Famiglia

Welfare: per Cgia di Mestre Italia maglia nera

L'Italia per famiglia, maternità, disoccupazione e disagio sociale destina pochissime risorse: i dati in uno studio della Cgia di Mestre

di Redazione

L’Italia per famiglia, maternità, disoccupazione e disagio sociale destina pochissime risorse. Il Bel Paese aggiunge alla maglia nera europea per la pressione fiscale anche quella per la spesa sociale. Il valore pro-capite della spesa sociale arriva a quota 6.269,5 euro, nel Regno Unito si aggira intorno ai 7.690 euro, in Germania ai 7.900 e in Francia addirittura a 8.337 euro.
Sono questi i dati che giungono dalla Cgia di Mestre e dall’ultima indagine realizzata dal proprio ufficio studi, da cui emerge una evidente debacle rispetto alla media rilevata nell’Ue e pari a 7.155,4 euro. «Schiacciati da tasse, imposte e tributi, gli italiani non hanno neppure la soddisfazione di essere ricompensati con adeguati investimenti nella spesa sociale, tanto da meritare la maglia nera dell’Unione europea», afferma la Cgia.
L’ennesima testimonianza di una crescente sudditanza nostrana in ambito internazionale quando si parla di qualità della vita. E a enfatizzare le polemiche dell’associazione artigiani mestrina intervengono i numeri che compongono la spesa sociale. Per pensioni di anzianità e vecchiaia nel 2004 la spesa pro capite è stata di 3.843,2 euro, per la sanità 1.623, 8 euro, per gli invalidi 382,4 euro, per la maternità, l’infanzia e la famiglia appena 275,9 euro, per la disoccupazione 125, 4 e per il disagio sociale 18, 8 euro.
«Quel che colpisce -sottolinea il segretario della Cgia di Mestre, Giuseppe Bortolussi – è che le quote più consistenti vengano assegnate a pensioni di anzianità e vecchiaia, mentre poco o nulla resti a problemi decisamente prioritari per il nostro Paese. Anzi più che di problemi talvolta si tratta di gravi emergenze. Parlo della sanità, della famiglia, delle pesanti questioni legate alla disoccupazione e al disagio sociale». Una dichiarazione forte quella del segretario che non intende certo nulla togliere all’emergenza in ambito previdenziale, ma che tenta di spostare i riflettori per illuminare altre difficoltà del nostro Paese. Una situazione ancor più nitida se accanto all’Italia, allo specchio della spesa sociale, si guardano pure i nostri più vicini cugini europei: il nostro appare ancora una volta il brutto anatroccolo europeo che continua a girare nell’arcipelago dell’Ue.

Un esempio su tutti è quello che riguarda la spesa per la maternità e per l’infanzia ricordando nuovamente che in Italia quella pro capite è di 275,9 euro. Ebbene in Francia si arriva a 707 euro, nel Regno Unito a 515,6 euro e in Germania si sfiorano gli 830 euro. La media europea? Anche quella più alta, 558,7 euro, praticamente il doppio della nostra media nazionale. Per non parlare poi delle risorse destinate alla sanità e alla tutela della salute. L’Italia rimane fanalino di coda con i suoi 1.623 euro procapite sia rispetto alla media dell’Unione europea (2.027 euro) sia rispetto a Regno Unito (2.339 euro), a Germania (2.149 euro), e Francia (2. 498 euro). Lo stesso vale per il sostegno della disoccupazione e dell’invalidità. Vale poi la pena precisare che innanzi ai nostri 18, 8 euro della spesa procapite per il disagio sociale (le mense per i meno abbienti, i centri di accoglienza, etc.), si contrappongono i 366 della Francia, i 197, 6 della Germania e addirittura i 492 del Regno Unito. L’ultima picconata poi in questa classifica arriva dalla media rilevata nell’Unione europea (250,7 euro).
Il nostro paese risulta ultimo in tutte le voci di spesa sociale tranne che per quel che concerne le pensioni. Perché pur con “l’esiguo gruzzoletto” destinato alla spesa sociale, l’Italia riesce a destinare a sostegno del sistema pensionistico molto più dei cugini europei, anche di quelli più ricchi e popolosi. Il Belpaese sfoggia infatti una spesa sociale procapite per le pensioni di 3.843 euro, vale a dire 400 euro in più del Regno Unito e della Germania e circa 200 in più dell’Inghilterra. «Quest’indagine dimostra per l’ennesima volta come a fronte di una pressione tributaria tra le più alte d’Europa, pari al 29,3% del Pil, spendiamo per il sociale molto meno che negli altri Paesi e, purtroppo – commenta Bortolussi – non possiamo fare altro che constatare come il 60%-65% delle risorse destinate al sociale, venga indirizzato a coprire l’ingente onere rappresentato dal bilancio previdenziale». Per il segretario della Cgia è quindi «indispensabile e urgente indirizzare maggiori risorse alla spesa sociale nel nostro Paese e riequilibrare le quote assegnate a ciascuna voce. Questa l’unica strategia possibile per cambiare in meglio le cose. Ma i presupposti per il cambiamento e quindi per il reperimento delle risorse, è bene ricordarlo, sono evitare gli sprechi e le inefficienze nel funzionamento della macchina pubblica». (da Adn-Kronos)

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