Sostenibilità

Wto. “Non hanno imparato la lezione di Cancun”

Il commento all'accordo raggiunto in sede di Wto dell'"Osservatorio sul commercio mondiale" promosso da varie organzizazioni new global

di Ettore Colombo

Meno di 24 ore per studiare il nuovo testo dell?Accordo-cornice di Luglio prima dell?approvazione; un?intera nottata di negoziati nei quali i negoziatori dei poteri più forti hanno incontrato faccia a faccia le delegazioni dei Paesi africani, costringendole a una maratona che è durata fino alle prime luci dell?alba, ma che non ha portato a sostanziali modifiche nei contenuti; tutte le delegazioni africane contrarie alla linea dell?Accordo-cornice sono state escluse dalle green rooms in corso da stamattina alle 8.00; infine una bozza di accordo finale che, come Tradewatch, in accordo con reti, ong, e movimenti che fin da Seattle denunciano i rischi di questo nuovo round di negoziati della WTO, definiamo pericoloso e pregiudizievole per lo sviluppo sostenibile e l?autonomia politica dei paesi più poveri del Pianeta. La Wto non ha imparato la lezione di Cancun e, beffa tra le beffe, con l?unica accortezza di impedire ai rappresentanti della società civile l?accesso al Palazzo di Ginevra e il contatto con le delegazioni nelle ore in cui si svolgevano i negoziati, cerca di riavviare i negoziati imponendo un accordo che, in cambio di aperture di facciata, conserva intatto il pacchetto di privilegi commerciali che USA e Unione Europea, soprattutto in ambito agricolo, portano in dote alle proprie economie. Utilizzando il criterio del ?divide et impera? il testo è stato concordato quasi esclusivamente all?interno del Non-Gruppo dei 5 (USA, UE, India, Brasile e Australia), per spezzare il fronte dei Paesi in via di sviluppo che aveva inceppato il meccanismo a Cancun. L?accordo di luglio fa digerire quello che a Cancun era stato rifiutato e solo la cancellazione di 3 dei 4 cosiddetti ?Temi di Singapore?, relativi agli investimenti, costituisce, a nostro giudizio, un buon risultato. Riteniamo grave, infatti, che l?agricoltura rimanga ancora all?interno dei negoziati, perché siamo convinti che il cibo non sia una merce come tutte le altre, ma un diritto umano da garantire anche agli 800 milioni di persone che oggi non mangiano tutti i giorni. L?obiettivo della Wto è stato quello di garantire il diritto ad esportare di Paesi come USA e UE: lo spostamento nella cosiddetta ?Scatola Blu? dei sussidi legati alla Farm Bill, la riforma agricola americana, consente agli Usa di tenere in piedi l?attuale sistema degli aiuti ai propri coltivatori; mentre il mantenimento dell?assetto attuale della ?Scatola Verde?, e quindi anche del 70% dei sussidi USA e tutti i sussidi UE legati alla riforma della Politica Agricola Comunitaria, azzera i benefici che avrebbe potuto apportare la dichiarazione, esplicita nel testo, di un futuro azzeramento di tutti i sussidi distorsivi della concorrenza (pur senza l?indicazione di una finestra di tempo determinata). Al contrario i Paesi poveri sono obbligati a ridurre tutti i sussidi interni, seppure oggi ridotti al minimo, che noi giudichiamo necessari per il sostegno ai piccoli produttori e alle agricolture familiari. Un?opzione che, nel corso dell?incontro co-organizzato dalle nostre realtà in Campidoglio nel marzo scorso, il ministro per l?Agricoltura Gianni Alemanno aveva giudicato pericolosa, e che dal canto suo, il ministro Adolfo Urso e il nostro Governo hanno voluto percorrere, allineandosi alla difesa francese degli interessi delle lobby agricole, non certo dei piccoli coltivatori. Il cotone, al centro della nostra campagna ?La via del cotone? come prodotto agricolo simbolo dell?ingiustizia del sistema commerciale internazionale, rimane all?interno dei negoziati agricoli, parcheggiato in una cosiddetta ?sottocommissione?, senza che vengano indicati effettivi tempi e modalità per la rimozione di tutti i sussidi che danneggiano l?accesso al mercato dei Paesi più poveri. E? la prova più lampante di quando questo round negoziale sia lontano dall?essere, come vorrebbe la Dichiarazione di Doha, un Round dello sviluppo. Il testo tenta di accelerare anche la liberalizzazione del mercato dei servizi, tra i quali acqua, sanità, istruzione. L?accordo chiede infatti a tutti i Paesi che non abbiano ancora presentato le loro “offerte iniziali” di apertura dei propri mercati di farlo il più presto possibile. Sarà negoziata una data per un secondo round in cui scambiarsi una seconda versione (rivista e ampliata) delle offerte. Molte delle ong aderenti alla rete internazionale Questo Mondo Non E? In Vendita nella scorsa notte ha inviato ai delegati dei Paesi più poveri un appello, sottoscritto anche dalle nostre organizzazioni (di cui riportiamo il testo completo in allegato), per invitarli a non arrendersi, a portare fino in fondo la lotta per un commercio più giusto. Anche se i negoziati dovessero ricevere un nuovo impulso dall?Accordo di luglio, Tradewatch continuerà ad analizzare e denunciare il loro impatto sull?anello più debole del sistema: tutti quei produttori e quei cittadini che rischiano di essere tagliati fuori e che solo nei movimenti sociali e nelle reti di solidarietà e di economia solidale, nel Nord come nel Sud del mondo, trovano spazio politico e alternative concrete per la propria sopravvivenza. Rilanciamo l?invito a costruire insieme ai movimenti di tutto il mondo la Settimana Globale di Mobilitazione sul Commercio Internazionale (10-16 Aprile 2005) in vista della possibile nuova ministeriale della WTO di Hong Kong.


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