Welfare
Welfare. Polemiche e scivoloni. QuellOsservatorio è poco osservante
Parte male il think tank sulla famiglia: esperti esclusi, 25 assessori, una sola associazione.
Travolto dalla polemiche, ancora prima di poter muovere i primi passi. È questa la storia dell?Osservatorio nazionale sulla famiglia, insediatosi a Roma lo scorso 27 gennaio. Le critiche, mosse dal fronte diessino con i deputati Franco Grillini e Katia Zanotti in prima fila, riguardano la composizione dei quattro esperti, nominati dal ministro del Welfare e dal sindaco di Bologna, Giorgio Guazzaloca che guida la nutrita pattuglia di rappresentanti degli enti locali (ben 25), e l?esclusione di membri del precedente osservatorio, tra cui i sociologi Chiara Saraceno e Marzio Barbagli, che in passato si erano occupati di coppie omosessuali. A sostegno dei due studiosi è arrivata anche una petizione firmata da oltre 100 sociologi, che ne chiedono il reintegro. A seguito delle polemiche, un altro degli esperti dell?Osservatorio, il demografo romano Antonio Golini, si è dimesso. Restano Paola di Nicola, Giovanna Rossi e Pierpaolo Donati, sociologo bolognese.
Pronta la risposta del sottosegretario Sestini: “Il ministero”, ha spiegato, “non chiama chi si è dedicato a studi su forme diverse di convivenze che famiglie non sono”. Anche Luisa Santolini, membro dell?Osservatorio come rappresentante del Forum nazionale delle famiglie (unica associazione a sedere nel nuovo organismo), dichiara: “Non capisco la polemica. Per la prima volta un ministro ha detto che la famiglia è fondata sul matrimonio, ma non ha per questo negato dignità ad altre forme di convivenza. Quando la Turco nominò esperti lontani da noi come idee e premesse, siamo stati zitti. È solo un organo tecnico, non politico”.
Certo è che, col Comune di Bologna capofila dell?Osservatorio, a pochi mesi dalle elezioni cittadine, il dibattito sembra trasalire i contenuti e assumere un sapore da campagna pre-elettorale in salsa emiliana. E altrettanto certo è che sempre più spesso questi Osservatori, nati per studiare fenomeni sociali rilevanti, escludano proprio tante organizzazioni che il sociale lo conoscono e lo rappresentano davvero.
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