Non profit
Wikileaks, più fango per tutti
Tempesta mediatica per i dossier dei diplomatici Usa
Arriva l’onda nera di Wikileaks, catastrofe diplomatica annunciata, con un’aspettativa mediatica in buona parte delusa dalla qualità della “rivelazioni” contenute nei file trafugati dei documenti riservati targati Usa. I giornali di tutto il mondo, e dunque anche quelli italiani, si buttano a pesce sulla valanga di gossip politico.
“Giudizi e misfatti della diplomazia Usa” titola il CORRIERE DELLA SERA. Nel sommario: “Berlusconi leader vanitoso, stanco e inefficiente, sembra il portavoce di Putin”. E poi pagine su pagine per raccontare e analizzare l’impresa “democratica” di Wikileaks. Un attacco senza precedenti alla diplomazia Usa, e si pensa seriamente che si tratti di un attacco nei confronti della nuova amministrazione Obama. Fatto sta che spulciando i rapporti dei diplomatici Usa, rivelati dal sito, ce n’è per tutti, giudizi pesanti sulle qualità dei governanti di mezzo mondo, compresa l’Italia. I commenti del CORRIERE ovviamente si concentrano sui riflessi per la politica estera italiana. Franco Venturini in prima pagina scrive: “Amicizie pericolose”: Eccone un passo: “Ma sulle questioni di sostanza poste dall’abbraccio italo-russo il problema era, e in parte è ancora, assai diverso. Gli americani provano stupore e disagio quando il presidente del Consiglio si pone nelle sedi internazionali come difensore d’ufficio, e talvolta come portavoce, della dirigenza russa. Non amano il costante flusso di elogi che da Roma si riversa su Mosca e che non tiene conto dei tanti difetti della semi-democrazia russa. Soprattutto, temono che l’Europa dipenda troppo dalle forniture energetiche russe e dunque non gradiscono le iniziative di chi, come Berlusconi con il Southstream, rafforza anche per il futuro questa dipendenza che il gasdotto Nabucco invece attenuerebbe. I meriti di Pratica di Mare e della mediazione in Georgia con Sarkozy (che peraltro Bush guardò con sospetto) non possono bastare a raddrizzare la barca”. Guido Olimpio racconta le parti salienti delle rivelazioni di Wikileaks. Mentre le critiche a Berlusconi sono riportate a pagina 5: “Party selvaggi e Putin, le accuse al premier”. Berlusconi risponde con una risata, ma proprio oggi va da Gheddafi e domani è dall’amico Putin per un incontro bilaterale… La difesa d’ufficio del governo italiano è affidata al ministro della difesa La Russa, intervistato da Lorenzo Fuccaro: “E’ gossip scadente. Ridicolo parlare delle feste”. Interessante l’intervista di Maria Antonietta Calabrò a Edward Luttwak, uno dei sette componenti del National Security Board, e profondo conoscitore dell’Italia: “I segreti quelli veri non sono trascritti e inviati in giro. No so, se esistesse (sic! Ndr) un’intercettazione di una telefonata tra Berlusconi e Putin fatta dai satelliti della Nsa non ci sarebbe nessuna trascrizione, né sarebbe riportata in un report verbatim, cioè parola per parola. Di scritto ci sarebbe solo un’analisi per riassunto che resterebbe all’interno di un circuito molto molto più ristretto”.
«WikilLeaks, tempesta sul mondo» è i titolo scelto da LA REPUBBLICA per raccontare la diffusione dei dispacci segreti delle ambasciate americane. “L’Iran ha un missile che può colpire l’Europa”: Spiata l’Onu. Frattini: “È l’11 settembre della diplomazia”» riassume l’occhiello, mentre il catenaccio è dedicato al giudizio degli Usa su Berlusconi «“Vanitoso, incapace, portavoce di Putin”. L’allarme di Hillary» subito sotto il titolo i ritratti dei capi di stato da Berlusconi a Hu Jintao, passando da Sarkozy, Merkel, Putin, Gheddafi, Karzai e Ahmadinejad e di tutti viene dato in due righe il giudizio estrapolato dai dispacci Usa rivelati. Gi articoli segnalati i prima sono quelli di Federico Rampini «Le pagelle di Washington»; Vittorio Zucconi «L’arma letale»; Giuseppe D’Avanzo «Perché allarmano i festini selvaggi» e Francesco Bei «La risata del premier». Scrive D’avanzo a pagina 3 . «(…) Perché non dirlo? I documenti riservati della diplomazia americana diffusi da Wikileaks rivelano un Berlusconi che conosciamo e che ostinatamente metà del paese non può “riconoscere” perché non sa, perché buona parte dei media controllati o influenzati dal Cavaliere non possono né vogliono raccontarglielo. (…) Dispiace cadere nel convenzionale, ma ora i nodi stanno venendo al pettine e no c’è stato mai un dubbio che questa crisi prima o poi dovesse scoppiare (…)». Gli articoli e gli approfondimenti proseguono fino a pagina 11.
