Cultura

World music elettronica, colta e mostruosa. Bella!

Recensione del cd "Richest Man in Babylon" della Thievery Corporation.

di Enrico Barbieri

Ladra di suoni, questa Thievery Corporation, ma con destrezza. Il duo di Washington, Rob Garza e Eric Hilton regala un nuovo album, dopo l?eclatante successo di The Mirror Conspiracy. Hanno lavorato a lungo in uno studio che, chissà perché, viene da immaginarsi un po? come gli infernali laboratori tutti fumi e alambicchi dei film anni 50, e ora i due mandano in giro un?altra creatura di sicuro fascino: cucendo una campionatura all?altra, rubando un pezzo qui e uno lì, la Thievery ha dato vita a questo Richest Man in Babylon, un Frankestein bello ed elegante, come si conviene a un ricco orientale. Garza e Hilton saltano con passo leggero da un registro all?altro: partono in punta dei piedi con Heaven?s Gonna Burn Your Eyes, cantata da Emiliana Torrini; li ritroviamo poi assopiti dentro un mondo oppiaceo dove si leva fumosa la voce di Pamela Bricker; poi si schiude il dub di The Outernartionalist e, subito dopo, flauti d?oriente e vibrazioni lounge. Omid (Hope) è un piccolo gioco d?equilibrismo sonoro, che si regge miracolosamente sulla vocina esile di Loulou. Il tesoro su cui mette le mani la Thievery Corporation è la musica del mondo: i due la saccheggiano con maestria, mettendo in mostra la refurtiva più preziosa. La loro è una world-elettronica colta e mostruosa. Ma l?orecchio intanto gode. Anche se lui, l?uomo più ricco di Babilonia citato nel titolo, con tutti i furti della Thievery, di sicuro ora è un po? più povero.

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