Un doppio intervento del segretario del Pd su un tema quanto mai importante, lo stato di salute della democrazia. Domenica, intrevistato da Aldo Cazzullo per Il Corriere, Veltroni dice: «Se non ci sarà sufficiente controreazione rischiamo di veder realizzarsi anche in Italia il modello Putin. (…) Una democrazia sostanzialmente svuotata, una struttura di organizzazione del potere che rischia di apparire autoritaria».
Oggi, con una lettera al direttore Paolo Mieli, Veltroni ritorna sul ragionamento fatto nell’intervista per controbattere all’editoriale di Pierluigi Battista che sul Corrire lo accusa di una “vecchia narrazione”. Scrive il segretario del Pd: «Caro direttore, nel suo editoriale di ieri Pierluigi Battista descrive la preoccupazione e l’allarme che avevo manifestato nell’intervista al Corriere della Sera di domenica come una «vecchia narrazione», come la ripresa di uno scontro muro contro muro in cui viene messa in forse la legittimità democratica dell’avversario. Credo che questa analisi non sia corretta, per due motivi che proverò a spiegare. (…) A proposito di narrazione, quando Berlusconi dopo essersi dichiarato disposto al confronto sulle riforme strappa la tela di ogni possibile convergenza e riprende come sempre ad aggredire ed insultare i suoi avversari non ripropone, questa sì, la narrazione antica di cui gli italiani si sono stancati?
(…) Non ho interesse, e non ne ho nemmeno la presunzione, ad ascrivere nessuno nella categoria dei «nemici ontologici» della democrazia. A preoccuparmi sono quegli stessi fenomeni di fondo che attraversano le società occidentali e che ovunque richiamano l’attenzione di tanti commentatori e uomini politici. Basti pensare a come in Francia una rivista cattolica del prestigio di Esprit abbia dedicato un intero numero agli attuali rischi di «regressione democratica », alla possibile fine della democrazia come la conosciamo in Occidente».
Fin qui Veltroni, preoccupato, giustamente del malessere palese della nostra democrazia. Il problema è quando Veltroni indica come causa del malessere della nostra democrazia Berlusconi, quando invece Berlusconi e lo stesso Veltroni ne sono l’effetto. Le causa dello svuotamento della vita democratica del nostro Paese sono ben più profonde, ben più preoccupanti. Di queste cause sarebbe opportuno parlare e discutere. Del disastro della politica che dal 2006 si è arroccata dentro il Parlamento impedendoci persino di scegliere chi votare, del disastro di una politica che non concepisce neppure più un dialogo di sostanza con la società civile, del suo tentativo patetico di trascinare il popolo o ciò che ne resta in scontri finalizzati solo a millimetriche e mai decisive battagliucce di potere. Di questi temi Veltroni dovrebbe parlare uscendo dai loft e riallacciando quanche rapporto con la realtà che sta davvero altrove.
Per chi fosse interessato a ciò che penso e avesse mezz’ora propongo la riflessione sul tema fatta da me in occasione del Congresso di studi Acli a Perugia lo scorso 11 settembre.
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