IL GIORNALE sostiene che le rivelazioni di Wikileaks siano una botta all’autostima degli Stati Uniti. De Bellis scrive: «non è una novità sapere che l’Arabia saudita aveva chiesto agli Stati Uniti di invadere l’Iran. Ma vedersi pubblicare a livello planetario la certificazione di tutto questo è diverso. Sapere che ogni cosa diventa dominio pubblico è devastante: è la rottura di quell’equilibrio fra menzogne e mezze verità che ha fatto sì che il mondo andasse avanti. È così che finisce un’era, piaccia o no. Un sito che è il nuovo interlocutore della diplomazia e dello spionaggio internazionale. Perchè ogni rivelazione fa comodo a qualcuno che in queste pagine di segreti di Pulcinella non entra, o quasi». IL GIORNALE intervista Fabio Ghioni, «hacker che proteggeva la rete Telecom scivolato in grane giudiziarie». Wikileaks fa tutto da solo? «E’impossibile, i documenti sono intere banche dati. Quando solo pochi conoscevano Wiki, Assange non riusciva a pagare nemmeno le bollette del sito. Poi sono esplosi. Qualche servizio segreto deve essersi accorto delle potenzialità di uno strumento del genere per campagne di disinformazione e propaganda mirata. Questo non significa che i documenti sono falsi. Però sinora sono stati usati a senso unico: contro l’Occidente. Uno schema per seminare divisioni nei rapporti con gl alleati. È plausibile che un colosso come la Cina finanzi Wiki trattandosi di uno strumento che sta mettendo caos in Occidente». E sul costo di Wiki Ghioni afferma: «Si aggira attorno a un milione di euro. La storia delle donazioni è ridicola. Che il sito renda pubblici i bilanci».
Per LA STAMPA le rivelazioni di Wikileaks sono “Una tempesta sul mondo”, come titola il pezzo del corrispondente negli Usa Maurizio Molinari. “Berlusconi megafono di Putin” è invece il titolo scelto per la prima pagina. Il servizio da New York spiega dinamiche dell’accaduto e reazioni: i documenti divulgati ieri sono telegrammi diplomatici scambiati dal Dipartimento di Stato con 180 ambasciate americane attraverso il sistema Internet dell’esercito Siprnet – Secret Internet Protocol Router Newtork. La Casa Bianca ha detto che i contenuti «non esprimono politiche governative», ma la bufera, scrive Molinari, è solo all’inizio. In un pezzo di retroscena LA STAMPA descrive i tentativi andati avanti sino all’ultimo di bloccare Julian Assange, anche con un assalto di hacker per bloccare il sito internet. Sul fronte italiano, LA STAMPA intervista Francesco Rutelli, che quattro mesi fa ha scritto il rapporto al Parlamento del Copasir “sulle minacce per la sicurezza derivanti dallo spazio cibernetico”. Nulla sarà come prima, dopo questa “bomba” sganciata da Wikileaks. «Sappiamo che dovremo fare i conti sempre di più, nell’avvenire, con un uso spregiudicato e destabilizzante anche di informazioni segrete e confidenziali» afferma Rutelli, secondo il quale quella di Assange è «una guerra asimmetrica» che colpisce solo l’Occidente, visto che il fondatore di Wikileaks sembra prendere di mira solo gli Usa, e non per esempio i sistemi di sicurezza cinesi, russi o iraniani. Sui documenti che riguardano l’Italia secondo Rutelli bisogna aspettare per saperne di più: risultano oltre tremila dispacci riservato per il Dipartimento di Stato sul nostro Paese.
E inoltre sui giornali di oggi:
SVIZZERA
REPUBBLICA – Tra le poche notizie segnalate nella prima pagina di REPUBBLICA, quasi completamente occupata dall’affaire WikiLeaks accanto alla crisi irlandese c’è il risultato del referendum svizzero di ieri sulle espulsioni degli stranieri che commettono gravi reati. L’articolo è l’apertura di pagina 18 che si apre con queste parole: «Ancora una volta la destra svizzera la punta, su un tema che riguarda gli stranieri, e ottiene un chiaro sì all’espulsione immediata di quelli che delinquono (…) L’omicidio, la rapina, la violenza sessuale, ma anche l’abuso delle prestazioni sociali figurano tra i reati che prevedono l’allontanamento dalla Svizzera». Nell’articolo si sottolinea anche come «La mappa del voto di ieri ha visto solo i cantoni francofoni, tradizionalmente più aperti, respingere l’iniziativa dell’Udc. Quasi in blocco a favore hanno votato quelli di lingua tedesca, mentre il Canton Ticino figura in terza posizione, con il 61,3% di voti a favore».
IL GIORNALE – In Svizzera si è svolto un referendum che ha chiesto ai cittadini se sono favorevoli all’espulsione degli stranieri che commettono reati. «Il 52, 9% ha risposto affermativamente. La proposta è dell’Unione democratica di centro partito conservatore di destra, principale partito della Confederazione. Una volta che la condanna è passata in giudicato l’espulsione sarà automatica. E il divieto di rientrare in Svizzera andrà dai 5 ai 20 anni. Il governo e la maggioranza del Parlamento avevano proposto un progetto più morbido, ma la proposta dell’UdC ha vinto. Ancora presto per capire cosa accadrà».
