Welfare
Welfare, via libero del Cdm con due modifiche
Due gli astenuti (Ferrero e Bianchi), due i "sì con riserva" (Mussi e Pecoraro Scanio). Abolito il tetto sugli usuranti e limiatta la proroga dei contratti oltre i 36 mesi.
di Chiara Sirna
E’ passato, per un soffio, con le due astensioni annunciate. Il consiglio dei ministri in tarda mattinata ha dato il via libera definitivo al protocollo sul welfare. Seppure introducendo qualche modifica, che ora dovrà passare l’esame del Parlamento.
La spunta così per un pelo l’esecutivo guidato da Romano Prodi. La maggioranza ha tenuto anche se, come annunciato, i ministri Paolo Ferrero di Rifondazione e Alessandro Bianchi del Pdci si sono astenuti, mentre il verde Alfonso Pecoraro Scanio e Fabio Mussi hanno dato un “sì con riserva”. Tutti favorevoli gli altri.
L’accordo siglato da governo e parti sociali il 23 luglio passa così il primo step, in consiglio dei ministri, grazie soprattutto alle modifiche introdotte per andare incontro alle richieste della sinistra radicale.
In particolare, è saltato il tetto al numero dei lavoratori impegnati in attività usuranti. Nel testo firmato da governo e parti sociali era previsto un limite di 5000 l’anno, ora invece tutti gli addetti a lavori pesanti potranno continuare ad andare in pensione anticipata, con 57 anni d’età e 35 di contributi.
E’ stato limato inoltre l’altro punto tanto contestato dalla sinistra rosso-verde: quello sui contratti a termine, prorogabili, dietro consenso, oltre i 36 mesi (nella prima versione dell’accordo). Ora viene, per i contratti a tempo determinato, viene prevista una sola proroga oltre i tre anni. E solo se la contrattazione, al tavolo della Direzione Provinciale del Lavoro, avviene in presenza di uno dei sindacati “maggiormente rappresentativi”.
17 centesimi al giorno sono troppi?
Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.