue di assumere un ruolo guida sul clima nei colloqui Ocse in corso, prima della COP 21 di Parigi. Non solo. I leader mondiali devono cogliere queste importanti opportunità politiche per garantire la loro credibilità sul cambiamento climatico e smettere di sostenere l’industria del carbone all’estero.
«Molti governi dei Paesi sviluppati che sostengono ambiziose azioni per il clima, finanziano contemporaneamente l’industria del carbone all'estero. Non possono fare entrambe le cose ed essere credibili», ha dichiarato Samantha Smith, Leader della Iniziativa Globale su Clima ed Energia del WWF. «Per le nazioni ricche è tempo di investire i loro soldi in soluzioni, come le energie rinnovabili, piuttosto che utilizzare il denaro dei contribuenti per alimentare il cambiamento climatico».
Il report (in allegato in inglese) rivela che tra il 2007 e il 2014 la finanza pubblica internazionale che investe in carbone è responsabile di livelli di inquinamento di gas a effetto serra pari a quasi mezzo miliardo di tonnellate di anidride carbonica equivalente all'anno.
Il Giappone è il Paese che maggiormente sostiene l’industria del carbone, con oltre 20 miliardi di dollari di finanziamenti. Nel club Ocse – le cui ufficiali Agenzie di Credito all’Esportazione forniscono quasi la metà dei finanziamenti internazionali al carbone – Corea e Germania sono i principali Paesi ad investire nella fonte fossile più sporca.
Il resto degli investimenti pubblici in carbone viene da istituzioni di finanza pubblica cinesi e russe (23%) e da Banche Multilaterali di Sviluppo (22%).
Il rapporto, inoltre, smentisce l'affermazione che il finanziamento alle esportazioni di carbone è necessario per combattere la povertà energetica nei Paesi in via di sviluppo. Lo studio internazionale mostra chiaramente che i crediti per l’esportazione del carbone non sono andati ai Paesi a basso reddito, ma addirittura un quarto del totale è andato ai Paesi ad alto reddito.
L'Unione Europea non è ancora riuscita a concordare una posizione ufficiale, dal momento che gli Stati membri sono ancora divisi: alcuni sono disposti a porre fine al sostegno per gli impianti a carbone, altri invece sono più riluttanti.
«La COP 21 di Parigi è dietro l'angolo. Per i Paesi europei e per le istituzioni che governano l’Ue è giunto il momento di porre fine ai rinvii e dare un segnale chiaro di autorevolezza mondiale», ha detto Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia che sta portando avanti una campagna sul carbone. «L’impegno sul clima e quello a eliminare gradualmente i sussidi ai combustibili fossili devono immediatamente portare l'Ue a chiedere all'Ocse la fine dei crediti all'esportazione per il carbone. Nel contesto Ocse e in quello G7, l’Italia ha l’occasione giocare un ruolo di primo piano e di visione, assumendo una posizione chiara ed esercitando pressioni sugli altri paesi affinché abbandonino gli investimenti al carbone e puntino finalmente in modo convinto su fonti rinnovabili ed efficienza energetica».
Pochi giorni fa, inoltre, il 27 maggio, la Norvegia con un accordo bipartisan raggiunto dal Comitato permanente per la Finanza e Affari Economici del Parlamento che impone al Fondo Sovrano Norvegese di cedere le partecipazioni in società che generano oltre il 30 per cento della loro produzione o dei ricavi da attività in miniere di carbone o in centrali elettriche a carbone, ha detto addio al carbone, segnando una grande vittoria della campagna mondiale #DivestNorway che nelle ultime settimane ha posto la Norvegia al centro dell’attenzione e che è stata portata avanti da Future in our Hands, Greenpeace Norvegia e WWF Norvegia. Le tre organizzazioni, in poche settimane, hanno raccolto – in uno sforzo congiunto con i partner internazionali 350.org, Avaaz e urgewald – decine di migliaia di firme a sostegno del disinvestimento dal carbone.
La decisione è stata salutata come una delle più grandi vittorie per la campagna di disinvestimento globale che ha recentemente ottenuto gli impegni dalla Chiesa d'Inghilterra, dell'Università di Edimburgo e di molti altri. È un passo importante per raggiungere l'obiettivo di mantenere il riscaldamento globale al di sotto della soglia di 2 gradi centigradi. Per raggiungere tale obiettivo è fondamentale che i principali investitori mondiali abbiano segnali chiari dai Governi, a cominciare da quelli del G7.
Qui un interessante infografica
Foto in apertura Getty Images
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