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Welfare, alla sostenibilità del sistema servono 176 miliardi in più entro il 2030

Presentato al Welfare Italia Forum il Rapporto 2024 del Think Thank che individua nella prevenzione la leva fondamentale come opportunità per creare valore, infatti, un euro investito in essa genera un ritorno di 14 euro nella filiera socio-assistenziale del Paese. Tuttavia su di essa viene destinato solo l’8% della spesa sanitaria pubblica

di Antonietta Nembri

«Un pilastro del nostro modello sociale, oltre che un tratto essenziale della stessa cittadinanza», sono queste le parole che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha utilizzato per definire il sistema di Welfare del nostro Paese. Il messaggio del Capo dello Stato ha aperto, martedì 15 ottobre, alle Corsie Sistine di Santo Spirito in Sassia a Roma, il Forum Forum “Welfare, Italia” dal titolo  “Quali opportunità per creare valore nel sistema di Welfare”.

L’evento è stata l’occasione per presentare il Rapporto 2024 del Think Tank “Welfare,  Italia” supportato da Unipol Gruppo con la collaborazione di The European House – Ambrosetti (Teha), e  con il sostegno di un comitato scientifico composto da Veronica De Romanis, Giuseppe Curigliano, Giuseppe  Guzzetti e Stefano Scarpetta. 

Carlo Cimbri, presidente Unipol Gruppo tra i partecipanti all’evento – foto da ufficio stampa

Tra i temi affrontati nel corso del dibattito, ricorda una nota, si possono annoverare: il ruolo trasversale della prevenzione per rispondere alle sfide evolutive del sistema di welfare in quanto  elemento capace di ridurre i costi sistemici, la sostenibilità di medio-lungo termine del sistema e il ruolo del privato e degli investimenti sociali.
Da oltre un decennio, infatti, il Think Tank “Welfare, Italia” si propone come luogo di analisi, studio e riflessione sui temi del welfare, aperto al confronto tra i principali  stakeholder: decisori, esponenti governativi nazionali e locali, parti sociali,  casse e fondi previdenza e assistenza, rappresentanti di imprese e dei lavoratori, università e Terzo settore. 

Bisogni in crescita

Il sistema di welfare italiano, continua la nota, è chiamato a rispondere ai crescenti bisogni di protezione all’interno di un  sistema economico con pochi margini di spazio fiscale, in quanto inevitabilmente condizionato da un quadro  di finanza pubblica complesso e dalle nuove regole della governance economica europea (nuove  clausole del Patto di Stabilità e Crescita). Anche se in progressivo miglioramento, il quadro di finanza pubblica  resta uno dei più complessi a livello europeo. La correzione di bilancio per l’Italia, è emerso nel corso della presentazione, è quantificabile in circa 13 miliardi di euro/l’anno per i prossimi sette anni.  

Necessario reperire 176 mld entro il 2030

Se a questa correzione si aggiungono gli incrementi della spesa previsti nelle diverse voci di welfare, entro il  2030 sarà necessario reperire 176 miliardi di euro addizionali per garantire la sostenibilità del sistema di  welfare e del Paese. Inoltre, dalle dinamiche tendenziali e congiunturali delle componenti del welfare emerge  come l’Italia risulti il primo Paese tra i Big-4 europei per incidenza della spesa in previdenza sul Pil (16,2% vs 12,3%).
Al contrario, l’Italia si trova ultima sia con riferimento al valore dell’istruzione (che incide solo per  il 4,1% del Pil italiano, rispetto ad una media dell’Eurozona pari a 4,6%) che a quello delle politiche sociali (5,7% del Pil, contro una media dell’Eurozona pari a 7,3%) e penultima con riferimento alla sanità (7,1% del Pil, contro una media del 7,9%).  

Come spendiamo 

Secondo le stime del Think Tank, in Italia il welfare (inteso come Sanità, Politiche Sociali, Previdenza e  Istruzione) rappresenta nel 2023 la principale voce di spesa pubblica con 662,7 miliardi di euro (circa il 57,9%  della spesa pubblica). La spesa previdenziale assorbe la metà delle risorse, ovvero il 50,9% della spesa sociale  totale, a seguire, la spesa sanitaria (20,9%), quella in politiche sociali (16,1%) e la spesa in istruzione (12,1%).  Per il 2030 si prevedono risorse aggiuntive così ripartite: 60,6 miliardi di spesa previdenziale, 19,8 miliardi di spesa sanitaria, 6,8 miliardi di spesa per le politiche sociali, 7,6 miliardi di spesa in istruzione

Investire in prevenzione conviene

La prevenzione, è stato sottolineato, rappresenta uno strumento per contrastare la dinamica crescente dei costi di welfare e  stimolare la crescita economica: un euro investito in essa, infatti, genera a sua volta un ritorno di 14 euro sull’intera filiera socio-assistenziale del Paese.  

