Welfare

Welfare, il coraggio di far proposte

Confcoop

di Redazione

Federsolidarietà/Confcooperative non era presente alla mobilitazione lanciata dal terzo settore. «Non perché non ne condivida le ragioni», spiega il presidente Giuseppe Guerini, «anche se forse il documento che l’ha lanciata è più che altro un cahiers des doléances, in effetti privo di proposte, per elaborare le quali probabilmente serve un’alleanza forte tra più soggetti, ad esempio tra non profit e gli enti locali».
Voi cosa proponete?
È necessario che nell’agenda politica temi come la protezione sociale e il welfare rimangano all’ordine del giorno. Il welfare non è solo tagli; spendere in protezione sociale è una tutela per i cittadini e un investimento per il futuro. La stessa Ue ha messo, fra gli obiettivi del 20-20, la coesione e l’inclusione sociale, il contrasto alla povertà, l’incremento dell’occupazione specie per gli esclusi dal mercato, in particolare i giovani e le donne. Anche Draghi ha detto no ai tagli lineari. Quindi occorre fare delle scelte. Tagliare i costi della politica, eliminare i troppi odiosi privilegi. E poi entrare nel merito. Ci possono essere molte opportunità di risparmio.
Per esempio?
Nel Paese ci sono moltissimi comuni con poche centinaia o addirittura solo decine di abitanti. Perché non immaginare forme di integrazione amministrativa che, salvaguardando l’identità e l’autonomia dei singoli centri, consentano di ridurre i costi? Oltretutto sarebbe un modo per rafforzare il loro potere contrattuale nei confronti dei livelli istituzionali superiori. In secondo luogo occorre agire sulla tassazione.
In che senso?
Si continua a parlare di riforma fiscale, ma la sola riforma che riuscirebbe a non gravare sui poveri è la tassa sul patrimonio. Attualmente la rendita finanziaria è al 12%, mentre i conti correnti sono tassati al 27%. A mio parere occorre tassare i patrimoni mobiliari e immobiliari, magari introducendo una soglia. È una scelta difficile, è vero, ma bisognerà farla. Poi, va riqualificata la spesa sanitaria introducendo i costi standard, andando sulla domiciliarità di talune cure e spingendo sull’appropriatezza della diagnostica e degli interventi.
Ora Tremonti vuole rendere l’eventuale accorpamento obbligatorio…
Quel che conta è governare bene la spesa, fare una politica di programmazione e comprendere che non ha senso smantellare un sistema di welfare per poi dover ricostruire una rete di servizi, magari tra qualche anno, magari con procedure d’emergenza che sono le più costose, quando avremo una popolazione anziana allo stremo.
Secondo alcuni occorre puntare sulle assicurazioni integrative.
Lo penso anch’io. Noi stiamo cercando di farle inserire nei contratti delle cooperative sociali. Però attenzione: avranno effetto tra dieci anni. È illusorio pensare che abbiano effetti immediati. In ogni caso una parte importante dei lavoratori non è contrattualizzata. Che farà?

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