Politica

Welfare: nuovi strumenti. Voucher: buono di nome e di fatto

La legge prevede la possibilità di acquistare e offrire servizi sociali e sanitari tramite ticket prepagati. Ecco cosa sono e dove sono partiti. Il caso Lombardia.

di Carmen Morrone

Si presentano come assegni, diversamente colorati a seconda del loro contenuto, e sono parenti stretti dei ticket restaurant, quei tagliandi, ben conosciuti dagli impiegati, che sostituiscono il denaro contante e che si spendono nella pausa mensa al bar e al ristorante. Ma servono a qualcosa di più e di diverso che comprarsi un panino: danno infatti diritto a delle prestazioni socio-sanitarie. Che li si chiami voucher, o buoni (sì, perché c?è una differenza), sono comunque i nuovi strumenti di cui si avvale il welfare per evitare elargizioni dirette di denaro nell?ambito dell?assistenza integrata. La legge 328 del 2000, che ha riformato il sistema di protezione sociale italiano, li chiama “titoli per l?acquisto dei servizi sociali”, e ce ne sono di vari tipi: esistono i voucher socio-sanitari emessi dalle Asl, che danno diritto a prestazioni socio-sanitarie a favore di malati in situazione di disagio socio-economico, ed esistono i buoni sociali che sono invece emessi dalle amministrazioni comunali e danno diritto a prestazioni socio-assistenziali, come per esempio pasti caldi per persone che rientrano a programmi di assistenza, o agevolazioni tariffarie sul trasporto pubblico. Diversi anche i finanziatori: i primi pescano dal Fondo regionale sanitario, mentre i buoni dei Comuni si rifanno al Fondo nazionale per le politiche sociali. Dopo una sperimentazione di sei mesi a Lecco e a Monza, la Regione Lombardia dal luglio scorso ha avviato tutte le Asl all?utilizzo dei voucher socio-sanitari. “L?idea nasce dalle riflessioni sull?assistenza domiciliare integrata per evitare il ricovero nelle case di cura di anziani, bambini, disabili il cui allontanamento da casa sarebbe traumatico, garantendo allo stesso tempo prestazioni socio-sanitarie di qualità”,spiega Carla Dotti dell?assessorato regionale alla Famiglia e solidarietà sociale. La Lombardia è tra le regioni con la popolazione più anziana che, nella maggior parte dei casi, viene accudita dalla famiglia. “Abbiamo portato a domicilio un servizio socio-sanitario erogato da soggetti accreditati scelti però dallo stesso utente”, continua Carla Dotti. Il meccanismo è semplice: il medico di base chiede il voucher a favore del paziente all?Asl che lo concede in base a parametri specificati. Insieme al titolo, alla persona viene consegnato un elenco di associazioni e cooperative, che forniscono servizi alla persona, da contattare direttamente. Questo sistema si basa sulla libertà di scelta di ciascun utente. Il pubblico accredita i soggetti ma è il cittadino a scegliere da chi vuole essere aiutato. E se non è soddisfatto può cambiare. Le prestazioni più chieste, così come risultano dall?esperienza lombarda, da anziani con più di 70 anni riguardano attività riabilitative, iniezioni, toilette, cucina del pasto. I buoni sociali, invece, sono concessi dai Comuni a persone bisognose per favorire l?acquisto di generi alimentari, per il lavaggio degli indumenti, per il trasporto pubblico, per l?acquisto di testi scolastici presso una rete di venditori autorizzati. In Italia significativa è l?esperienza di Gemeaz Cuisin, da trent?anni leader del settore ristorazione in Francia e in Germania. “Il buono rispetta la dignità del beneficiario, che è libero di rivolgersi a chi crede, e allo stesso tempo rappresenta un efficace controllo di gestione per gli enti”, racconta Graziella Gavezotti, amministratore delegato Gemeaz. “Ad oggi in Italia i nostri buoni sono distribuiti da 150 Comuni per un totale di 10mila beneficiari”. Il sistema e l?impatto economico dei voucher è oggetto di studio anche al master in Economia e gestione delle organizzazioni non profit organizzato dall?università di Pavia, che al tema ha recentemente dedicato un convegno. “Sono strumenti che possono modificare il ruolo delle organizzazioni non profit, che conoscono meglio di altri i bisogni del territorio”, commenta il coordinatore scientifico del master, Carla Cattaneo. “I voucher introducono elementi di concorrenza e competitività all?interno dell?erogazione del servizio al cittadino, quindi inaugurano un nuovo metodo grazie al quale tra istituzioni e non profit si instaurano rapporti non improvvisati”.


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