Welfare

Wellness, Welfare, Well-being

di Flaviano Zandonai

I manifesti pubblicitari sembrano resistere all’usura del tempo. Certamente TV e internet fanno la parte del leone, ma anche un bel 6 x 3 appeso in un posto strategico ha il suo impatto. Lo aveva capito, all’epoca, anche il nostro ex presidente del Consiglio facendone un uso massiccio durante le campagne elettorali. Sarà curioso, a tal proposito, vedere cosa succederà con la prossima, la prima competizione elettorale della grande crisi. Questo per dire che i manifesti si possono ancora utilizzare come termometro dell’economia, non tanto per capire quali prodotti “tirano” ma soprattutto su quali bisogni si concentra l’offerta.

Nelle ultime settimane ho notato un trend interessante. La mia città è tapezzata di manifesti che pubblicizzano offerte sportive, ricreative e culturali. Riaprono le palestre, iniziano i corsi musicali, di teatro e di ballo. Tutte attività rivolte a target della popolazione sempre più specifici. Mia figlia, ad esempio, è impegnata in un estenuante tour di prova per decidere (anzi diciamo co-decidere) quale corso di ginnastica seguire durante l’autunno. La competizione, come dimostra la pubblicità, è notevole e riguarda anche molte non profit impegnate a rivaleggiare con organizzazioni della stessa natura e con un crescente numero di soggetti for profit. Del resto gli studi dimostrano che i servizi di questo tipo creano impresa e occupazione.

E’ un fenomeno che non va derubricato a mero “tempo libero”, ad attività accessoria rispetto ad altre: educazione, lavoro, cura, abitare. In realtà si tratta di servizi che rispondono a bisogni sempre più sofisticati e centrali per migliorare la qualità della vita sul piano psicofisico e relazionale. Peraltro questo approccio olistico, in particolare alle pratiche ricreative e sportive, rappresenta, o dovrebbe rappresentare, un punto di forza dell’offerta non profit. Tanto rilevante da aver indotto anche gli operatori commerciali a mischiare le carte, proponendo iniziative dove i confini tra la pratica fisica in sé e la ricerca di elementi di un benessere più complessivo diventano sempre più labili, anzi vengono intenzionalmente valicati. L’iniziativa di technogym segnalatami dall’ottimo @paoloventuri100 è emblematica in tal senso: l’obiettivo infatti è di declinare un intero territorio come “distretto del benessere”. Un obiettivo, peraltro, che esemplifica molto bene in che cosa possano consistere politiche targate “smart cities” e “smart communities”.

Ben vengano progetti di sistema su questo fronte, come quello annunciato qualche giorno fa dal Ceo di Banca Prossima. Dopo gli asili nido, infatti, il prossimo fronte per un intervento ad ampio raggio della banca riguarderà la riqualificazione di impianti sportivi gestisti da imprese sociali e organizzazioni non profit. Rigenerando così sia le strutture materiali che, ci auguriamo, la proposta di servizi, come sosteneva qualche tempo fa il mitico Zorro Zorzi, ex martello della nazionale di Velasco e oggi ricercatore che si occupa di welfare materiale.

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