Cultura
“Why me”, la ricerca del perché siamo vivi in un docufilm Airc
È disponibile su Prime Video il documentario di Fondazione Airc che indaga il tema dell’identità in un viaggio in bilico tra mondo scientifico e universo artistico, realizzato nel contesto della campagna Wonder Why. Un percorso fatto di incontri e interviste attraverso cui il protagonista Pietro Sermonti cerca la risposta alla domanda che tutti noi, almeno una volta, ci siamo posti: “Perché io sono vivo?”
di Redazione
Un docufilm per raccontare la diversa identità di ogni essere umano e trovare risposte a domande sulla nostra origine, sulle differenze tra gli uomini e su quale parte della nostra vita sia determinata a priori dal Dna. È quello che ha scelto di fare Fondazione Airc, nel contesto della campagna Wonder Why producendo il documentaria “Why me” che ha tra i suoi protagonisti Pietro Sermonti, Mara Maionchi, Pier Paolo Di Fiore e il premio Nobel Elizabeth Blackburn.
Il docufilm è disponibile da ieri, mercoledì 6 aprile su Prime Video ed è stato realizzato grazie al sostegno del partner Banco Bpm.
“Why me” nasce dalle suggestioni emerse grazie a “Dna, lo spettacolo che fa suonare la scienza”, opera originale di Airc con Telmo Pievani e i Deproducers, portata nei teatri e nei festival italiani per raccontare in modo innovativo ed emozionante il valore culturale della ricerca scientifica nel nostro Paese. Il documentario si snoda lungo una serie di interviste condotte dall'attore Pietro Sermonti che interroga alcuni esponenti illustri della scienza e della ricerca scientifica, come il premio Nobel per la medicina Elizabeth Blackburn, il professor Pier Paolo Di Fiore, Docente di Patologia generale Università di Milano e direttore Programma Novel Diagnostics Istituto Europeo di Oncologia, il filosofo ed evoluzionista Telmo Pievani e la dottoressa Alessia Ciarrocchi, ricercatrice Airc presso l'Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia Irccs. (qui il trailler)
Nel racconto del docufilm il mondo scientifico si affianca e si sovrappone a quello artistico attraverso i contributi del gruppo musicale dei Deproducers (Vittorio Cosma, Gianni Maroccolo, Max Casacci e Riccardo Sinigallia) e con gli interventi di un’ospite d’eccezione, Mara Maionchi, che sprona il protagonista a non arrendersi e a proseguire la sua ricerca personale per riuscire a fugare i tanti dubbi che lo accompagnano.
«Why me è stata una grande sfida, ho accettato con slancio e con un po’ di timore l’invito di Fondazione Airc a mettermi alla prova in un documentario che voleva scavare nella nostra identità più profonda» spiega Pietro Sermonti. «Dopo questo percorso così intenso non sono certo di aver trovato tutte le risposte ma, grazie agli straordinari personaggi che ho incontrato in questo viaggio, ho capito che la scienza ci spiega cos’è e come funziona una determinata cosa ma non ha risposte per tutto. Ci sono ambiti in cui la scienza non ha giurisdizione e per affrancarci dall’ignoranza dobbiamo affidarci ad altre discipline del sapere umano come l’arte, la musica, la filosofia e la letteratura. Come spiegava bene Galileo: “La scienza non ci insegna come andare in cielo ma ci insegna come è fatto il cielo”».
Sono davvero tante le domande che affiorano nel trascorrere delle immagini di “Why Me” che affronta temi come l’abiogenesi, la nascita della pluricellularità, la differenza tra caso e necessità, il calendario cosmico, per andare alla radice delle ragioni per cui il cancro colpisce l’essere umano e indagare ancora più nel profondo il tema dell’identità: Quanto della nostra vita è già scritto nel Dna? Oppure Il caso e la vita, visti come un insieme di eventi imprevedibili ed “emergenti”, lasciano una possibilità di azione all’essere umano? O ancora Perché io, perché noi siamo vivi?
Nel tentativo di trovare risposte convincenti, Sermonti raccoglie le testimonianze di alcune persone che hanno affrontato la malattia e le difficoltà a essa connesse: Sara Caldarola, insegnante e mamma dopo aver superato un tumore al seno, e Giacomo Cardaci, scrittore e giurista curato per un Linfoma di Hodgkin.
"Why me" è una produzione firmata Amarena Pictures, scritta e diretta da Alessandro Merletti De Palo e Giovanni Caloro, che si inserisce in Wonder Why, un nuovo progetto di Fondazione Airc.
Il nome Wonder Why esprime sia lo stupore per la bellezza dei temi della ricerca e della scienza, sia il piacere di capire e conoscere qualcosa di nuovo e inatteso. Questo è un elemento caratterizzante del progetto: una visione positiva e costruttiva di come la scienza e la ricerca possono produrre bellezza, stupore, piacere di imparare, di conoscere e migliorare la vita delle persone.
È una nuova identità con cui Airc parla alle generazioni più giovani e promuove l’informazione e la sensibilizzazione sulla ricerca scientifica, accogliendo formati e linguaggi diversi, uniti dal sottile filo rosso della curiosità e della sorpresa.
Immagini da ufficio stampa
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