Famiglia

Welfare: Maroni, a luglio progetto imprese responsabili

Così il ministro al convegno milanese di Sodalitas

di Redazione

Diffondere la cultura sociale d’ impresa, premiare comportamenti socialmente responsabili attraverso la leva fiscale e l’ accesso al credito dei fondi pensione etici, garantire consumatori e cittadini che le imprese che si promuovono come socialmente responsabili lo siano davvero e non usino lavoro in nero o minorile, ne’ la pubblicita’ per enfatizzare un impegno sociale in realta’ modesto. Sono questi gli obiettivi del governo nel campo della responsabilita’ sociale delle imprese che dovrebbe trovare una rigorosa regolamentazione nel semestre di presidenza italiana dell’ Ue. Lo ha spiegato il ministro del Welfare Roberto Maroni nel corso del convegno di Milano su questo tema, dove ha da una parte mostrato soddisfazione per la qualita’ delle aziende che si dimostrano interessate a questo progetto, ma ha anche dovuto registrare alcuni distinguo e alcuni timori. ”C’ e’ un progetto che stiamo elaborando con l’ universita’ Bocconi – ha fatto presente – e che sara’ discusso e migliorato entro giugno, cosicche’ entro i primi di luglio lo avremo pronto da sottoporre alla commissione europea e agli altri paesi membri dell’ Unione nel corso della una conferenza europea che si terra’ a novembre”. Saranno in particolare previsti incentivi fiscali per le aziende che si proporranno come socialmente responsabili e certificazioni. D’ altra parte, ha fatto notare Maroni, nella delega fiscale in discussione in Parlamento all’ articolo 3 e’ gia’ prevista la defiscalizzazione dei contributi volontariamente dati a scopi sociali. ”Per poter dare pero’ soldi pubblici come di fatto si fa con una defiscalizzazione – ha comunque spiegato il ministro – noi dobbiamo essere certi che le imprese siano sicuramente socialmente responsabili e non imbroglino. Per questo abbiamo studiato degli standard da discutere con il mondo delle imprese”. Da parte sua, il mondo imprenditoriale e’ sembrato pero’ alquanto cauto. ”Non e’ auspicabile un’ omologazione delle esperienze di responsabilita’ sociale”, ha scritto agli intervenuti al convegno il presidente di Confindustria Antonio D’ Amato, ”perche’ non c’ e’ uno standard universalmente applicabile”. Peraltro, le perplessita’ degli imprenditori intervenuti si sono proprio appuntate sul fatto che ”la responsabilita’ sociale non puoi’ comportare un aggravio dei costi di impresa”, ne’ d’ altra parte puo’ essere applicata soltanto in Italia ”mentre i competitori esteri possono farne a meno”. A tutti ha dato assicurazioni lo stesso ministro Maroni, rilevando che ”non ci saranno costrizioni, anche se e’ chiaro che chi ne usufruira’ dovra’ dimostrare di essere davvero socialmente responsabile”. E comunque, il governo punta molto su un progetto applicabile all’ intera Ue, approfittando del semestre di presidenza italiana per proporlo e farlo accogliere agli altri partner”. Per quanto riguarda il mondo bancario, l’ ad di Unicredit Alessandro Profumo ha detto che ”sarebbe positivo che il credito avesse un’ attenzione particolare al mondo delle aziende socialmente responsabili, le cui attivita’ andrebbero sostenuto maggiormente. Noi – ha aggiunto riferendosi al bilancio sociale e alle iniziative della sua banca – da tempo siamo gia’ attivi in questi campi”. Sulla stessa linea l’ ad di Hdp Maurizio Romiti, il quale ha sottolineato le iniziative del Corriere della Sera in favore dei terremotati del Molise e come ”in ambito Rcs Pubblicita’ sia gia’ stata realizzata una divisione per la comunicazione sociale. ”L’ assunzione di comportamento socialmente responsabili da parte delle imprese”, ha chiuso il presidente di Assolombarda Miche Perini, ”e’ in costante aumento”. Tuttavia, ”anche se gli imprenditori non si chiamano affatto fuori, c’ e’ la preoccupazione per la notizia che il governo intenderebbe sollecitare comportamenti sociali adottando strumenti che riconoscano la certificazione come requisito di incentivazione. Noi – ha concluso nel suo intervento – chiediamo si’ di agire, ma senza queste forme di burocrazia. Patenti e bollini che possano portare vantaggi a chi ha conseguito un’ eventuale certificazione sarebbero ancora una volta oneri e costi aggiuntivi. Lo volontarieta’ – ha concluso – e’ la prima condizione”.


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