Attraverso un’inedita ri-classificazione delle voci di spesa del welfare, Teha ha evidenziato come la spesa in  welfare in Italia risulti troppo sbilanciata sulla “gestione del presente” con una quota complessiva sulla spesa  totale del 78,9%, un valore 6,1 punti percentuali più alto rispetto alla media europea del 72,8%, e superiore  rispetto alla quota della Francia (76,4%) e della Germania (75,4%).
Di contro, la spesa dedicata alla  “costruzione del futuro”, ovvero gli investimenti rivolti alle nuove generazioni e alla prevenzione pesano  solo per il 21,1% sulla spesa totale, un valore inferiore di 6,1 punti percentuali rispetto alla media  europea del 27,2% e più basso rispetto alla quota dedicata a queste voci di spesa da Francia (23,6%) e  Germania (24,6%). In termini assoluti, la Francia spende 150 miliardi di euro in più rispetto all’Italia mentre  la Germania 279 miliardi di euro.  

Insomma, viene ribadito, che la prevenzione rappresenta una leva fondamentale per invertire questa  tendenza, soprattutto alla luce dei suoi importanti ritorni economici: infatti, 1 euro investito in prevenzione  genera a sua volta un ritorno di 14 euro sull’intera filiera socio-assistenziale del Paese.  

Il Think Tank “Welfare, Italia” ha quantificato la filiera estesa del welfare composta da oltre 425mila enti e oltre 4,3 milioni di lavoratori per un valore della produzione che  supera i 200 miliardi di euro  

L’ecosistema-welfare

All’interno del Rapporto 2024 del Think Tank “Welfare, Italia”, è stata elaborata una ricerca originale che si  pone l’obiettivo di identificare “l’ecosistema-welfare”, quantificandone la struttura e i numeri chiave. Nello  specifico, la ricerca si pone l’obiettivo di identificare e mappare l’“ecosistema welfare” del Paese, qualificandone la struttura e i numeri chiave.  

Tale attività, spiega la nota, ha previsto, in primo luogo, l’identificazione della filiera sottostante a ciascun pilastro del welfare. Ampliando la prospettiva in ottica di “filiera allargata”, si possono segnalare: enti che regolano (ministeri e  amministrazioni centrali e locali); enti che gestiscono ed erogano risorse (rappresentati da istituti assicurativi  e bancari, nonché da casse, associazioni e fondi); strutture che erogano servizi (come strutture ospedaliere,  case di comunità, istituti educativi e formativi, e agenzie per il lavoro); e professionisti che erogano  prestazioni (tra cui i professionisti sanitari, il corpo docente, gli assistenti sociali, i dipendenti delle pubbliche  amministrazioni e delle imprese).  

Il passaggio successivo è stata l’identificazione delle attività economiche corrispondenti, attraverso l’associazione a 97 codici Ateco a 6 cifre, l’analisi della documentazione pubblica relativa ai principali enti e organismi attivi nei settori del  welfare e, infine, la qualificazione dei numeri chiave della “filiera allargata” in termini di enti pubblici e  privati, risultati economici e occupazionali.

Dalle analisi è quindi emerso come la filiera del welfare italiano coinvolga oltre 425mila enti pubblici e privati (profit e non profit) e l’erogazione di queste prestazioni è assicurata  dall’apporto di 4,3 milioni di lavoratori, a cui si sommano gli oltre 4,6 milioni di persone che forniscono attività volontaristica nell’ambito del Terzo settore. Infine, l’impatto generato dalle attività svolte da questi  enti e professionisti è quantificabile in 206 miliardi di euro in termini di valore della produzione delle attività  legate al welfare. 

L’Italia è chiamata a reclutare tra  250mila e 440mila tra infermieri, medici e docenti per allinearsi ai benchmark e da formare alla luce delle  dinamiche demografiche e dell’evoluzione tecnologica e digitale. Quello delle competenze rappresenta un  tema cruciale per lo sviluppo e la sostenibilità del sistema: a tal proposito, sono ancora diversi i gap che il Paese è chiamato a colmare. 

