Sostenibilità
WWF contro il monopolio di Autostrade
L'associazione domani al Tar del Lazio per verificare la legittimità della proroga al 2038 della concessione ad Autostrade decisa nel 1997
di Redazione
Domani finalmente, al Tar del Lazio, si discute nel merito il ricorso presentato dal WWF Italia, l?11 giugno 1999, che contesta la proroga dal 2018 al 2038 concessa alla Società Autostrade, oggi Autostrade per l?Italia (ASPI). Una proroga illegittima, a giudizio del WWF, perché assegnata senza che si svolgesse alcuna gara internazionale, come previsto dalle norme comunitarie e nazionali, e in assenza di una puntuale revisione del piano finanziario, elemento prioritario ai fini della legittimità della proroga, come già allora rilevato nei pareri resi dalla Corte dei Conti e dall?Autorità Antitrust, che portarono alla registrazione con riserva del decreto.
?Ci sentiamo in dovere di intervenire in una questione delicata come questa e di spingere l?adozione di criteri che garantiscano maggiori diritti, una migliore qualità di vita per milioni di cittadini italiani e, non ultima, la tutela del nostro ambiente ? dichiara il WWF Italia – Il rapporto concessorio in esame, infatti, dovrebbe rispondere a principi di interesse pubblico molto più vasti, che garantiscano non solo una gestione ottimale dei flussi di traffico, ma che tengano in considerazione anche le conseguenze dannose sul piano ambientale, provocate da uno smisurato trasporto su gomma e dall?incidenza delle infrastrutture autostradali sui paesaggi naturali. Siamo favorevoli ai processi di liberalizzazione, ma chiediamo che questi avvengano mediante gara e con procedure trasparenti, nel pieno rispetto delle normative sugli appalti e delle concessioni nazionali e comunitarie, le quali contemplano meccanismi a garanzia dell?ambiente e del cittadino, ma che non trovano ancora applicazione nel nostro Paese.?
Il WWF Italia, nel sostenere l?attualità nel merito del ricorso di fronte al giudice amministrativo, riprende e sviluppa gli argomenti contenuti nella Delibera n. 56/2007 del 19 luglio 2007 della Corte dei Conti la quale, con un comunicato diffuso nel luglio 2007, dichiarava quanto segue: ?Il rapporto concessorio instaurato dapprima con Autostrade SpA nel 1997 e, successivamente, all?indomani della riorganizzazione del Gruppo Autostrade e dell?operazione ?Mediterraneo? con Autostrade per l?Italia SpA (ASPI), e quello successivamente stabilitosi con le restanti concessionarie, presenta gravi manchevolezze relativamente alle garanzie poste a tutela degli interessi ANAS, dell?utenza autostradale e pubblici in generale.(?)
Un tale lacunoso impianto negoziale ha consentito alle concessionarie di lucrare, sia pure con il concorso di cause esogene indipendenti dalla loro volontà, la differenza tra i prelievi da pedaggio ed i nuovi investimenti effettuati, pur se formalmente restava, e tuttora resta, in capo ad esse l?obbligo di dare comunque corso agli investimenti stessi?.
In questa maniera, si è semplicemente consolidata una posizione dominante di quasi-monopolio che ha consentito ad ASPI, come rilevato dalla Corte dei Conti, di avere enormi ed introiti derivanti da tariffe, che nel tempo sono sempre state ritoccate al rialzo: l?ultima volta, nella XIV legislatura, il Governo Berlusconi intervenne per rivedere il rapporto convenzionale aumentando i pedaggi di ASPI, servendosi addirittura dello strumento del decreto legge (dl 335/2003), nonostante il parere del NARS (Nucleo di Attuazione e Regolazione dei Servizi di Pubblica Utilità), che proponeva invece una loro riduzione del 9% per il periodo dal 2003 al 2007.
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