Welfare

Welfare lombardo “via virtuosa della sussidiarietà”. Ma non per il Pd regionale

Formigoni presenta il modello lombardo di welfare a un convegno. La risposta a stretto giro dalle consigliere regionali Pd, Ardemia Oriani e Maria Grazia Fabrizio

di Antonietta Nembri

Il modello lombardo di welfare, impostato sulla “via virtuosa della sussidiarietà”, è stato illustrato oggi a al convegno della Conferenza episcopale italiana “Quale welfare per la salute? Prevenzione e Programmazione in sanità” dal presidente Roberto Formigoni. Non welfare state ma welfare society.

Centralità assoluta della persona umana, protagonismo della famiglia, servizi erogati attraverso una rete diffusa e integrata di solidarietà: questi i cardini del modello esposto da Formigoni, anzi «dell’esperienza realizzata – ha detto – che diventa proposta per tutto il Paese». Parlare di welfare oggi vuol dire parlare innanzitutto degli anziani. Gli over 75 sono oggi in Lombardia il 9% della popolazione, ma rappresentano il 22% dei ricoveri e il 28% della spesa sanitaria e tutti gli indicatori fanno prevedere una crescita forte e continua. E quindi «un carico crescente per le famiglie», Formigoni ha spiegato che le politiche per gli anziani si sono tradotte in Lombardia nella riforma delle Residenze assistenziali e nel potenziamento della domiciliarità. Le residenze per anziani (54mila posti letto, la metà dei posti letto esistenti in Italia) si basano, ha sottolineato Formigoni, «su una nuova classificazione più flessibile e aderente ai reali bisogni, quindi un sistema di remunerazione personalizzato e dinamico e su una platea di partner ampia, fatta di privato sociale oltre che di istituzioni pubbliche».

L’assistenza domiciliare, contemporaneamente, è stata potenziata proprio per «salvaguardare e valorizzare quelle relazioni familiari e affettive che sostengono l’anziano e che, come dimostrano i più importanti studi clinici, consentono una maggiori soddisfazione del paziente e una maggior qualità percepita dell’assistenza». Da qui, per esempio i voucher e i buoni sociosanitari e sociali.
Calano in Lombardia, di fatto, i ricoveri degli anziani, mentre cresce l’assistenza a casa.«In questo modo – ha scandito Formigoni – vogliamo attuare un concreto riconoscimento della dignità assoluta e irriducibile della persona, qualunque sia la sua condizione, qualunque sia la sua età, la sua condizione di salute dall’inizio alla fine naturale della vita».

Alle parole del presidente della giunta regionale rispondono le consigliere regionali del Pd Ardemia Oriani e Maria Grazia Fabrizio che replicano: Formigoni vende un modello di welfare che lascia soli anziani e famiglie. Le consigliere sottolineano come, in quell’impostazione virtuosa del sistema lombardo che si mette in vetrina, non si tiene conto che un terzo della popolazione vive sola.
«Si parla della centralità della famiglia nell’assistenza agli anziani dimenticando che la maggior parte di essi vive da solo e spesso in condizioni di difficoltà economica. Il 55,4% delle famiglie lombarde, dai dati diffusi da Regione Lombardia, è infatti composto da uno o due componenti – spiegano le consigliere del Pd – Le famiglie ogni anno solo per il ricovero in residenze sanitarie assistite spendono un miliardo di euro. I ricoveri degli anziani costano troppo, per questo decrescono non perché è migliorata l’assistenza domiciliare».  Questa, piuttosto, precisano Fabrizio e Oriani, viene svolta prevalentemente da badanti con poche possibilità di essere regolarizzate a causa delle regole imposte dalla normativa Bossi-Fini.«Nel prossimo bilancio Formigoni, invece di spendere in comunicazione, cerchi di aumentare le risorse destinate al welfare e al fondo sociale».


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