Riferendosi a servizi sociali, sanitari ed educativi prevalgono le qualificazioni che ne evidenziano il carattere immateriale. Sono beni relazionali, prestazioni alla persona, politiche di sviluppo comunitario e così via. Eppure, anche nel welfare, c’è un’importante componente materiale. I suoi centri di servizio e, più in generale, il pluricitato territorio si materializzano in spazi e volumetrie la cui collocazione e conformazione determina in modo molto rilevante la possibilità di produrre i servizi ed anche la loro qualità. La collocazione di un centro diurno per anziani, le frequentazioni di un parco urbano, l’ubicazione di un capannone per attività d’inserimento lavorativo, la disponibilità di un bene confiscato a organizzazioni mafiose… Luoghi dove si svolgono attività diverse ma accomunate dalla necessità di lavorare sull’infrastruttura fisica di questi stessi luoghi e quindi con l’ulteriore esigenza di incrociare le politiche sociali e del lavoro con quelle urbanistiche e abitative. Chissà quante imprese sociali e organizzazioni di terzo settore si sono poste la questione, ad esempio riguardo la ridestinazione d’uso di un asset comunitario. Una buona occasione per approfondire è il convegno Espanet a Milano dove oggi ci saranno ben due sessioni dedicate al welfare materiale. Chi può ci vada.
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