CANCUN
IL SOLE 24 ORE – Parte oggi la conferenza sul clima in Messico, tanto attesa quanto destinata a una fallimento secondo la maggior parte dei commentatori. Il giornale di Confindustria vi dedica editoriale in prima di Christian Rocca, e due pagine interne ( la 6 e la 7). Da un lato si rafforza l’idea di una carbon tax, una tassa sulle emissioni di carbonio, al posto del complicato sistema di emissions trading dell’Europa. Si avvicina infatti la “resa dei conti” per l’attuale sistema di emissions trading, che regola nel vecchio continente e in Italia l’applicazione del protocollo di Kyoto sulle emissioni di anidride carbonica, il gas accusato di scaldare l’atmosfera. Dall’altro, il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, intervistata afferma: «L’Europa rivendica una leadership “morale” nella lotta ai cambiamenti climatici. Prova ne è che ha assunto, con il famoso pacchetto 20-20-20, impegni di riduzione delle emissioni superiori a tutti gli altri paesi del mondo industrializzato». Schema grafico e descrizione delle principali tematiche in discussione a Cancun, invece, per il pezzo di apertura di pagina.
AFRICA
IL SOLE 24 ORE – A Tripoli oggi e domani va in scena il terzo vertice tra Europa e Africa, dopo quelli del Cairo nel 2000 e di Lisbona nel 2007. Saranno presenti molti di capi di stato e di governo, tra cui il primo ministro italiano Silvio Berlusconi. Tema centrale del summit: le relazioni economiche e di cooperazione tra i due continenti. La linea del nuovo corso dei rapporti Ue-Africa è tracciata nel Documento di Tripoli che verrà approvato alla conclusione del vertice: «L’Africa vuol prendere in mano il proprio destino, non limitando i propri progressi agli aiuti esterni». Tutto questo succede a pagina 14.
SAVIANO
CORRIERE DELLA SERA – Intervista di Marco Imarisio a Roberto Saviano, che stasera condurrà assieme a Fabio Fazio l’ultima puntata di “Vieni via con me” su Raitre. Ecco come si conclude: “Si sente tirato per la giacca? – domanda Imarisio – «Spesso. Quel che più mi colpisce è la paura dei politici. Molti di loro li ho visti terrorizzati all’idea che io scegliessi di servire il Paese, e non di scendere in campo, espressione orrenda che ha infettato la comunicazione politica, apparentando il Parlamento a uno stadio». E Saviano, in che squadra giocherà? «Destra e sinistra, tutti vorrebbero che urlassi le ragioni degli uni e i torti degli altri. Non è il mio mestiere, la politica. Io mi considero un narratore. Uno scrittore di 31 anni, ecco quel che sono».
IMMIGRATI
REPUBBLICA – L’apertura delle pagine di Milano e un’intera pagina sono dedicate all’apertura di un’indagine per favoreggiamento nei confronti del medico di Emergency che ha curato l’egiziano che era sulla torre di via Imbonati e che è stato dimesso dall’ospedale in cui era stato ricoverato. A commentare il fatto Cecilia Strada, presidente di Emergency, intervistata sul fatto e che parla di un brutto precedente perché così si allontanano i più deboli dalla sanità pubblica «Allontanare le persone straniere dalle strutture sanitarie è grave dal punto di vista umanitario, perché tutti hanno diritto a essere curati, ma anche dal punto di vista sanitario» risponde Cecilia Strada che ricorda anche come Emergency si fosse messa a disposizione per controllare lo stato di salute degli immigrati «Abbiamo anche scritto alla prefettura (…) Hanno rifiutato, poi sabato ci hanno chiamato dal presidio ed è stato proprio un funzionario di polizia a chiederci aiuto».
CSR
ITALIA OGGI – “Manager sempre più responsabili“. Il quotidiano dei professionisti propone un pezzo nella sezione Percorsi che traccia il profilo professionale dei manager chiamati a sviluppare il business nel rispetto dei principi etici. Secondo il pezzo, il csr manager ideale «è un professionista che ha una visione d’insieme sulle attività d’impresa, un manager capace di guardare realtà in cui opera come parte del mondo del business e agire di conseguenza per puntare a una crescita che non rinneghi valori etici e morali». Deve anche essere dotato «d’intelligenza sociale ed emotiva, unita alle capacità di gestione delle risorse umane e di conseguimento degli obiettivi». Un professionista sempre sul pezzo che, anche quando non svolge funzioni operative, «deve prepararsi a supportar i progetti, fungendo da collante tra le varie forze masse in campo dall’azienda». Il bilancio sociale, il codice etico, il dialogo con gli stakeholder, il management ambientale e le sponsorizzazioni sono gli strumenti a sua disposizione.
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