Famiglia

Vuoi risparmiare? Allora divorzia

Una volta “mettere su famiglia” era sinonimo di stabilità e solidità. Ma le cose sono molto cambiate. «Oggi in Italia se ti separi hai più vantaggi: casa, asilo nido, refezione scolastica, meno tasse sulla prima casa, assegni di mantenimento», sottolinea Gianluigi De Palo, presidente del Forum famiglie commentando i dati Censis

di Lorenzo Maria Alvaro

1,2 milioni di libere unioni (+108%), con un decollo verticale di quelle tra celibi e nubili (+155,3%) e delle famiglie ricostituite non coniugate (+66,1%), mentre nello stesso arco di tempo diminuiscono le coppie coniugate (-3,2%) e più ancora quelle coniugate con figli (-7,9%). Sono i dati divulgati dal Censis che certificano la crisi profonda del matrimonio.

Ma non si tratta di scelte etiche o ideali. Il motivo è banale: i soldi. «Oggi in Italia se ti sposi sei uno scemo», commenta amaro il presidente del Forum famiglie Gianluigi De Palo intervistato da Vita.it


Presidente, cosa significano questi numeri?
Significano innanzitutto che bisognerebbe domandarsi se oggi in Italia ha ancora senso sposarsi. Perché non conviene. Oggi al contrario conviene, da un punto di vista economico, separarsi. Dobbiamo avere il coraggio di dire che, oggi, in Italia chi si sposa e mette al mondo un figlio viene abbandonato dalle istituzioni.

Addirittura abbandonato?
Mi arrivano tantissime mail in cui le persone mi chiedono di farmi promotore di una grande campagna per la separazione di massa. Io continuano a rispondere che non posso e non voglio farlo, perché si tratta di un escamotage illegale, una truffa allo Stato. Ma tantissime persone si sta già separando apposta per risparmiare.

È così marcata la differenza tra matrimonio e altre unioni?
Lei è sposato e ha figli?

Si, una bimba di 10 mesi…
Bene, è proprio il caso modello. Si immagini di separarsi da sua moglie. Automaticamente sua figlia non avrà problemi ad accedere all’asilo perché sua moglie figurerebbe come ragazza madre. Lo stesso varrebbe per la graduatoria delle mense scolastiche e delle case popolari. Addirittura potrebbe risparmiare le tasse sugli assegni di mantenimento che formalmente girerebbe a sua moglie. Nel caso avesse due immobili smetterebbe di pagare l’Imu sulla seconda casa. Al contrario se lei è sposato, in un Paese a natalità zero, e mette al mondo un figlio, diventa povero. A me non sembra normale.

Eppure voi ritenete il matrimonio ancora fondamentale per la società…
Certo, non è che possiamo trattare il matrimonio in questo modo e poi lamentarci per il calo demografico. Un dato che conoscono tutti, anche se si fa finta di non vederlo, è che ci sono più figli dove c’è una coppia sposata. I due temi sono strettamente legati. Basti pensare che nel 1963 ci fu il boom dei matrimoni e nel 1964 ci fu il boom dei nuovi nati. Insomma dove c’è un matrimonio ci sono più figli.

Dunque la centralità del matrimonio si deve al suo essere la risposta al problema demografico?
Non solo. Noi non ce ne rendiamo conto, ma i Paesi anglosassoni, che hanno affrontato il fenomeno della liquidità nei rapporti affettivi prima di noi, hanno scoperto quanto sia costoso. La famiglia genera figli ma fa anche risparmiare lo Stato. E questo, tra 10 anni, se non facciamo nulla, sarà anche per noi un costo sociale enorme. Non ci rendiamo conto che questi dati non sono astratti ma hanno ricaduta concreta durissima. Per essere chiari: la coesione sociale prodotta da un matrimonio non la garantisce nessuna altra unione. Più i legami sono fragili più producono costi.

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