Con riferimento, per esempio, all’inclusione formativa, nel 2023 il 10,5% dei giovani italiani tra i 18 e 24 anni  ha ottenuto al massimo la licenza media e non ha seguito percorsi formativi di livello superiore. Per quanto riguarda invece la disponibilità di competenze avanzate, nel 2023 solo il 19,2% della  popolazione italiana nella fascia 15-64 anni deteneva un titolo di studio terziario, il secondo valore più basso nell’Ue e inferiore di 11,7 punti percentuali rispetto alla media europea. Occorre affrontare inoltre gli impatti dello skills mismatch (ovvero disallineamento tra le competenze offerte dai lavoratori e quelle  richieste dalle imprese): in media, infatti, il 45% delle entrate di lavoratori previste dalle imprese, pari a 2,5  milioni di lavoratori, sono di difficile reperimento con un costo di 43,9 miliardi di euro per il Paese.  

Nel rapporto si sottolinea quindi che «l’incessante evoluzione tecnologica, accelerata dall’introduzione dell’Intelligenza artificiale, è destinata a  determinare inevitabilmente una riconfigurazione dello scenario delle professioni e una carenza di  adeguate competenze tra i lavoratori. Alla luce di ciò, gli investimenti in formazione, rappresentano una  leva strategica fondamentale per prevenire gli effetti disruptive determinati dall’innovazione tecnologica».  

La divisione tra Nord, Centro e Sud è aumentata  

Nel Welfare Italia Index 2024, l’amministrazione territoriale con il punteggio più elevato è la P.A. di Trento  (79,7 punti), seguita dall’Emilia Romagna (79,5 punti) e dalla P.A. di Bolzano (78,5 punti). Dal lato opposto  del ranking, si posizionano la Basilicata (59,5 punti), la Campania (58,6 punti) e la Calabria (56,1 punti). 
L’edizione 2024, rispetto ai dati 2023, segnala una costante polarizzazione nella capacità di risposta del  sistema di welfare delle Regioni italiane. Il divario tra Regione best e worst è infatti pari a 23,6 punti (in  aumento di 0,7 punti rispetto all’edizione precedente).  

Le 3 priorità dazione per il sistema di welfare italiano

Per il Think Tank “Welfare, Italia” per sostenere l’evoluzione del sistema di welfare occorre:

1. Promuovere il contributo della Long-Term Care 

La proposta del Think Tank “Welfare, Italia” è quella di introdurre una normativa nell’ambito della Long Term Care, che la renda di tipo mutualistico collegata ai Fondi pensione o anche ai fondi di sanità integrativa  attraverso tre elementi specifici: l’introduzione di una polizza di base obbligatoria di Ltc;  la previsione di agevolazioni più ampie di quelle attualmente riconosciute ai fini IRPEF a chi stipula  un contratto di assicurazione LTC (al momento limitate al 19% dei premi sostenuti nei limiti di  1.291,14 euro annui); l’introduzione di schemi di incentivazione per le imprese che contribuiscono alla diffusione dello  strumento.

2. Lanciare un piano di sviluppo delle competenze del welfare 

La proposta è quella di realizzare un Piano strategico di sviluppo delle competenze del welfare, coinvolgendo le istituzioni nazionali e internazionali oltre che i diversi stakeholder provenienti dal  mondo delle imprese e della società civile, che focalizzi il cambiamento indotto dall’evoluzione demografica  e tecnologica e includa: l’analisi dei fabbisogni attuali e prospettici delle professioni; l’identificazione dei percorsi formativi necessari per le nuove competenze, coinvolgendo sia le  istituzioni educative pubbliche (scuole superiori, ITS, università, ecc.) sia l’offerta dei soggetti  formativi privati (centri di formazione, ecc.); e l’introduzione di specifici schemi di incentivazione, sul modello dei Conti individuali di apprendimento, nonché su innovativi modelli  di finanziamento

3. Creare un punto di accesso unico digitale per i servizi di welfare come obiettivo di digitalizzazione  del Paese 

Viene proposta la creazione di un punto di accesso unico  digitale per i servizi di welfare – integrato nell’attuale ecosistema di servizi e piattaforme pubbliche digitali  (App IO, It Wallet, ecc.) – che consenta ai cittadini di consultare attivamente tutti i servizi di welfare: nell’ambito della formazione; in quello sanitario; nell’ambito delle politiche sociali  e in quello della previdenza (es. consultazione della posizione previdenziale pubblica, consultazione  e modifica della posizione privata, ecc.).

In apertura foto Sintesi

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