Mondo

Washington Post: torture autorizzate dal Pentagono

Un anno fa Rumsfeld autorizzò tecniche di "assalto sensoriale ai combattenti illegali'': freddo e calore proibitivi, musica ad alto volume, luci abbaglianti e nudità. Oltre alle botte.

di Paolo Manzo

Nell’aprile del 2003 i vertici del Pentagono, forse addirittura il segretario, Donald Rumsfeld, e del dipartimento della giustizia Usa autorizzarono l’introduzione di una lista di 20 tecniche aggressive per condurre gli interrogatori dei detenuti di Guantanamo, tecniche basate sull’assalto sensoriale dei ”combattenti illegali”, sottoposti a condizioni proibitive di freddo, calore, musica ad alto volume e luci abbaglianti, nudita’. Per poter procedere con questi sistemi, autorizzati poco dopo anche per i detenuti ”di alto valore” in Iraq, gli interroganti dovevano dimostrare che il trattamento aveva ”una giustificazione militare” e doveva essere ”monitorato in modo appropriato da medici”, secondo quanto si legge su un documento fatto trapelare oggi dal Washington Post, la priva prova del coinvolgimento politico delle autorita’ americane nelle sevizie dei detenuti. ”Volevamo trovare un modo legale per introdurre questo tipo di pressioni. Volevamo un po’ piu’ di liberta’ di quella concessa nelle prigioni americane, ma non la tortura” -ha spiegato un giurista che ha contribuito alla stesura del documento, frutto di un dibattito durato tre mesi sollecitato da una precisa richiesta, alla fine del 2002, da parte del generale Geoffrey Miller, allora responsabile dei detenuti di Guantanamo. ”Volevamo chiarire in quali circostanze potevamo mettere i detenuti in una situazione non confortevole, sottoporli a un po’ di stress” -ha spiegato un altro giurista coinvolto nel dibattito, denunciando come ”i politici del Pentagono erano orientati a introdurre tecniche aggressive”.


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