Cultura

Welfare: Confservizi non firma protocollo del Cdm

La decisione della Confederazione delle aziende di servizio pubblico locale e' stata resa nota dal presidente Raffaele Morese

di Redazione

Confservizi non firmera’ il Protocollo del 23 luglio scorso sul welfare presentato dal Governo alle parti sociali. La decisione della Confederazione delle aziende di servizio pubblico locale e’ stata comunicata oggi dal presidente Raffaele Morese in una lettere al presidente del Consiglio, Romano Prodi nella quale si esprime “rammarico” per questa decisione che restera’ in vigore “finche’ non verranno ripristinati corretti rapporti tra il Governo e Confservizi”. Nella lettera al Presidente del Consiglio, Morese ricorda che “non corrisponde allo spirito e alla lettera dell’Accordo del 23 luglio 1992 ne’ alla prassi piu’ che decennale, la decisione del Governo di estromettere Confservizi dal tavolo concertativo. Cio’ inibisce ogni nostra corresponsabilita’ sul Protocollo sottoposto alla valutazione delle parti sociali”.

Tuttavia, aggiunge Morese, “il senso di responsabilita’ di Confservizi e’ tale che il giudizio negativo sul metodo, non condiziona la valutazione obiettiva sul merito del Protocollo”, precisando che la Confederazione esprime “valutazioni critiche su alcuni punti ma nel complesso il giudizio e’ positivo”. Proprio per questo, “qualora non fosse ripristinata la nostra legittimita’ a partecipare al tavolo concertativo, agiremo in autonomia rispetto alle parti considerate insoddisfacenti, in tutte le sedi ove fosse possibile apportare modifiche”, conclude il presidente di Confservizi.

Sulla riforma degli enti previdenziali, non viene condivisa la cosiddetta clausola di salvaguardia: “Non e’ ammissibile ipotizzare che venga previsto un aumento del costo del lavoro qualora non si riuscisse a realizzare un intervento da cui dovrebbero derivare sia benefici economici sia miglioramenti nella funzionalita’ e trasparenza del sistema previdenziale italiano”. L’onerosita’ della risistemazione della previdenza, oltre alle soluzioni di merito, impone l’attenzione sulla gestione parlamentare dell’intera materia perche’ non vengano aggravati i costi dell’operazione e compromessi gli obiettivi. Per gli ammortizzatori sociali, la confederazione esprime soddisfazione per la mancata estensione a tutto il sistema produttivo dell’attuale Cassa integrazione guadagni dell’industria manifatturiera.

La progressiva estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i settori produttivi deve avvenire con modalita’ che tengano conto delle specificita’ settoriali e che prevedano oneri commisurati alle effettive necessita’ dei singoli settori. Sono percio’ da incentivare i fondi settoriali, aggiornando la disciplina gia’ in vigore (legge 23 dicembre 1996, n. 662). Si ricorda che presso il Ministero del Lavoro giace la richiesta di costituzione di un Fondo per il settore elettrico, inoltrata su richiesta congiunta delle organizzazioni di categoria datoriali (tra cui FederUtility, aderente a Confservizi) e dei lavoratori, secondo un impegno sottoscritto in sede di rinnovo del Ccnl elettrici 18 luglio 2006.

ulla riforma degli enti previdenziali, non viene condivisa la cosiddetta clausola di salvaguardia: “Non e’ ammissibile ipotizzare che venga previsto un aumento del costo del lavoro qualora non si riuscisse a realizzare un intervento da cui dovrebbero derivare sia benefici economici sia miglioramenti nella funzionalita’ e trasparenza del sistema previdenziale italiano”. L’onerosita’ della risistemazione della previdenza, oltre alle soluzioni di merito, impone l’attenzione sulla gestione parlamentare dell’intera materia perche’ non vengano aggravati i costi dell’operazione e compromessi gli obiettivi. Per gli ammortizzatori sociali, la confederazione esprime soddisfazione per la mancata estensione a tutto il sistema produttivo dell’attuale Cassa integrazione guadagni dell’industria manifatturiera.

La progressiva estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i settori produttivi deve avvenire con modalita’ che tengano conto delle specificita’ settoriali e che prevedano oneri commisurati alle effettive necessita’ dei singoli settori. Sono percio’ da incentivare i fondi settoriali, aggiornando la disciplina gia’ in vigore (legge 23 dicembre 1996, n. 662). Si ricorda che presso il Ministero del Lavoro giace la richiesta di costituzione di un Fondo per il settore elettrico, inoltrata su richiesta congiunta delle organizzazioni di categoria datoriali (tra cui FederUtility, aderente a Confservizi) e dei lavoratori, secondo un impegno sottoscritto in sede di rinnovo del Ccnl elettrici 18 luglio 2006.

Per le misure sull’apprendistato, Confservizi apprezza l’iniziativa governativa tendente a definire standard nazionali dei profili e dei percorsi formativi. “Oltre alla confusione derivante da normative differenti, vanno segnalate numerose lacune derivanti dal mancato coinvolgimento delle rappresentanze delle aziende dei servizi pubblici locali, per cui i profili regionali si presentano spesso lacunosi anche per mestieri importanti e diffusi”. Sul contratto a termine e altre tipologie di rapporto, l’organizzazione condivide il fatto che “si voglia dare attuazione all’accordo quadro sottoscritto da Ces, Unice e Ceep, essendo quest’ultima la Confederazione europea cui Confservizi aderisce e di cui e’ la principale struttura italiana”.

Piu’ in generale concorda con l’idea di superare quelle forme che, alla prova dei fatti, si sono rivelate marginali e di puntare allo sviluppo degli istituti di maggiore utilita’, come il lavoro a termine, il part-time, l’apprendistato e le forme di inserimento dei giovani e di reinserimento degli anziani. E’ pero’ indispensabile che queste forme siano rese concretamente disponibili nelle realta’ aziendali: per fare cio’, altre a migliorare la disciplina di legge, occorre che il sindacato, una volta sottoscritto il Protocollo, agisca coerentemente nel suo ruolo di interlocutore e controparte, sia nella contrattazione collettiva nazionale che in azienda. Si conclude con le misure sulla competitivita’ dove Confservizi valuta positivamente gli interventi ipotizzati dal Governo in materia di decontribuzione e ritiene equilibrata la proposta in materia di tassazione del lavoro straordinario. Uno sforzo particolare dovra’ essere fatto anche sul piano culturale, per migliorare la qualita’ della contrattazione di secondo livello in materia di produttivita’.

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