Salute

Welfare, dalle cooperative sociosanitarie servizi per 7 milioni di italiani

In occasione della Giornata nazionale del personale sociosanitario, assistenziale, socioassistenziale e del volontariato i presidenti di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese e Confcooperative Federsolidarità, Stefano Granata, ricordano l'impegno e la dedizione di 400mila occupati nelle cooperative sociali

di Redazione

Grazie alle cooperative sociosanitarie in Italia vengono erogati servizi di welfare a circa 7 milioni di persone, anche nelle aree più periferiche del Paese. A dirlo in una nota sono i presidenti di Confcooperative Federsolidarietà, Stefano Granata e di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese che parlano di una vera e propria rete sociale e sanitaria per il benessere della collettività, a partire dai più fragili. 

La giornata nazionale

Nella giornata nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale assistenziale, socioassistenziale e del volontariato, che si celebra oggi, Confcooperative Federsolidarietà e Confcooperative Sanità ricordano il ruolo fondamentale delle professioni sociosanitarie.
«Questa giornata è un’occasione importante per valorizzare l’impegno e la dedizione dei 400mila lavoratori occupati nelle cooperative sociali in Italia. A partire da un riconoscimento e un ringraziamento ai lavoratori ed al loro ruolo che in questi anni si è reso evidente, anche nella recente pandemia, e all’importanza delle professioni assistenziali, educative, sociosanitarie», dichiara Stefano Granata

«Oggi celebriamo medici, infermieri, tecnici della riabilitazione, psicologi, psichiatri, terapisti, psicomotricisti, operatori delle Rsa e tanti altri professionisti attivi nelle cooperative sociosanitarie, che ogni giorno migliorano la qualità della vita delle persone fragili, accompagnando individui e famiglie in percorsi di cura personalizzati», afferma Giuseppe Milanese, presidente di Confcooperative Sanità. 

Lavoro sociale da valorizzare

Questa giornata, per Granata «deve essere anche un’occasione per riflettere sul futuro: sulla crescita delle fragilità, sulla domanda crescente di risposte assistenziali, di cura ed educative che l’attuale sistema non è in grado di garantire. Il primo tassello della riflessione per Confcooperative Federsolidarietà deve essere la valorizzazione del lavoro sociale e la necessità che la società tutta, a partire dalle istituzioni, vi investa e lo riconosca, perché sono lavori che fanno stare bene tutta la società e hanno come obiettivo la riduzione delle diseguaglianze. Serve anzitutto un netto cambio di mentalità che riconosca il valore del lavoro sociale». 

«Le sfide del futuro» prosegue il presidente di Confcooperative Federsolidarietà «ci impongono un cambiamento: di fronte al crollo demografico, il conseguente invecchiamento della popolazione e il continuo aumento delle richieste dei servizi assistenziali non dovrebbero esserci alternative al riconoscimento del ruolo cruciale di professioni per la tenuta del Paese». 

Fondamentale sviluppare le cure territoriali

«Per rafforzare il sistema e valorizzare il loro ruolo, è fondamentale sviluppare le cure territoriali: investire nell’assistenza di prossimità significa ridurre l’affollamento nei pronto soccorso, garantire assistenza agli anziani vicino casa e rendere il lavoro in ospedale più sostenibile. La sanità è un settore labor-intensive, dove il personale sanitario e sociosanitario rappresenta il cuore di qualsiasi modello di cura. Nelle nostre cooperative» aggiunge Milanese, «questi professionisti non sono solo un asset principale, ma sono anche soci lavoratori, condividendo i valori della cooperazione e la visione dell’assistenza che intendiamo offrire. Le cooperative sono un modello essenziale per le professioni sanitarie: organizzano il 20% dei medici di medicina generale nel Paese, gestiscono l’87,5% dei servizi domiciliari e semiresidenziali e il 53,6% delle strutture residenziali per anziani, disabili e persone con dipendenze o disturbi mentali. Nelle aree interne, sono spesso l’unico presidio imprenditoriale privato in sanità. Questo modello non profit è in grado di valorizzare le competenze, promuovere un’organizzazione integrata e affrontare la carenza di operatori». 

Competenze, conoscenze e cuore

«Tuttavia, sono necessarie misure concrete per rafforzare gli organici e velocizzare l’aggiornamento delle tariffe sociosanitarie, altrimenti il sistema rischia di non garantire le cure necessarie richieste da una popolazione sempre più anziana e fragile».
Il presidente di Confcooperative Sanità conclude: «Servono investimenti per garantire servizi adeguati e formare i professionisti secondo le 3C: competenze, conoscenze e cuore, poiché prendersi cura delle persone più fragili richiede, oltre alla preparazione tecnica, una profonda capacità umana».

Immagine in apertura foto LaPresse

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