Mondo

Voto al coltan

Il grande paese va alle urne. Reduce da una guerra che ha fatto 4 milioni di morti, originata anche dalla lotta per le grandi risorse minerarie. Tra cui l’“oro nero” dell’elettronica

di Padre Giulio Albanese

E’ triste doverlo ammettere ma è probabile che mamma e papà, senza saperlo, abbiano contribuito a procrastinare nel tempo la guerra che ha dilaniato in questi anni la Repubblica democratica del Congo. Per carità, non è colpa loro se nessuno li ha informati del rischio quando, sotto le feste, acquistavano con disinvoltura certe diavolerie elettroniche come i cellulari della ?next generation?, videocamere o PlayStation… Eppure parte di quei soldi, per vie traverse e strani rivolgimenti della storia, sono finiti nelle tasche dei famigerati ?signori della guerra? dai nomi altisonanti come ?Nkunda? o ?Mutebusi?. Naturalmente, stiamo parlando di ?signori? per modo di dire, con la ?s? minuscola, la stessa di ?scellerati? e ?sanguinari? se si considera che, a differenza di certi personaggi dei videogiochi, non sono pupazzi digitali avendo davvero ammazzato uno stuolo d?innocenti. E non da soli, ma con l?ausilio di legioni di ?bambini soldato? i quali – per ironia della sorte, guarda un po? – hanno proprio la stessa età del pargolo di cui sopra, quello di mamma e papà.

Dentro quelle macchinette elettroniche c?è il derivato di un materiale che ha l?aspetto di sabbia nera con qualche debole scintilla di luce, come se fosse quarzo. Si chiama coltan ed è una lega naturale di columbio e tantalio. Dal punto di vista strettamente economico ha un?importanza strategica immensa se si considera che, una volta debitamente trattato, proprio il tantalio serve a ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione. Per esempio i condensatori al tantalio consentono un risparmio energetico e quindi una maggiore versatilità tecnologica. In questi anni, nei rapporti pubblicati dalle Nazioni Unite, il coltan è stato riconosciuto tra le cause del finanziamento della guerra congolese e non poche organizzazioni per la difesa dei diritti umani e la tutela di quelli ambientali hanno denunciato lo scandalo, dimostrando che i proventi della vendita del minerale, elargiti dalla sofisticata industria hi-tech, servivano a pagare armati d?ogni genere, ad acquistare armi e munizioni oltre a distruggere ettari ed ettari di foreste.
Sta di fatto che in Congo la guerra è stata combattuta innanzitutto per il controllo delle immense risorse minerarie del sottosuolo. Tutte ricchezze che, nolenti o volenti, sono poi finite sui mercati occidentali, di quei paesi cioè che hanno l?ardire d?impartire lezioni di democrazia all?universo mondo. Ecco perché è importante guardare all?imminente competizione elettorale congolese con grande rispetto, nella consapevolezza che le responsabilità sui disastri presenti e passati sono davvero condivise a 360 gradi.

È troppo facile scaricare le responsabilità sulle oligarchie locali quando da quelle parti la corruzione è stata alimentata impunemente dai fautori dello ?sviluppo insostenibile?. Dal 2 agosto del 1998 sono morte in Congo oltre 4milioni di persone, proprio negli anni d?oro delle tecnologie digitali. Certamente al ?primo mondo? non basta recitare un ?mea culpa? inviando osservatori indipendenti e affidando la sicurezza al più numeroso e costoso contingente di Caschi Blu del pianeta. La storia di questo paese richiama tutti a un maggior senso di responsabilità, nella consapevolezza che il benessere di pochi è costato – e costa tuttora – la vita a molti.

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