Lavoro
Welfare, la cooperazione lancia la rete di osservatori sugli appalti pubblici
Iniziativa di Agci, Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali per adeguare i contratti della Pubblica amministrazione e dare valore ai servizi e al lavoro sociale
di Alessio Nisi
Una firma importante, un passaggio fondamentale, che coinvolge 370mila lavoratori della cooperazione sociale (coinvolte oltre 9mila cooperative sociali ed imprese sociali, che ogni giorno erogano servizi di welfare a 7 milioni di persone), una trattativa, quella del rinnovo del contratto di lavoro, durata mesi e che ha portato all’aumento dei livelli salariali, ma soprattutto ha tracciato una linea nel valorizzare il lavoro di chi si prende cura dei fragili. Una firma importante, ma anche il primo passo per un nuovo dialogo e un confronto continuo con la Pubblica Amministrazione. In questo quadro Agci imprese sociali, Confcooperative Federsolidarietà, Legacoopsociali, Fp Cgil, Fp Cisl, Fisascat Cisl, Uil Fpl, Uiltucs (le rappresentanze delle cooperative sociali e i sindacati firmatari del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro delle cooperative sociali) hanno presentato l’Osservatorio Paritetico Nazionale e una rete di Osservatori sugli appalti pubblici ed accreditamenti legati al welfare, per difendere legalità e diritti.
L’obiettivo dell’iniziativa (per monitorare il rispetto di quanto previsto dal rinnovo contrattuale, firmato il 26 gennaio scorso) è valorizzare la qualità del servizio offerto e il pieno rispetto della disciplina in materia di lavoro, della regolarità contributiva, assicurativa e di sicurezza nei luoghi di lavoro oltre che valorizzare il contributo fornito dalla cooperazione di inserimento lavorativo quale strumento di sostegno delle fragilità e di superamento delle disuguaglianze.
L’esigenza dell’istituzione di un osservatorio nasce da questa considerazione. «Nei bandi pubblici», spiegano i firmatari del contratto, «spesso si sceglie la strada del risparmio dei costi e non si adeguano tariffe e capitolati di gara al rinnovo dei Ccnl nazionali. Ciò, a cascata, impatta sulla qualità dei servizi e sulle motivazioni delle lavoratrici e dei lavoratori. Il welfare», si sottolinea, «non è un costo, è un investimento, perché sostiene le persone, le include e libera energie positive dei familiari, oltre ad inserire al lavoro persone finora ai margini. È tempo di ridare dignità al lavoro sociale, anche adeguando i contratti e le tariffe nei settori socio-sanitario-assistenziale, educativo e di inserimento lavorativo da parte della Pubblica Amministrazione».
La necessità di un cambio di rotta
«La costituzione di un osservatorio paritetico nazionale sugli appalti pubblici ed accreditamenti legati al welfare», sottolinea Simone Gamberini, presidente di Legacoop, «testimonia il forte impegno comune delle associazioni cooperative e dei sindacati per assicurare una piena ed efficace applicazione del recente rinnovo del contratto collettivo per gli oltre 370mila lavoratrici e lavoratori della cooperazione sociale».
Il rinnovo del contratto della cooperazione sociale rappresenta la volontà di valorizzare, anche con un importante riconoscimento economico, il lavoro degli operatori di un settore che svolge un ruolo determinante per il welfare socio-assistenziale e sanitario del Paese
Simone Gamberini – presidente di Legacoop
La committenza pubblica. Per Gamberini «è indispensabile che questo sforzo sia accompagnato e sostenuto dalla Pubblica Amministrazione, a cominciare da un cambio di rotta nella prassi fin qui seguita nelle gare di affidamento, prevedendo tariffe adeguate a riconoscere l’aumento dei costi legati ai rinnovi contrattuali ed introducendo una norma per la revisione dei prezzi dei contratti di appalto in essere. Chiediamo che se ne discuta nella prossima riunione della Conferenza Stato-Regioni, accogliendo l’indicazione espressa dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali».
Mismatch tra domanda e offerta di welfare
Stefano Granata numero uno di Federsolidarietà Confcooperative, in apertura dell’incontro, ha ricordato come la firma del contratto costituisca un «dato significativo» non solo perché riguarda centinaia di migliaia di lavoratori, ma anche perché tocca «un punto nevralgico della vita del nostro Paese» in «termini di coesione» e di sostenibilità del comparto del welfare. Il quadro, sottolinea, è quello di una domanda di welfare che cresce e si differenzia. «Una domanda a cui non corrisponde una risposta adeguata». Un disallineamento che, spiega Granata, è frutto della mancanza di figure professionali a fronte invece di una domanda sempre più alta.
«Molti stanno migrando per una questione di reddito e sostenibilità. Le nuove generazioni sentono molto poco questa chiamata. Sempre meno persone poi vedono il sociale come terminale del proprio percorso formativo. Ma la domanda cresce». La firma del contratto assume un valore che va oltre. «Il contratto restituisce dignità al lavoratore, ma soprattutto sono gettate le basi per un posizionamento diverso per dare valore al welfare del Paese». Per Granata l’istituzione dell’osservatorio nazionale ha «non solo il compito di presidiare il flusso del mercato, ma ha anche un valore culturale di dialogo con i cittadini».
Il portato di valori del welfare
La riflessione di Eleonora Vanni, presidente di Legacoopsociali, parte proprio dalla mancata valorizzazione del portato del welfare e parla di un rinnovo importante soprattutto «dal punto di vista politico», in un contesto di «parcellizzazione e alla frammentazione del numero dei contratti sottoscritti». Il senso del lavoro, precisa, non sta solo nella motivazione, seppur importantissima, ma anche nel suo riconoscimento economico. «Non è un caso che molti giovani, anche molto qualificati lascino il Paese per andare all’estero». In termini di valorizzazione, Vanni spiega che il percorso della cooperazione sia stato «significativo», partendo da opera volontaria. «Negli anni abbiamo dato un grande contributo alla professionalizzazione del settore». Vanni ricorda l’importanza del valore delle donne «nel settore, con una presenza femminile di oltre il 70%».
La sostenibilità dell’incremento economico. Tra i nodi c’è la sostenibilità degli aumenti contrattuali per le aziende. Il rischio c’è. «Se la Pubblica Amministrazione», precisa, «non procederà all’adeguamento delle tariffe dei contratti in essere. Noi», insiste Vanni, «non possiamo essere il lavoro povero, che consente un welfare di secondo livello. Il Paese sta invecchiando e ha bisogno di innovazione, di welfare di qualità e non di lavoro squalificato».
Su questo aspetto Gamberini è chiaro. «Non si può immaginare di lasciare il costo dei rinnovi contrattuali solo sulle spalle delle imprese, con il rischio di pregiudicare la sostenibilità del nuovo contratto di lavoro, dell’attività delle cooperative e, quindi, del reddito di soci e lavoratori».
Un nuovo dialogo
Ai lavori dell’incontro ha preso parte anche Chiara Gribaudo, vicepresidente XI Commissione Lavoro Camera dei Deputati. «Avete tracciato la linea per valorizzare un lavoro importante che va pagato di più e meglio perché non ci possono essere lavoratori di serie A e lavoratori di serie B. Costruiamo insieme un nuovo dialogo anche in chiave di dare vita ad una legge sulla rappresentanza».
In apertura foto di Josh Appel per Unsplash. Nel testo immagini di Alessio Nisi
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