Ho letto troppo tardi Wonder, dopo averlo pluriregalato ai figli bambini e adolescenti degli amici.
Letto addirittura quando, sempre dalla stessa autrice, R.J. Palacio, erano sopraggiunte le voci replicanti dei libri di Julian, Christopher e Charlotte.
A ogni pagina con la stessa scoppiettante partecipazione: tutte le volte che una voce si aggiunge al coro di questo racconto collettivo, dove ogni narrazione è introdotta da una bella citazione musicale, sembra davvero che entri in funzione una grande orchestra polifonica di piccole crudeltà e generosità adolescenti.
Ad aprire e chiudere la sinfonia è la versione dei fatti di Auggie Pullman, l’indispensabile protagonista undicenne di questa storia memorabile, che resta davvero.
Il racconto riporta spesso alla memoria meccanismi noti a chi, insegnante o educatore, lavora dentro la scuola e, con un’efficacia ancora più preziosa, svela a chi, come i genitori, non ci lavora, dinamiche non sempre palesi ma di grande importanza. Se è utile per gli adulti scoprire cosa significhi per un adolescente essere ”popolare” entro certe dinamiche relazionali, ha un senso molto forte, per tutti insieme, riscoprire il valore della gentilezza. Leggere Wonder è soprattutto l’occasione per ricordarci l’opportunità di esser gentili una volta in più, quando si tende ad esserlo sempre meno!
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