Politica

Welfare community, made in Lombardia

La regione come laboratorio per un inedito mix tra pubblico e privato. Dove il privato sociale ha un ruolo decisivo e dominante. Intervista a Roberto Formigoni.

di Carmen Morrone

Lombardia come laboratorio del Terzo settore. Roberto Formigoni, per quanto affaccendato nelle complesse manovre pre campagna elettorale (anche in Lombardia si voterà in aprile), non rinuncia ad immaginare il domani. Lo ha fatto parlando in università Cattolica alla Conferenza programmatica dedicata al futuro welfare regionale, incontro promosso dall?assessorato ai Servizi sociali guidato da Giancarlo Abelli. Al centro del suo intervento, il ruolo strategico del non profit. Vita gli ha chiesto di tornare sulle proposte lanciate. Vita: Lei ha lanciato l?idea di un modello di Welfare Community, di cosa si tratta? Roberto Formigoni: è l?idea nuova e al tempo stesso antica di una comunità di persone e di organizzazioni pubbliche e private che insieme orientano i propri sforzi per la costruzione di un benessere che non è più elargizione o beneficenza degli enti pubblici. Nasce da questa spinta ideale, prima ancora che politica, l?idea di sussidiarietà, che sta alla base di tutti i nostri interventi. Ciò significa promuovere le organizzazioni del privato sociale come soggetti centrali non solo dei servizi di welfare, ma più in generale di una organica strategia di rilancio dello sviluppo e della competitività del sistema lombardo. Da questo punto di vista credo che il Terzo settore non sia tale, perché viene dopo Stato e Mercato, ma che sia una delle soggettività sociali economiche e culturali in cui la comunità civile si articola. Vita: Secondo lei il Terzo settore in Lombardia è pronto a questo compito? Formigoni: Il mondo del non profit deve raggiungere una maggiore capacità di programmazione e di progettazione, ponendosi come interlocutore paritetico nei confronti del governo regionale. Solo così potremo costruire una vera welfare community. Questa maturazione, in corso da alcuni anni, deve trovare una propria compiutezza alla luce anche delle nuove responsabilità che al privato sociale sono affidate. Il Terzo settore è chiamato a confrontarsi con l?esigenza di coniugare lo spirito solidarista con una capacità manageriale e gestionale. Per poter esprimere una soggettività compiuta deve infatti avere come orizzonte il raggiungimento di una almeno relativa autonomia economico finanziaria. La formazione e l?attenzione al capitale umano sono quindi strategici anche per il privato sociale, che ha bisogno di un management di alto profilo per affrontare nuove sfide. Vita: Come quella di andare oltre l?ambito sociosanitario in cui per tradizione e storia il privato sociale è confinato? Formigoni: Esattamente. Il non profit può e deve divenire sempre più strategico per la competitività e lo sviluppo economico. è un ragionamento relativamente nuovo per il nostro Paese, è vero, ma credo che possa trovare in Lombardia un importante laboratorio, aprendo nuove grandi possibilità di sviluppo condiviso. Dai distretti culturali agli interventi di sostegno allo sviluppo a Silicon Valley, dalle fondazioni di sviluppo comunitario del Nord America ai parchi scientifici e tecnologici, abbiamo una serie di indicazioni interessanti su come il non profit possa essere un vettore di crescita di sistema non solo per le aree depresse, ma anche nell?accompagnare il rilancio di aree economicamente avanzate. Anche per questo è importante che giunga celermente a compimento il percorso per dar vita ad una legge sull?impresa sociale, che apra anche su questo terreno nuovi e ampi spazi. Il caso delle fondazioni comunitarie create dalla Cariplo, specializzate nel finanziamento in loco di attività per lo sviluppo locale, sono un esempio significativo e di successo in questa direzione. Vita: La Regione Lombardia nell?ottica della sussidiarietà orizzontale ha puntato molto sui voucher. Un primo bilancio? Formigoni: Abbiamo scelto la strada dei voucher come link tra libertà di scelta e rafforzamento del Terzo settore: in questa relazione passa infatti la possibilità di espressione di tutte le reti informali, le famiglie, le aggregazioni sociali in rapporto al Terzo settore. Decisivo su questa strada è il percorso di programmazione che stiamo conducendo insieme all?Anci per gestire la transizione verso la gestione associata dei servizi a livello distrettuale. In questo senso il Piano sociosanitario regionale prevede che il 70% delle risorse destinate ai Comuni venga indirizzato al finanziamento dei buoni sociali e ai voucher. Vita: La riforma federale interesserà anche il settore fiscale. Come la Regione Lombardia pensa di sfruttare questa possibilità? Formigoni: A primavera dovrebbe aprirsi definitivamente la strada del federalismo fiscale che permetterà di gestire con maggiore efficacia anche quelle competenze, come l?assistenza, che sono devolute alle Regioni. Questo dovrebbe generare la possibilità di maggiori risorse e maggiori poteri di intervento proprio sulla leva fiscale. Ci sono diversi modi per avvicinarci alla sussidiarietà fiscale (ad esempio la possibilità di diminuire l?Irpef per categorie particolari come anziani, disabili e le famiglie o a detrazioni per chi ha bisogno di assistenza). Questa prospettiva è sicuramente una strada ancora più diretta di quella già percorsa dal sistema dei buoni. Dal punto di vista culturale il modello delle detrazioni fiscali è infatti il modo più avanzato di interpretare la sussidiarietà: da un lato non richiede l?intermediazione pubblica, e soprattutto sposta l?asse della responsabilità sulla libertà delle famiglie.


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